Vittorio Blengini, Direttore Vendite Superyacht Division & Custom Yacht di Ferretti Group

Vittorio Blengini, Direttore Vendite Superyacht Division & Custom Yacht di Ferretti Group

La vela è centrale per Wally, intervista a Vittorio Blengini

Editoriale

19/12/2025 - 07:39

Wally ritorna al centro del mondo velico con una forza rinnovata, una gamma in evoluzione e una visione tecnica che rimane fedele al DNA del brand: innovazione radicale, estetica pura e facilità di utilizzo. Nel pieno del suo nuovo corso all’interno del Gruppo Ferretti, Wally conferma non solo la continuità con la sua tradizione, ma anche la volontà di spingersi ancora oltre, entrando con decisione nel mondo delle regate con il progetto wallyrocket e rilanciando la sua presenza nella vela custom di alto livello.

Ne abbiamo parlato con Vittorio Blengini, Direttore Vendite Superyacht Division& Custom Yacht di Ferretti Group, velista prima ancora che manager, per capire come si stia muovendo oggi Wally tra design, tecnologia e nuove generazioni di armatori.

PressMare - Vittorio Blengini, qual è stata la sua formazione e qual è il suo rapporto con la nautica?

Vittorio Blengini - Nasco a Torino, ma da ragazzo mi trasferisco a Viareggio e lì nasce il colpo di fulmine per il mare. Comincio a veleggiare a 14 anni, faccio regate in 470 e poi frequento il Centro Velico Caprera, Questo mi porta a conoscere e vivere anche barche più grandi. Inizio gli studi di Ingegneria Nautica a La Spezia e grazie a uno stage, ancora studente, entro a 22 anni come project manager nell’unico cantiere esistente in Italia per la costruzione di superyacht a vela. Da lì divento coordinatore dell’allestimento velico a bordo, dallo stepping dell’albero alle prove in mare fino al commissioning, la completa messa in servizio. Inizio quindi a navigare e regatare sui superyacht negli eventi dedicati, come la St. Barth Bucket. Questa prima esperienza dura complessivamente 13 anni di cui 4 come Project Manager ed i successivi come Sales Manager.

Poi un passaggio in Riva, segue un intervallo di tre anni e mezzo come Direttore Commerciale presso un altro importante cantiere di superyacht e da circa un anno sono rientrato in Ferretti Group nel ruolo che avete citato.

PM - Mi pare di capire che alla base non ci sia solo un percorso professionale, ma una passione personale molto forte.

VB - Assolutamente sì. Oggi il tempo per navigare non è molto, ma l’anima resta quella del velista puro. La vela è una passione prima ancora che un lavoro.

wallywind110 ph. Davide De Martis

PM - Wally è l’unico brand a vela del gruppo Ferretti. Qual è il valore aggiunto che porta all’interno del gruppo e come si colloca rispetto agli altri marchi?

VB - Wally è un brand a sé all’interno del gruppo, con una Business Unit dedicata, così come avviene anche per gli altri marchi. La vela resta l’anima del brand, è una radice forte e riconoscibile.Oggi Wally ha due anime principali: i tender, i power e gli WHY– che seguono le tendenze di mercato, privilegiando facilità d’uso e versatilità – e la vela pura, che rimane invece orientata a un pubblico di veri appassionati, soprattutto nel full custom e nel racing, dove vogliamo mantenere la nostra quota di mercato. In passato Wally ha sviluppato alcune serie, ma sempre con un’impronta molto armatoriale: ogni barca era diversa, interpretava una visione. Wally di oggi segue le stesse linee guida, reinterpretate però con le tecnologie contemporanee.
Più recentemente abbiamo separato i due percorsi: da un lato i modelli performance-cruiser, dall’altro il segmento racing puro, dove con wallyrocket abbiamo creato qualcosa che mancava, perché la Wally Class del passato – soprattutto i WallyCento – pur essendo apprezzatissimi in regata, sono di fatto yacht ibridi, nati per navigare a 360°.

PM - Il claim di Wally è “20 years ahead”. Quali sono le linee di sviluppo per i prossimi anni?

VB - Stiamo continuando ad investire in ricerca e sviluppo, con un’attenzione costante alle tecnologie disponibili oggi e a come possano essere applicate nel mondo della vela. L’obiettivo rimane quello di sempre: l’easy-sailing. L’esperienza a bordo deve essere il più possibile user friendly, soprattutto per un armatore che desidera timonare il proprio yacht. Per questo continuiamo a lavorare sulla gestione delle manovre, sulla sicurezza degli ospiti – un tema fondamentale nell’organizzazione del piano di coperta – e su tutto ciò che riguarda idraulica e sistemi velici, in collaborazione con i migliori fornitori dei componenti. E poi c’è il tema della sostenibilità: oggi la vela è l’espressione più naturale del “green” nella nautica. L’elettrificazione delle barche ci permette di ridurre sempre di più l’utilizzo dei motori termici e puntare a una navigazione che sia realmente sailing e non “sailingassisted”.

wallyrocket71

PM - In questo senso state osservando anche lo sviluppo delle wingsail, le vele alari rigide?

VB - Le stiamo certamente valutando, anche se si allontanano un po’ dal concetto di vela classico. Il tema vero è la gestione: parliamo di profili alari complessi, che generano portanza anche quando non lo si desidera. Deve restare un sistema gestibile dall’armatore, senza dover contare su un team sempre presente.

PM - State valutando anche carene con soluzioni foilassisted?

VB - Le stiamo studiando per la gamma wallyrocket, dove è più naturale esplorare questo tipo di soluzioni. Non nel segmento cruiser, che resta improntato al “pleasure of sailing” e non invece al “pleasure of flying”. Certo, esistono soluzioni come i DSS (Dynamic StabilitySistem) e altri sistemi che analizziamo con attenzione: li applichiamo solo quando il beneficio è reale e coerente alla tipologia di utilizzo della barca (cruising vs racing).

PM - Sul fronte del design estetico, c’è qualcosa che state sviluppando?

VB - Sì, qualcosa bolle in pentola. Wally rimane fortemente orientata al full custom, quindi ogni progetto nasce dal dialogo con l’armatore. Tuttavia, forti del successo del wallywind110, stiamo lavorando a una selezione di prodotti – non una gamma vera e propria – che rappresentino la nostra interpretazione contemporanea dei codici stilistici Wally. Stiamo esplorando misure sia superiori che inferiori ai 110 piedi, per ampliare il ventaglio di proposte e raggiungere armatori diversi.

PM - A proposito di armatori: le richieste degli armatori Wally stanno cambiando? O sono loro a venire da voi per essere “anticipati”?

VB - Moltissimi arrivano guidati dal design. Wally è nata così, e l’anima rimane quella. La purezza delle linee, la pulizia delle coperture, le funzioni innovative ma mai invasive: tutto deve essere funzionale senza compromettere l’estetica. La gestione del sistema velico deve essere semplice, con tutte le manovre nascoste sotto la coperta e servo-assistite, in modo che tutto possa essere controllato con facilità dalla postazione del timoniere, semplicemente schiacciando un pulsante.

wallywind110 ph. Gilles Martin-Raget

PM - Veniamo al wallywind110: avete già consegnato due esemplari. Qual è il livello di customizzazione previsto?

VB - Il wallywind110 offre ampia libertà: il layout interno è completamente personalizzabile, così come la coperta, che proponiamo in tre configurazioni. E poi c’è la scelta della componentistica: un armatore può chiedere un interiorlightweight – abbinato a un impianto elettrico alleggerito – oppure privilegiare il comfort, con più cabine e l’armatoriale a prua o a poppa.

PM - Possiamo avere qualche anticipazione sui prossimi modelli a vela?

VB - Stiamo lavorando, anche con il coinvolgimento di un potenziale cliente, su un 80 piedi. Lo definirei “molto smart”: è Wally al 100%, un ritorno all’heritage ma guardando al futuro, l’80’ del passato ha fatto storia, infatti i richiami sono molti. Una barca sleek, elegante ma funzionale, un cruiser puro. Potrebbe diventare un punto di riferimento per i Wally che arriveranno.

wallywind110 ph. Davide De Martis

PM - Esiste un profilo tipico dell’armatore Wally?

VB - Io li definisco amanti del bello, un Wally deve essere prima di tutto bello. Le linee pulite, riconoscibili anche da lontano, le stesse che mi appassionavano da ragazzo. È la stessa cosa che accade con altri grandi marchi: li vedi e sai subito cosa sono.

PM - Passiamo ai regatanti: molti armatori Wally partecipano alle regate. Avete programmi dedicati, oltre alla linea wallyocket? Penso, ad esempio, alla Wally Class.

VB - La Wally Class vive e si anima grazie agli armatori che partecipano. Ha avuto un periodo di grandissimo successo, con una flotta molto attiva. Noi siamo sempre presenti agli eventi in cui regatano i nostri armatori: fa parte del nostro DNA.
Per ricostruire una Wally Class servono armatori motivati: oggi la classe sta rinascendo anche grazie a nuovi armatori appassionati che si uniscono ad alcuni di quelli storici. Noi li incoraggiamo a partecipare perché è un’occasione per ritrovarsi, confrontarsi e vedere come si comportano le barche tra le boe.

wallyrocket51

PM - Con il wallyrocket51 e il wallyrocket71 siete entrati nel racing puro, un terreno nuovo per Wally. Com’è nata questa evoluzione?

VB - Tutto parte dal wallyrocket51: il brand ha voluto entrare in un settore racing già molto frequentato dai nostri armatori, pensiamo ai WallyCento ma non solo. Abbiamo osservato un trend interessante: armatori al timone, non spettatori. Così abbiamo progettato il wallyrocket51 come un racer pensato per l’armatore. Equipaggio ridotto, altissima qualità, materiali leggeri, manovre ottimizzate, possibilità di avere sia i coffee grinders sia opzioni motorizzate. La barca si posiziona in un settore altamente competitivo, ma con standard molto elevati e sempre con un’idea chiara: mettere l’armatore al centro, anzi no…al timone.

Pressmare ha pubblicato qui un approfondimento sul wallyrocket51.

wallyrocket51

PM - Veniamo al wallyrocket71, ad oggi un esemplare unico ma già campione del mondo nella classe Maxi Grand Prix. Quali sviluppi prevedete per questo progetto e, parallelamente, per la classe wallyrocket 51, per la quale si parla di un circuito dedicato?

VB - Il wallyrocket51 è il punto di partenza del nostro lavoro, la barca sulla quale stiamo costruendo, confermo, l’idea di un circuito dedicato. Il wallyrocket71 nasce invece dalla richiesta precisa di un armatore che desiderava un racer per competere in classe Maxi Grand Prix, dove il livello è tecnico agonistico è assai elevato. È entrato nella gamma wallyrocket come sorella maggiore del 51 piedi, con una vocazione più aperta dal punto di vista dell’evoluzione tecnica.

PM - Il wallyrocket51 nasce come one design, mentre il wallyrocket71 è un grand prix. Prevedete di produrre altre unità?

VB - Il 71 piedi resterà un progetto “on demand”: non abbiamo intenzione di realizzarlo in serie ma è ideale per un armatore esperto che volesse entrare nella Maxi Grand Prix Class con un progetto già collaudato e certamente vincente, come hanno dimostrato i risultati ottenuti fin dagli esordi.

PM - Per quanto riguarda il wallyrocket51, quante unità avete in produzione?

VB - Siamo arrivati alla quinta unità attualmente in costruzione. La quarta scenderà presto in acqua e la quinta è in laminazione.

PM - Abbiamo visto entrambe, sia il 71 piedi che il wallyrocket51regatare a Les Voiles de Saint Tropez. State quindi raccogliendo dati e feedback in vista del regolamento finale?

VB - Esattamente. Abbiamo raccolto molti feedback dagli armatori e dagli shore team, osservando le barche in acqua e confrontandoci “in banchina”, come piace dire a me. Ognuno ha la sua visione e per questo stiamo prendendo il tempo necessario per arrivare a un regolamento solido.

wallyrocket71

PM - I successi in regata sono un volano per le vendite? Possono influenzare anche la parte motore del brand?

VB - Non credo che il racing incida direttamente sulla vendita delle barche a motore, ma vedo un grande potenziale inverso: armatori di yacht a motore che si avvicinano alla vela attraverso il wallyrocket51, una barca da regata pura. Funziona molto bene l’abbinamento tra superyacht a motore e barca a vela da regata. È un modo per vivere il mare da un’altra prospettiva senza gli impegni e costi di gestione dei superyacht a vela.

PM - L’impatto estetico delle barche da regata Wally potrebbe far nascere interesse anche verso gli altri modelli della gamma?

VB - Assolutamente si. Durante gli eventi in cui siamo sponsor presentiamo anche i wallypower, i wallytender e i wallywhy. È una strategia di ecosistema: far vedere la famiglia completa e mostrare che Wally rimane fortemente impegnata anche sulla vela.

wallyrocket71

PM - Parliamo del design: come è strutturato il processo tra l’ufficio tecnico del Gruppo Ferretti e gli studi di design esterni?

VB - Per Wally lavoriamo in collaborazione con alcuni dei migliori studi. Per la gamma wallywind ci affidiamo allo studio judel/vrolijk& co per l’architettura navale e a Santa Maria Magnolfi per interni ed esterni. Per i wallyrocket, invece, la progettazione principale è di Botin Partners, in particolare dello specialista Adolfo Carrau supportato dalla consulenza di campioni indiscussi come Guillermo Parada e Vasco Vascotto. Santa Maria Magnolfi ha contribuito a quei dettagli estetici e formali che fanno immediatamente percepire questi racer puri come appartenenti alla famiglia Wally.

PM - Dove vengono prodotti oggi i Wally a vela?

VB - I wallyrocket51 vengono costruiti esternamente in collaborazione con Performance Boats, mentre il wallyrocket71 è stato costruito da King Marine. La produzione degli altri yacht a vela viene avviene e avverrà nella base Wally di Ravenna, che offre gli spazi e le infrastrutture ideali.

Giuliano Luzzatto

wallyrocket51
 

©PressMare - riproduzione riservata

advertising
PREVIOS POST
Napoli Boat Show: a Marina di Stabia il debutto del “Boutique Boat Show” sull’acqua