Fabio Planamente, CEO del Cantiere del Pardo

Fabio Planamente, CEO del Cantiere del Pardo

Fabio Planamente: vero l’interesse dei fondi per Cantiere del Pardo

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25/06/2020 - 11:34

Una decina di giorni fa Cantiere del Pardo ha annunciato l’acquisizione di VanDutch, marchio nato in Olanda, che produce express cruiser e super tender extra lusso, molto apprezzati dal jet set internazionale, specie negli States. Pochi giorni dopo si diffonde la notizia, ripresa anche da PressMare, dell’interessamento di fondi d’investimento alla proprietà del cantiere, oggi nelle mani di Luigi Servidati e Fabio Planamente, manager storici dell'azienda che, attraverso la Gifa Hoding, ne controllano il 100% dal 2018.

Che qualcosa bollisse in pentola, riguardo l’ingresso di nuovi soci nella compagine societaria di Cantiere del Pardo, è una notizia che radio banchina stava facendo circolare da un po’, tanto che anche l’anno scorso era sembrato fosse prossima a trovare riscontri concreti. Oggi è invece lo stesso Fabio Planamente a confermarla, con l’intervista che ha rilasciato in esclusiva a PressMare, sottolineando come in questo momento il Cantiere, fondato nel 1974 da Giuseppe Giuliani, stia vivendo davvero in uno stato di grazia che lo rende appetibile a fondi e altri investitori.

Innanzi tutto, qual è la situazione del cantiere oggi, lavorate a pieno regime?

Siamo tutti tornati al lavoro, il nostro cantiere è moderno, ampio, progettato bene, per cui siamo riusciti a organizzarci per rispettare il distanziamento sociale.

Avete subito disdette da parte dei vostri clienti, qualcuno ha rinunciato alla barca ordinata?

Nemmeno uno, tutti gli ordini sono stati confermati, per cui stiamo lavorando per poter rispettare gli impegni e mandare gli armatori in mare. La voglia di barca c’è sempre, anzi l’idea di poter passare le proprie ferie in una condizione oltremodo sicura come può essere quella della crociera, circondati dal mare, credo sia stato un ulteriore incentivo per volere la barca comunque.

Il dopo lockdown, a prescindere dalla produzione, dalla voglia e dalla necessità di ripartire per consegnare le barche in ordine, è stato comunque ricco d’impegni e di attività: avete acquisito VanDutch

Sulla scia del momento molto positivo che stiamo vivendo, negli ultimi tempi sono accadute molte cose, sono passate diverse opportunità all’orizzonte e una, quella che abbiamo considerato la migliore, siamo riusciti ad afferrarla, devo dire anche con molta soddisfazione. Questo perché VanDutch per noi, come per tanti altri costruttori di barche a motore, è sempre stato un brand di riferimento, realmente fortissimo, ottimamente collocato nel gotha del mercato. Il loro limite è stato semmai il non avere un cantiere all’altezza alle spalle per poter produrre un certo tipo di barche, stare dietro all’immagine che si erano creati e alle richieste degli armatori. Siamo certi che con la nostra esperienza nella progettazione, nella gestione dei processi produttivi e nella costruzione di barche di qualità, sfruttando le potenzialità della nostra struttura, potremo migliorare ulteriormente il prodotto e dare agli armatori esattamente la barca che sognano. Ovviamente continueremo nel solco di ciò che VanDutch ha già fatto nel mercato, soprattutto quello americano, in termini di marketing, perché lì anche dal punto di vista commerciale, sono stati davvero bravissimi, direi geniali.

Però VanDutch propone barche che sembrano essere simili ai vostri Pardo Yachts, non c’è il rischio di sovrapposizione delle gamme?

I prodotti sono simili per le loro forme lineari, moderne e al contempo eleganti, ma sono in realtà molto diversi in termini di contenuti e quindi anche di prezzo, per cui direi che le due gamme piuttosto che sovrapporsi sono complementari. Non abbiamo acquisito un competitor perché i marchi si rivolgono a due fasce di utenza sostanzialmente diverse: VanDutch è secondo noi un’ottima operazione perché in termini d’impresa porta a una diversificazione del rischio e la proietta su un altro livello del mercato, dove non eravamo.

Quindi Pardo Yachts diventerà una sorta di entry level ai motoryacht di Cantiere del Pardo?

Il prodotto VanDutch è un runabout che viene recepito dai clienti come una sorta di moderno Riva e, come tale, sarà destinato a restare sicuramente un oggetto di lifestyle, realmente una barca di culto per un certo tipo di clientela. I walkaround di Pardo Yachts, sui quali abbiamo ormai una certa esperienza, sono yacht ai quali guarda una clientela più esperta, che ha già avuto una o più barche e quindi oltre a essere colpita dall’estetica è molto attenta alle qualità marine, perché col proprio scafo fa crociera, lo vive intensamente con gli amici o la famiglia. Dopo due anni e circa 150 Pardo venduti, sappiamo che non c’è mai stato un problema di sovrapposizione delle due gamme, non abbiamo mai perso una vendita Pardo Yachts perché un armatore alla fine ha scelto VanDutch.

Quale sarà la forbice di prezzo fra le due gamme?

Il prodotto Pardo Yacht è di qualità, già s’inserisce in una fascia di mercato ben delineata, alta e non abbiamo alcuna intenzione di modificare tale identità. Oggi i listini si discostano circa del 10% e anche in futuro penso sarà lo stesso.

L’acquisizione di VanDutch è avvenuta, o almeno è stata resa pubblica, pochi giorni prima che sulla stampa si diffondessero le notizie di un interesse di fondi di private equity nei confronti dell’azionariato di Cantiere del Pardo, del quale lei e Servidati siete attualmente proprietari al 100%: è un caso oppure fa parte di una strategia per “ingolosire” il vostro cantiere agli occhi del mondo finanziario?

Voglio innanzi tutto sottolineare che non siamo stati noi a chiamare il Sole 24 Ore per far filtrare la notizia relativa ai fondi…

Ma la notizia la conferma?

Le posso dire anche con un certo orgoglio che negli ultimi tempi si sono affacciati diversi potenziali investitori per chiedere notizie sul cantiere, anche fondi, e che non siamo stati noi a cercarli. Segno evidente che il lavoro e il successo di questi anni, ci ha sicuramente posizionati in un certo modo, ha messo Cantiere del Pardo in una condizione favorevole agli occhi di chi investe capitali per trarne profitto. Nel 2020 arriveremo a un fatturato di 53 milioni di euro, cioè +35% rispetto al 2019, con un debito pari a meno del 10% del fatturato stesso.

Si è letto che state trattando una cessione del 60% delle quote del cantiere, è vero?

Stiamo parlando ma ancora non è stato deciso assolutamente nulla.

I vostri numeri sono comunque quelli di un cantiere in ottima salute…

Credo che dal di fuori di Cantiere del Pardo si percepisca il nostro dinamismo ma anche la concretezza dell’impresa e questo indubbiamente crea interesse. Sicuramente piace anche l’impulso che abbiamo dato e stiamo dando per avere un mercato sempre più internazionale…

Quanto vendete in Italia e quanto all’estero?

Nel 2019 le quote erano 30% sul mercato domestico e 70% su quello internazionale, ma nel 2020 chiuderemo con il 20% di barche vendute in Italia e l’80% all’estero, con una tendenza a spostare ulteriormente il nostro orizzonte nel 2021. In questo momento le più importanti reti di vendita a livello mondiale sono interessate alle nostre barche e questo ci dà il grande privilegio di poter addirittura scegliere quella che consideriamo la dealership migliore, mercato per mercato. Tutto funziona perché il prodotto funziona, piace, come piace la serietà con la quale ci poniamo in ogni situazione, nel rapporto con chi vende e con chi acquista le nostre barche. Diamo un’immagine di solidità e continuità del marchio che indubbiamente ci aiuta.

Tutto ciò è riferito sia ai Pardo Yachts sia alle barche a vela, i Grand Soleil?

Sono due ambiti diversi, con un mercato che funziona in maniera assolutamente diversa. Mentre per la vela pensiamo che il 2021 sarà sostanzialmente allineato sui numeri del 2020, con i motoryacht le chance che avremo di crescere ulteriormente l’anno prossimo sono molte, soprattutto perché abbiamo già riscontro commerciale in tal senso. Nella vela chi vorrà crescere dovrà invece farlo erodendo quote di mercato ad altri, magari portando alla ribalta nuovi prodotti particolarmente azzeccati, come spero sarà il nostro Grand Soleil 44 che esporremo ai saloni di settembre. Il Pardo 60, invece, come da programma sarà pronto per novembre e dunque se non ci saranno imprevisti dovrebbe essere presentato a Dusseldorf.

A proposito, che aria tira per i saloni di Cannes e Genova?

Secondo me fra una settimana avremo tutti le idee più chiare, perché sia le società che organizzano i boat show sia gli enti locali che governano le due città, in questi giorni sono in piena attività per rendere concrete le tante ipotesi che si sono fatte finora, mettendo giù progetti che siano quanto più vicini possibile alla realtà di settembre. Devono capire, innanzi tutto loro, come fare i saloni e poi far capire a noi, a che tipo di eventi andremo incontro. Fatto salvo ciò, siamo sicuramente più confidenti riguardo la fattibilità del Salone di Genova, perché può contare su una struttura che l’altro non ha, un quartiere fieristico vero, con spazi ampi, servizi, eccetera, dove sarà sicuramente più agevole esporre, pur con le accortezze e le sicurezze anti contagio.

Fabio Petrone

 

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