50 anni Cantiere del Pardo: facciamo il punto con Fabio Planamente

Servizio

26/06/2023 - 16:50

Serata evento venerdì scorso, 23 giugno 2023 a Trieste, per l’esattezza a Portopiccolo di Sistana, dove sono stati celebrati i 50 anni di Cantiere del Pardo. A fare gli onori di casa Gigi Servidati, il presidente, e Fabio Planamente, amministratore delegato, che assieme ai manager dell’azienda forlivese hanno accolto chi attorno al mondo Cantiere del Pardo ruota: aziende e partner, designer e progettisti, tecnici e specialisti della filiera… Una bella serata dove erano presenti tanti protagonisti della yacht industry e alla quale siamo stati invitati anche noi della stampa.

Mezzo secolo di vita è un traguardo importante per Cantiere del Pardo anche perché raggiunto nel periodo di maggior fulgore della sua storia, come tanti cantieri vissuta in un toboga di alti e bassi, fra passaggi di mano più o meno saggi, fra scelte aziendali più o meno azzeccate, fra eventi che hanno spinto la nautica o l’hanno affossata.

Il Grand Soleil 34 disegnato da Finot

Nulla però ha potuto intaccare la fama delle sue barche che in questo mezzo secolo si sono succedute: dal primo, mitico, Grand Soleil 34 disegnato da Finot oggetto del desiderio di tanti boomer appassionati di vela, all’ultimo nato, il maxi Grand Soleil 72, passando per modelli che hanno fatto storia quali il Grand Soleil 52 di Frers o il Grand Soleil 40 di Paperini, un best seller nel vero senso della parola.

Il Grand Soleil 52 di Frers

È stata una storia soprattutto di barche a vela, belle e spesso vincenti sui campi di regata, perché la creazione del marchio Pardo Yachts e della sua gamma, e la successiva acquisizione di VanDutch, che hanno proiettato il Cantiere nel mercato delle barche a motore, strategia che ha cambiando il destino dell’azienda, è storia recente. Una scelta illuminata fatta da Servidati e Planamente, che già lavoravano in Pardo rispettivamente dal 2000 e dal 2008, come quelle che li aveva portati dapprima ad acquisire il 100% del cantiere, poi a dargli una dimensione diversa, un boost con l’ingresso nella compagine azionaria del fondo Wise Equity, che ha acquisito il 60% del capitale di Cantiere del Pardo confermandoli Chairman e CEO con pieni poteri.

Gigi Servidati, presidente Cantiere del Pardo

La seconda parte dell’evento organizzato per il 50mo anniversario di Cantiere del Pardo si è svolta il sabato, giornata articolata in due attività distinte che hanno coinvolto anche i giornalisti. Per le 54 barche a vela accorse a Trieste e per i loro agguerriti armatori si è svolta la tradizionale regata di marca mentre le barche a motore Pardo e VanDutch sono state impegnate in un rally di regolarità in mare, dove a contare è stato il tempismo col quale gli equipaggi sono arrivati su waypoint prestabiliti e non le performance assolute.

Fabio Planamente, amministratore delegato Cantiere del Pardo

Prima che tutto ciò avvenisse, abbiamo avuto la possibilità d’intervistare Fabio Planamente.

PressMare - Cantiere del Pardo compie 50 anni segnando un’epoca nel mondo della nautica: come ci si sente in questo momento, che emozioni, quali sensazioni?

Fabio Planamente - Mi sento una persona fortunata innanzitutto perché da uomo di mare, da appassionato velista cresciuto col mito dei Grand Soleil, essere oggi al timone di questa importante realtà della nautica italiana assieme a Gigi Servidati, in un momento così importante in cui si celebrano i 50 anni di Cantiere del Pardo, lo considero davvero un privilegio.

Grand Soleil 37

PM - Fra qualche mese saranno tre lustri che è entrato in azienda, quasi un terzo della sua storia l’ha vissuta dal di dentro e poi guidata in prima persona, che periodo è stato?

Quando sono entrato in azienda il momento era molto molto difficile, non solo per il cantiere ma per tutta la nautica. Aver contribuito a riportarlo in piena salute, a renderlo oggi uno dei protagonisti del mercato nautico, mi riempie d’orgoglio, mi da grande energia per lavorare con entusiasmo e guardare al futuro. Quando hai messo tanto impegno e i risultati arrivano, tutto diventa più facile…

Grand Soleil 46 LC

PM – Nella storia recente del cantiere, quella che ha vissuto direttamente, qual è stato il punto di svolta?

FP - Quando nel 2014 siamo partiti col nuovo assetto societario – il cantiere, dopo i tempi difficili vissuti sotto la proprietà Bavaria, a fine 2013 fu acquistato dalla famiglia Trevisani e da Andrea Amadori, che scelsero proprio Planamente e Servidati per il rilancio ndr. – e con Gigi abbiamo pensato a una barca totalmente nuova, il Grand Soleil 46 LC, che significa Long Cruise, da affiancare alla storica linea Performance. Tutti i marchi in quel momento stavano puntando su barche molto sportive, noi virammo su un modello che alle innate caratteristiche prestazionali, parte del DNA di tutti i GS, univa quelle dello scafo da crociera. Molti ci presero per matti, oggi possiamo dire che abbiamo avuto ragione noi perché questo tipo di barche attualmente rappresentano il 50% del mercato.

Pardo 43

PM - Come arrivaste a questa scelta?

FP - Ascoltando il mercato, gli armatori che mettiamo sempre al centro del nostro progetto. Spesso si commette l’errore di pensare a una nuova barca idealizzando ciò che piace a noi, invece bisogna ascoltare chi le barche le utilizza, intercettare i loro gusti per poter prevedere le tendenze.

Pardo 38

PM – Altra svolta l’avete data iniziando a produrre barche a motore: vi aspettavate il successo che avete ottenuto?

FP – Sinceramente no. Io che sono più l’uomo dei numeri, ho fortunatamente sbagliato tutti i business plan del tempo… Quando abbiamo realizzato il Pardo 43, ci dicemmo: se siamo bravi riusciremo a costruirne 8 o 10 l’anno. Al debutto di Cannes ne vendemmo circa una ogni giorno di fiera, poi lo stesso a Genova… in totale 30 nel primo anno.

Cantiere del Pardo

PM – Qual è la formula di questo successo, una questione di forme, di contenuti, di prezzo?

FP – I nostri modelli coprono una fascia alta del mercato, per cui direi che il prezzo non è stato sicuramente la leva. Non siamo stati nemmeno i primi a utilizzare il lay-out tipo walkaround, ma siamo stati sicuramente bravi nell’interpretare il design con delle linee semplici ed eleganti, pochi colori, qualche dettaglio di stile e la funzionalità che deriva dal mondo Grand Soleil. Un discorso valido per la coperta e per gli interni: come sulle nostre barche a vela, su un 43 piedi non ti immagini di trovare tanto spazio e soprattutto così ben sfruttato. Anche in questo caso siamo stati svegli, bravi a capire che era in atto un cambiamento nel mercato, spinto da nuove necessità di utilizzo degli armatori.

Pardo 50

PM – Chi sono i clienti dei walkaround Pardo Yachts?

FP – Molto spesso il nostro cliente tipo ha una bellissima casa al mare e quindi non cerca una barca per lunghe navigazioni ma un modello che gli consenta di godere in maniera totale l’uscita giornaliera, una barca bella, elegante, che si faccia guardare ma soprattutto comoda e facile da usare.

Pardo GT 52

PM – Dai walkaround siete poi passati ai motoryacht Endurance e ai Pardo GT…

FP – Abbiamo allargato l’offerta per accogliere le istanze di chi, invece, con una barca a motore vuole navigare davvero, chi fa anche crociera. Barche con volumi diversi, con una propria personalità e assolutamente in linea con la cura che mettiamo nelle nostre costruzioni.

Pardo Endurance 60

PM – Ci sono clienti che vi hanno seguito dalla vela al motore?

FP – Qualcuno sì, specie in Italia, e con noi sta crescendo verso modelli a motore più grandi. Questo non perché rinneghino la vela ma perché questa ha bisogno di più tempo per essere goduta appieno, che loro non hanno più. La barca a motore in tal senso è più pratica. Anche sulle gamme Endurance e GT cerchiamo di farli restare nel mondo da dove provengono con una serie accortezze stilistiche e pratiche tipiche della vela.

PM – I modelli che progettate oggi quando li vedremo sul mercato?

FP – Fra 15-18 mesi. Per essere competitivi sul mercato bisogna essere snelli e veloci per poter reagire subito a ciò che interpretiamo dai nostri clienti. Saper intercettare i loro desiderata e quelli delle nuove generazioni di armatori che negli ultimi anni si sono affacciati alla nautica, e riportarli rapidamente in un nuovo modello è la delle chiavi del successo. Se arrivi tardi perdi delle occasioni.

La Grand Soleil Cup edizione 2023

PM – Quanti Grand Soleil ci sono in mare?

FP – Stimiamo più di 4.000 e praticamente tutte naviganti. Il marchio ha grande affezione anche per i “modelli d’epoca”, ci sono armatori che ne vanno in cerca per refittarle e farne le loro barche di oggi. Siamo in contatto con una famiglia canadese, gente di 35 anni con figli, che ha comprato un Grand Soleil 39 del 1986, lo ha messo a nuovo e ora è la barca con la quale girano il mondo. Ultimamente abbiamo ricevuto delle loro foto dall’Alaska.

Grand Soleil 72

PM – Com’è suddiviso il vostro mercato oggi?

FP – La vela in Cantiere del Pardo in termini di fatturato vale circa il 15%, il resto viene dalla vendita di barche a motore. Da velista spero che le percentuali restino stabili, anche se vedo che le nuove generazioni tendono sempre più a cercare le emozioni dello yachting a motore. È sempre una questione di tempo, di avere la possibilità di andare da A a B, velocemente: meno navigazione, più tempo da trascorrere fermi a godersi il mare.

Grand Soleil 40

PM – La gamma motore è destinata a crescere, vi spingerete anche oltre questa misura?

FP – Pardo 75 GT, modello del quale abbiamo già venduto diversi esemplari, sarà la nostra nuova flagship che presenteremo nei prossimi mesi. La cosa sicura è che resteremo nell’ambito delle imbarcazioni entro i 24 metri di lunghezza. Affrontare un mercato di barche più grande implica salire di livello anche dal punto di vista aziendale, avere altre strutture, inserire persone che sappiano tutto di quel mondo, come progettarle, costruirle, venderle. Preferiamo restare a lavorare in un mondo che pensiamo di conoscere bene e che speriamo potrà darci altre soddisfazioni.

Grand Soleil Cup 2023

PM – I numeri di quest’anno in termini di barche prodotte e di fatturato?

FP – Al 31 agosto, quando chiuderà il nostro anno fiscale, dovremmo aver raggiunto le 220 barche prodotte e i 180 milioni di fatturato. Posso dire con orgoglio che questi numeri che ci rendono il più grande cantiere italiano nella produzione di sole imbarcazioni fino a 24 metri.

PM – L’idea di entrare in borsa, della quale si è parlato per mesi, è tramontata?

FP – È un’idea che non abbiamo mai rinnegato. Nessuno ce l’ha imposto, si poteva trattare della naturale evoluzione di un’azienda in crescita ma non ci sono state le condizioni tantomeno le necessità di andare a cercare soldi in borsa. Finanziariamente siamo a posto, il cantiere gode di ottima salute, direi che naviga a gonfie vele, per cui andiamo avanti così.

Barche Pardo e VanDutch impegnate nel rally di regolarità in mare

PM – Nel suo business plan 2024 che cosa prevede per il cantiere, crescerete ancora con la produzione?

FP – A essere diverso sarà soprattutto il mix prodotto, anche grazie al nuovo 75 venderemo soprattutto barche più grandi rispetto a quest’anno, mentre in termini numerici penso saremo sempre in crescita ma di poco.

VanDutch Dior Art Basel

PM – Il continuo rialzo dei tassi d’interesse sta condizionando gli acquisti di barche?

FP – Noi fortunatamente siamo stati poco o affatto condizionati dalla cosa, i nostri clienti sono generalmente benestanti, anche molto, per cui non ricorrono ai leasing per comprare la barca. Certo è che la crescita degli interessi per chi finanzia l’acquisto, passati dal 3 all’8% in poco tempo, con aumenti delle rate nell’ordine del 60-70%, qualche problema a livello generale del mercato nautico lo sta portando.

VanDutch 40

PM – Il prodotto VanDutch a che punto è e come lo svilupperete?

FP – Abbiamo investito e continueremo a investire su VanDutch. In questi primi due anni lo abbiamo fatto completando la gamma e ripensando completamente il prodotto in termini di ingegnerizzazione, perché le barche sono bellissime ma non erano state pensate per una produzione simil-industrializzata. Adesso abbiamo iniziato a riprogettare tutti gli interni, partendo da quelli del VanDutch 75, la nuova ammiraglia del cantiere, perché pensiamo che debbano esprimere uno stile diverso, ancora più in linea con l’esclusività di queste barche. Gli esterni sicuramente non li toccheremo perché sono davvero delle opere d’arte, meglio lasciarli così.

 

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