Aumento dei canoni demaniali: le sacrosante ragioni del no

Istituzioni

13/10/2017 - 20:16

Audizione alla Camera per UCINA Confindustria Nautica in tema di canoni demaniali. Il video, da non perdere, con l’intervento di Roberto Neglia

 

Secondo l’Osservatorio Nautico Nazionale, un solo porto turistico è in grado di creare 92 posti di lavoro tra diretti e indotto. Grazie al turismo nautico, la Nautica può vantare il più alto moltiplicatore del reddito e dell’occupazione di tutto il cluster marittimo, rispettivamente del 3,7 e 6,9, a fronte di una media del cluster del 2,6 e 2,8, come illustrato nell’ultimo Rapporto sull’Economia del mare del Censis (2015).

E se questi dati, pur eloquenti, non bastassero, ci sono tante altre motivazioni che dovrebbero spingere la politica e le istituzioni a rendere concreto il supporto alla nautica e a tutte le attività a essa connesse nel nostro Paese, inserendo come una delle priorità la risoluzione delle problematiche legate alla portualità. Motivazioni che sono state recentemente ribadite dalla delegazione di UCINA Confindustria Nautica che la scorsa settimana è stata ricevuta in audizione dalle Commissioni VI^ Finanze e X^ Attività Produttive della Camera dei Deputati, impegnate nell'esame dei progetti di legge per la revisione della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali a uso turistico-ricreativo.

Per tutelare l’operatività del settore, prostrato da lunghi anni di crisi e da una mancanza di condizioni di parità con gli altri operatori europei, sono state avanzate le proposte che qui ricordiamo:

- revisione della quantificazione dei canoni, che non corrispondono all’effettiva redditività delle concessioni e non possono essere rapportati al calcolo sulla base dell'Osservatorio Mercato Immobiliare (OMI);
- valorizzazione dei canoni in relazione agli investimenti messi in campo dai privati e ai vantaggi che derivano allo Stato dalla realizzazione delle opere;

Per quanto riguarda le gare, vi dovrebbe far ricorso solo in caso di affidamento del solo servizio di gestione (da parte di esse, di una darsena pubblica) e in questo caso con:

- l’introduzione di un regime transitorio in vista dell’entrata in vigore di nuove procedure;
- il riconoscimento della professionalità degli operatori in sede di gara;
- la previsione di un indennizzo per il concessionario uscente, garantito da idonea fidejussione e pari al valore commerciale dell’azienda e determinato con riguardo all’avviamento commerciale;
- l’individuazione di un numero massimo di concessioni di cui un soggetto economico possa essere titolare in una stessa o Regione (per evitare forme di accaparramento);
- la facoltà di rinegoziazione del titolo concessorio, con esclusione di procedure concorrenziali, per l’esecuzione di investimenti
.

Soprattutto, per la realizzazione d’infrastrutture della portualità turistica, non trattandosi della scelta di un gestore di un bene pubblico, ma di un investimento di un privato, le gare devono essere escluse perché siamo al di fuori della Direttiva servizi (meglio nota come Bolkestein). Così come accade in Nord Europa, Spagna e Portogallo.

Tutto ciò si ritrova nell’intervento dell’Avv. Roberto Neglia, responsabile dei rapporti istituzionali di UCINA Confindustria Nautica, che nell’audizione in questione è riuscito a sintetizzare con estrema chiarezza lo stato dell’arte della nautica e del turismo nautico in Italia, articolando in maniera efficace gli eventuali effetti negativi di un indiscriminato aumento dei canoni. Un intervento pienamente condiviso da PressMare la cui registrazione video è allegata a questo post.

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