Juan Ignacio Entrecanales, armatore del SW105 Kiboko III e membro del CdA di Southern Wind Shipyard

Juan Ignacio Entrecanales, armatore del SW105 Kiboko III e membro del CdA di Southern Wind Shipyard

Un vento nuovo soffia sulle vele di Southern Wind Shipyard

Superyacht

24/04/2021 - 00:14

Il nuovo corso di SWS vede un’azienda globale in espansione, con proprietà europea e un cantiere crogiolo di diverse culture. Il confronto è alla base della crescita, la coerenza ai propri valori ne è il motore.
di Giuliano Luzzatto

Southern Wind Shipyard venne fondata a Cape Town nel 1991 dall’ingegner Willy Persico, imprenditore carismatico che ha portato il cantiere a quel successo internazionale che oggi continua, a quasi tre anni dalla sua scomparsa. Una continuità ottenuta grazie al testimone preso in mano dai suoi collaboratori più stretti, unitamente a una nuova linfa imprenditoriale arrivata, non è un caso, da capitani d’azienda che sono a loro volta armatori e uomini di mare.

Ne abbiamo parlato con il General Manager Marco Alberti e con Andrea Micheli, Direttore commerciale e volto noto sui campi di regata dei Maxi e Superyacht.

Come si configurano la struttura manageriale e la nuova proprietà di Southern Wind Shipyard?

Andrea Micheli: La proprietà appartiene al 100% a una holding con sede ad Amsterdam con 3 soci europei, uno spagnolo, uno olandese e una famiglia italosvizzera, ognuno dei quali ha una quota pari al 25%, mentre il restante 25% appartiene al management. La holding controlla sia SWS che Pegaso, società italiana nata come rappresentante commerciale del cantiere, che oggi invece gestisce un’ampia gamma di servizi, non esclusivamente rivolti agli armatori Southern Wind, tra cui il charter e lo yacht management.

Juan Ignacio Entrecanales, spagnolo, armatore del SW 105 Kiboko Tres, è il volto pubblico dell’azienda mentre gli altri azionisti sono molto presenti sul piano operativo ma altrettanto discreti. Entrecanales può essere considerato come l’esempio del classico armatore Southern Wind: è giunto alla sua terza barca costruita a Cape Town, proviene da una famiglia appassionata di nautica e con grande esperienza di barche, dalle blue water cruise alle regate. Ha competenze specifiche acquisite navigando ed è in grado di offrire ai nuovi armatori tutta la fiducia che cercano rivolgendosi al nostro cantiere.

Parlando dei nuovi soci, come hanno influito le rispettive esperienze imprenditoriali sul nuovo corso di SWS?

Marco Alberti: Abbiamo già detto di Entrecanales, ognuno dei soci ha sue competenze ed esperienze specifiche che sono di ispirazione al Consiglio d’Amministrazione. Uno dei soci è un Executive director della holding e Chairman del Board e ha fornito un apporto significativo nelle scelte gestionali e operative di Southern Wind. Un altro socio ha stimolato il team nel settore marketing. Più in generale, i soci hanno una visione dell’azienda e del mercato dall’alto, quasi dall’esterno, noi manager una visione dall’interno. Questa configurazione necessita di un CdA che si occupi del rispetto delle linee guida e della corretta messa in pratica delle scelte operative.

La vostra presenza anche come shareholder è una sorta di garanzia di continuità sulla rotta tracciata dall’ingegner Persico?

Marco Alberti: Assolutamente si. Noi siamo cresciuti con l’ingegnere e ci gratifica constatare come anche i nuovi soci credano nella sua filosofia, quella di essere vicini all’armatore, di dialogare con lui, di comprenderne le esigenze. SWS è un cantiere che assiste l’armatore in ogni fase, anche a barca consegnata. Si tratta di una filosofia che sposo integralmente, dopo oltre 25 anni in azienda posso garantire che sia l’approccio migliore possibile. Potremmo definirci una sorta di boutique, all’armatore viene offerto, con discrezione e riservatezza, un servizio su misura non solo dai disegni preliminari all’assistenza durante tutta la vita dello yacht ma, ad esempio, nei momenti sociali assieme ad altri possessori di Southern Wind.

Andrea Micheli: Aggiungo che la nostra presenza come manager-soci garantisce un completo allineamento tra le scelte degli azionisti e la messa in atto di quanto deciso. Ci differenzia proprio questa struttura, nata per garantire una compagine compatta e resiliente. Se la visione del singolo può essere talvolta un plus, e nel nostro passato lo è stato, una struttura di questo tipo, frutto delle esperienze condivise dei soci, riteniamo sia la più adatta a far fronte alle sfide attuali e garantire il miglior sviluppo futuro, mantenendo salda la barra sulla rotta tracciata ma con le correzioni al timone necessarie rispetto alle necessità del mercato globale.

Ciascuno di voi può raccontare un aneddoto dell’Ingegnere che gli ha insegnato qualcosa di importante?

Andrea Micheli: Uno dei tratti distintivi delle nostre barche, che ha contribuito in maniera significativa al successo del cantiere, è la cabina armatoriale a prua. Solo alcuni nostri clienti conoscono la genesi di questa scelta, indicativa dell’impronta di Willy Persico, egli stesso armatore, prima di tutto. Nel corso di una notte in rada, si è trovato disturbato dal rumore dell’acqua che sbatteva sullo specchio di poppa a ogni beccheggio. A bordo c’era l’architetto Antonio Minniti, grande amico di Willy che allora disegnava gli interni e assieme decisero di ribaltare il lay out. Nei primi 10 anni in azienda, ho sempre spiegato ai potenziali armatori che la scelta era frutto dell’esperienza personale dell’ingegnere, e questo è indicativo di come si sia sviluppato Southern Wind, per esperienza di chi il mare lo viveva di persona. L’armatoriale a prua allora non era comune e lui l’ha spinta fino a farla diventare uno standard in questa dimensione di barche.

Marco Alberti: L’ingegner Persico mi ha insegnato a veder crescere la barca guardando con gli occhi del costruttore, ma sempre mettendomi nei panni dell’armatore: in cantiere si comportava prima da armatore e dopo da imprenditore. Ricordo come avvenne, nel 1999, la vendita del primo 95 piedi, Maya Ray. Il potenziale armatore arrivò con un broker suo consulente, in una giornata l’accordo si concluse con una stretta di mano, segno della fiducia che sapeva emanare Willy con la sua personalità, con la capacità di far sentire a proprio agio le persone. L’obiettivo comune era di voler fare una barca bella, c’era una passione condivisa con l’armatore, tanta empatia, da lì nacque un’amicizia e navigarono assieme su Maya Ray, uno yacht che ha fatto 3 giri del mondo ed è ritornato anche a Cape Town, da dove partì.

Stante questa legacy, in quali ambiti pensate si sia maggiormente evoluta SWS in questi anni recenti?

Andrea Micheli: SWS ha fatto un salto in avanti enorme, offrendo un margine di customizzazione decisamente maggiore. Già oggi e ancora più in futuro proponiamo ben più di un semicustom, ma quello che a noi piace definire uno “smart custom”: una piattaforma progettuale pensata per essere customizzata su tutte le esigenze dell’armatore, pur lasciando invariata l’impostazione di base, studiata per essere affidabile e migliorabile. Non siamo più un’alternativa alla barca di serie, ma alla barca full custom. Noi ascoltiamo cosa cerca il cliente e siamo in grado di proporre le migliori soluzioni sulla base della nostra esperienza trentennale. Il nostro smart custom è quindi un cocktail equilibrato di innovazione e affidabilità.

Marco Alberti: La capacità di ampliare la customizzazione passa necessariamente attraverso l’operatività di cantiere, ambito in cui siamo cresciuti tantissimo negli ultimi 3 anni. Un esempio è il 105’, prodotto in 5 esemplari con differenti configurazioni di armo e coperta basate sulla stessa, solida piattaforma, una customizzazione che va ben oltre ai soli interni. Di fatto, questo progetto è stato costruito in 4 diverse configurazioni di chiglie, 3 diversi piani velici, 4 diverse configurazioni di coperta e 5 diversi stili e layout interni.

Tutto ciò è stato reso possibile grazie a una riorganizzazione dei processi produttivi a favore di una maggiore flessibilità, pur nel rispetto dell’efficienza produttiva. A proposito di custom, abbiamo appena varato il 100 Morgana, un progetto completamente one off.

Quali plus hanno fatto propendere per affidare a SWS la costruzione del 100’ Morgana?

Andrea Micheli: La scelta è avvenuta a seguito di un processo decisionale molto attento, che ha coinvolto l’armatore e i suoi consulenti, dal project manager al comandante, che hanno espresso le loro valutazioni sulla base di una matrice decisionale molto razionale, che considerava ogni aspetto: il processo di costruzione, le specifiche dello yacht, la qualità e l’efficienza. Non abbiamo mai visto il loro report, possiamo però affermare che su questa taglia (95-110 piedi) abbiamo un’esperienza unica, negli ultimi 10 anni abbiamo varato più barche di questa taglia rispetto a qualsiasi altro cantiere. Pur non essendo specializzati nel custom, possiamo garantire un grande know how da parte dell’ufficio tecnico, che è stato proattivo aggiungendo idee e proposte basate sulla nostra esperienza specifica; il project manager, molto competente, pensiamo lo abbia apprezzato. Non ultimo, l’armatore già conosceva SWS e Willy Persico, è stato il primo a credere nella “nuova” Southern Wind Shipyard subito dopo il completamento del nuovo assetto societario.

L'intervista a Marco Alberti e Andrea Micheli continua a questo link

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