
©Ivo Rovira/America's Cup
Peter Burling racconta la separazione da Team New Zealand
Prima che la scelta di Napoli per la 38ma America’s Cup venisse ufficializzata, si è fatto un gran parlare delle difficoltà in cui versa, tra la perdita del timoniere Peter Burling e Challenger che rinunciano: oltre a Ineos, e alle difficoltà di Sir Ben Ainslie a trovare le coperture finanziarie per il nuovo team, anche Alinghi Red Bull ha ufficialmente rinunciato a partecipare, anche se forse adesso potrebbe avere qualche ripensamento.
Sulle ragioni della separazione tra ETNZ e Burling si sono fatte molte supposizioni, ora il diretto protagonista della vicenda ha raccontato la sua versione dei fatti in un’intervista al New Zealand Herald.
Dopo oltre un decennio ai vertici della vela mondiale, con il record di tre vittorie consecutive dell’America’s Cup e un ruolo chiave nella rinascita di Emirates Team New Zealand, la decisione di Peter Burling segna la conclusione di una delle partnership più vincenti della storia recente della Coppa e gli apre a nuovi orizzonti sportivi e personali.
Burling era entrato in ETNZ dopo aver assistito – da Marsiglia, mentre vinceva il mondiale 49er con Blair Tuke – al crollo clamoroso del team nella finale del 2013 contro Oracle. Dean Barker, il timoniere di allora, dopo aver vinto la Louis Vuitton Cup battendo il catamarano di Luna Rossa, aveva portato i Kiwi in vantaggio 8-1 contro il Defender americano guidato dall’australiano James Spithill. Sappiamo che Oracle annullò non uno, ma otto match point fino al 9-8 finale a suo favore, in quello che è stata celebrata come la più grande rimonta della storia dello sport, ma i cui contorni non sono mai stati chiariti del tutto. Di fatto Dalton non protestò gli americani per presunte irregolarità tecniche e la Coppa restò negli USA.
Pochi mesi dopo, nel gennaio 2014, arrivò la chiamata ufficiale per prendere parte al nuovo ciclo. Nel 2017 a soli 26 anni, Burling diventa il più giovane timoniere a vincere l’America’s Cup, guidando il team al trionfo di Bermuda, dopo una semifinale segnata da una ingavonata con scuffia di prua e una campagna logorante a livello tecnico e fisico. “Fu un battesimo di fuoco - ricorda - non avevamo certezze economiche, ci siamo dovuti inventare tutto. Ma è stata un’esperienza formativa incredibile”.
Burling ha condotto Team New Zealand a tre trionfi consecutivi: Bermuda 2017, Auckland 2021 e Barcellona 2024, le ultime due con i monoscafi foiling AC75 introdotti dopo la vittoria del 2017. È un record straordinario: nessun altro timoniere ha mai collezionato nella storia della Coppa 22 vittorie in regate di match race. Un momento simbolico del suo percorso è legato alla conquista dell’America’s Cup, quando la sollevò per la prima volta: “Alcuni velisti sono scaramantici, non vogliono toccarla prima di averla vinta. Io l’ho presa sul palco, era più pesante di quanto immaginassi. Ma è stato un momento unico.”
Dopo mesi di discussioni iniziate subito dopo il successo a Barcellona, Team New Zealand ha annunciato l’uscita di Burling per l’America’s Cup 2027. Grant Dalton, CEO del team, ha spiegato che il nuovo calendario richiede “un approccio più rapido e dedicato”. Le divergenze sono emerse principalmente attorno alla volontà del team di esercitare maggiore controllo sul ruolo di Burling e alle sue attività parallele con il team Black Foils in SailGP.
“Negli ultimi cicli avevo sempre trovato un equilibrio tra America’s Cup, Olimpiadi e SailGP. Ma stavolta c’era più incertezza,” spiega Burling. “Per me, continuare a rappresentare la Nuova Zelanda in SailGP è estremamente motivante. I 25.000 spettatori alla prima regata di Auckland, l’entusiasmo del pubblico... sono segnali forti di quanto stiamo costruendo.”
Team New Zealand non ha proposto a Burling ruoli alternativi: “Volevano che restassi nel mio ruolo principale, quello che ho ricoperto negli ultimi tre cicli. Non c’è stato spazio per discutere altri incarichi. È stato un po’ sorprendente, ma fa parte dello sport.”
I rapporti personali restano comunque ottimi: “Ho un buon rapporto con Dalton, siamo sempre stati franchi e diretti. Ma alla fine hanno scelto di non cambiare posizione, e così si è conclusa la trattativa.”
Fuori dal team, la vita di Burling è diventata ancora più intensa. È sposato con Lucinda e padre di Paloma, di un anno. Con Tuke è co-CEO dei Black Foils, e insieme hanno fondato Live Ocean, che promuove progetti per la tutela degli ecosistemi marini. “Essere diventato padre ha aggiunto un significato profondo al mio tempo e alle scelte che faccio. La mia motivazione resta altissima. Amo ancora questo sport e il fatto di poterlo vivere in modo ampio e multidisciplinare.”
Il 24 maggio sarà in prima linea nell’evento Foil4TheGulf al Royal Akarana Yacht Club, per sostenere la legge sul Marine Protection del Golfo di Hauraki – un’iniziativa che mira a creare 19 nuove aree marine protette, ma attualmente in stallo al Parlamento neozelandese.
Il telefono ha iniziato a squillare subito dopo l’annuncio: diversi team hanno sondato la disponibilità di Burling per l’America’s Cup 38. Il nuovo Protocollo, atteso a breve, stabilirà i limiti per l’impiego di velisti non nazionali. Secondo le bozze, due stranieri potranno far parte dei team, ma solo in ruoli non di gara se hanno partecipato alla precedente edizione.
In ogni caso, l’interesse resta alto: “La comunità velica è piccola, tutti si conoscono. Mai dire mai. Vediamo cosa dirà il nuovo Protocollo e cosa offrirà il futuro.”
La nostra sensazione è che Russell Coutts abbia voluto togliere all’America’s Cup il suo volto al momento più iconico per portarlo nella sua squadra, che però gioca un campionato differente… staremo a vedere.

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