AZ 43 Bali: il primo Azimut, costruito da Amerglass

AZ 43 Bali: il primo Azimut, costruito da Amerglass

Azimut Yachts: i primi 50 anni di una storia di coraggio

Editoriale

18/12/2019 - 13:38

1969: nella nautica sorge la stella di Paolo Vitelli. Nasce Azimut

Chissà se il sedicenne e sorridente Paolo Vitelli, nel 1963, al timone del più popolare motore fuoribordo dell’epoca l’Evinrude, poteva immaginare che la sua futura azienda, da attività commerciale originata da una passione e da un passatempo, si sarebbe trasformata in un'attività industriale d'avanguardia, nel più grande produttore mondiale di motoryacht e mega e giga yacht a motore, diventando un trend setter di soluzioni e applicazioni tecniche e tecnologiche, punti di riferimento per tutto il settore?

Intraprendente, immaginifico, spregiudicato, visionario, ma sempre con dei parsimoniosi piedi per terra, Paolo Vitelli raccoglie i primi fondi dalla vendita di uno tra i numerosi business che lo vedono impegnato durante il periodo universitario: il Tempo Sei, un locale notturno gestito con altri cinque amici.

Nelle estati degli stessi anni Vitelli affitta una barca ed esplora la costa francese: in lui matura una grande passione per il mare e per la navigazione e nasce l’idea di trarne profitto. Assieme a un amico comincia a noleggiare barche a vela al pubblico torinese: è il 1969, nasce Azimut.

Al Salone di Genova del 1970 Vitelli espone le barche che rappresenta, trainate con l'automobile per contenere i costi. Il giovane stand attira tra gli altri Franz Felix, numero due di Amerglass, il cantiere più moderno d'Europa, che offre ad Azimut la concessionaria di Amerglass per l’Italia.

La sfida commerciale prosegue e Azimut ottiene la rappresentanza di altri importanti cantieri, come Powless e Westerly. Con poche spese d'ufficio, poco personale, molta efficienza, e sempre un grande entusiasmo, a 24 anni Vitelli estende l'attività alla produzione.

La joint venture con Amerglass fonde esperienza olandese e artigianato italiano creando l'AZ 43' Bali, tra le più grandi barche in vetroresina dell'epoca prodotte in serie.

Con il mitico AZ 32' Targa nel ’77 nasce invece la più piccola barca per navigare in sicurezza a un budget contenuto: la visione di portare in mare un pubblico ampio è consolidata. Ricco di soluzioni abitative intelligenti, di componentistica di origine automobilistica, quella soluzione del tetto apribile, da cui il nome Targa, ancora una volta di origine automobilistica, consentiva di timonare in piedi con la testa fuori, prendendo il vento nei capelli. Fu una sorta di Ford T, se lo vogliamo paragonare alla motorizzazione di inizio secolo, o di Fiat 500, se pensiamo al nostro dopoguerra. Di certo fu un grande successo, perché trent'anni fa, il modello, molto tempo prima del boom della nautica a motore, fu riprodotto in duecento esemplari, e la sua costruzione continuò all'estero, in Gran Bretagna e in Francia.

Quelli tra il 1982 e il 1985 sono gli anni più significativi di questo periodo. Dopo essere entrato nella fascia dei grandi yacht con l’AZ 60 Solar di 18 metri e aver realizzato a Viareggio altri grandi yacht superiori ai 20 metri, introducendo per la prima volta un sistema di costruzione totalmente in outsourcing e con una rete di terzisti fidelizzati, con una geniale mossa Vitelli si lancia nella costruzione del più grande motoryacht in vetroresina a stampo del mondo – una barca da realizzare in serie! – schizzandone il concept su un tovagliolo di carta per un principe kuwaitiano durante una cena. Torna a Torino col tovagliolo e comunica con disinvoltura al suo piccolo stupefatto staff che costruiranno un 30 metri a stampo!

Nasce così il Failaka 105, che diventa un passaporto per nuove ambiziose imprese. Il suo nome deriva da una piccola isola kuwaitiana, nel Golfo Persico, in onore del suo primo armatore. Il megayacht – almeno per allora! – naviga a ben 32 nodi e offre comfort di bordo mai visti prima. Sbarca sul mercato americano per la prima volta al salone di Miami dove basta il modello di quel gigante per catturare l’interesse di Winthrop Rockfeller, padrone di Allied Marine, la più grande organizzazione di brokeraggio d’America, che ne diventa il concessionario per gli USA.

Lo yacht piace a una clientela modernamente ricca e attratta dal nuovo. Tra questi la coppia Christina Onassis e Thierry Roussel che comprano un Failaka in onore della figlia Athina. La barca porterà il suo nome. I tempi sono stretti e tutti, operai, arredatori, fornitori, danno il meglio. In cento giorni la barca viene consegnata a Skorpios per il battesimo della piccola Athina. Gli operai, che durante il viaggio hanno completato il lavoro, sbarcano poco prima che gli invitati arrivino sull’isola.

Ma il colpo grosso avviene rilevando il cantiere Fratelli Benetti di Viareggio, reduce dal fallimento a seguito della troppo impegnativa costruzione del Nabila per Adnan Kashoggi, il gigayacht di 86 metri, più piccolo solo del Britannia della Regina Elisabetta.

Negli stessi anni Paolo Vitelli si lancia alla conquista del Blue Ribbon, l’avvincente traversata atlantica senza rifornimento: il Gruppo si trova così al centro della cronaca internazionale, sportiva e mondana. Con un design firmato Pininfarina, nasce per l’occasione l’Azimut Atlantic Challenger, un possente scafo in allumino di 27 metri, costruito dal cantiere Benetti a Viareggio, motorizzato con 4 CRM di 1850 cavalli ciascuno con propulsione a idrogetto Riva Calzoni, un sacco di aziende e sponsor capaci di esprimere ancora un Made in Italy competitivo.

Cesare Fiorio è lo skipper, Dag Pike navigatore, e tutto sembra essere pronto per la partenza. All’ultimo si scopre però che il regolamento impone di trasportare almeno un passeggero pagante: è così che sale a bordo l’amico Winthrop Rockfeller. Al prezzo di un dollaro. La grande sfida che Vitelli vuole vincere è quella dell’autonomia. L’Azimut infatti non si fermerà mai, porterà nella sua pancia 80 tonnellate di gasolio con problemi tecnici non indifferenti per mantenere una velocità superiore a quella del transatlantico United States, detentore del record dal 1954. Problemi tecnici a uno degli invertitori non consentiranno di vincere la sfida, ma lo scopo di Vitelli di rinforzare la presenza commerciale di Azimut negli States è raggiunto.

Lo spirito innovativo, la ricerca dell'originalità, del mai realizzato, se non, addirittura, dello stupefacente, hanno portato Azimut a produrre una lunga serie di motoryacht di grandi dimensioni che, con estrema capacità realizzativa, venivano allungati, allargati, personalizzati, secondo le esigenze dei vari mercati a cui si rivolgevano, dal fishing cockpit per la pesca con un 27 metri nelle acque della Florida, al 118 Penthouse a idrogetto, uno yacht di estremo lusso, di squisito design e di grandi performance.

Parallelamente vengono introdotte tecniche della lavorazione automobilistica che ancora oggi contraddistinguono il marchio nel mondo. Azimut è riuscita a introdurre per prima, e con grande anticipo nel settore dei motoryacht, soluzioni mai viste prima, evoluzioni straordinarie di concetti abitativi e d'uso che hanno, non solo evoluto, ma addirittura rivoluzionato le concezioni di vita di bordo, di spazi, di ambienti, di volumi. Dai tempi dell'AZ 43, con i vetri incollati, una soluzione importata dal mondo automobilistico, ai vetri discendenti o rotanti mossi elettricamente, ancora importati dalla cultura e dalla componentistica dell'auto, alle finestre ellittiche sul 54 e sul 78 Ultra, al garage e alla vasca jacuzzi sul flying bridge del 100 Jumbo, al rivoluzionario layout del 46 con la cabina vip al centro, fino al 68 Plus che propone la cabina armatoriale centrale con le grandi finestrature verticali e svariate soluzioni mutuate dal mondo Benetti, che fanno di un 20 metri un piccolo megayacht, Azimut viene copiata dai cantieri di tutti i continenti, dagli europei, ai nordamericani, ai sudamericani.

 

Roberto Franzoni

 

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