Tecnomar This is it

Tecnomar This is it

Tecnomar This is it: il Progetto Onesto di una wow boat

Yacht Design

08/01/2024 - 09:00

Ha un design unico e innovativo. Che sfida le convenzioni. This is it, 43,5 metri di Tecnomar, marchio di The Italian Sea Group, entra nel panorama dei catamarani a motore. E in modo dirompente. Presentato in anteprima assoluta al Monaco Yacht Show 2023 dal Gruppo guidato da Giovanni Costantino, che per l’occasione ha sfoderato un poker di imbarcazioni d’eccezione (gli Admiral Kenshõ e Silver Star e Art Explorer, primo catamarano Perini), This is it ha obbligato tutti a rivedere i parametri estetici classici e a guardare il mondo della nautica con occhi nuovi.

Gian Marco Campanino

PressMare ha incontrato Gian Marco Campanino, Art Director di The Italian Sea Group, per capire la filosofia che regola questo yacht. Un progetto interamente creato dal Centro Stile interno coordinato dal Direttore Mattia Piro, in cui spiccano oltre 600 metri quadrati di imponenti vetrate e con un layout definito da asimmetrie inedite. Costruito con scafo in alluminio, This is it ha una velocità massima di 19 nodi, una velocità di crociera di 17 nodi e un'autonomia di 3.500 miglia nautiche a 10 nodi.

PressMare: Architetto Campanino, ci racconta l’origine di questo progetto?

Gian Marco Campanino: È nato totalmente da un foglio bianco. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare un armatore coraggioso che desiderava una barca fuori dal comune. Ma non voleva essere un pretesto per creare qualcosa di strano, un esercizio di stile, ma offrire contenuti concreti. This is it è il risultato di un grande lavoro di squadra con il team Research and Development del cantiere.

PM - Qual era l’idea di base?

GMC - L'idea era quella di ricreare quell’esperienza di resort sull'acqua: un po’ yacht, un po’ villa e un po’ hotel, e offrire agli ospiti tante zone diverse. L’utilizzo della asimmetria ha permesso di creare percorsi che attraversano lo yacht, coinvolgendo tutti i ponti a partire dalla beach area. Questi percorsi consentono di esplorare lo yacht secondo punti di vista sempre diversi. Ma non si desiderava una barca da show off. L'armatore, voleva uno yacht da porre sul mercato del charter, doveva essere accattivante e seducente. Volevamo che fosse un luogo in cui gli ospiti non si annoiano mai, con tante zone particolari, per vivere esperienze diverse a seconda dell'ora della giornata. Con spazi grandi e connessi tra loro all’interno e con l’esterno.  

PM - L’origine dell’armatore ha avuto un peso sull’evoluzione del progetto?

GMC - Assolutamente. Tutto nasce dal vento. Si è fatta l'ipotesi che la barca fosse charterizzata per lo più in Grecia e che sfruttasse la freschezza dell’aria naturale. Ma anche di rimanere protetti al chiuso e di godere del panorama esterno.

PM - Quindi ci sono spunti che derivano dal settore dell’architettura residenziale?

Esatto, mi viene naturale contaminare la nautica, poiché l’architettura è la mia formazione. Sebbene siano due ambiti diversi, il modo di ragionare è lo stesso. Il fine dell’architettura è agevolare la vita delle persone e cerco di far migrare ciò che è più idoneo per un’esperienza di yachting ottimale. In questo caso il nesso era particolarmente pertinente. Per esempio abbiamo ampliato, anzi quadruplicato la dimensione degli ambienti e delle vetrate. Tutta la sezione di poppa poi è un gioco di terrazze. E la scalinata dello yacht, che dal livello mare sale all'upper deck, è un vero e proprio pezzo di architettura.

PM - Ritornando al concetto di asimmetria. Con un layout che vede percorsi obliqui, curvature e contro-curvature, come avete ottimizzato lo spazio?

GMC - Abbiamo seguito un metodo che ci ha permesso di calibrare e ottimizzare le inclinazioni, creando storage tecnici per sfruttare eventuali zone “morte”.

PM - Un lavoro complicato…

GMC - Beh sì, usare forme e sagome non convenzionali implica impegno. Sono forme non molto amate dagli ingegneri navali, ma come spesso avviene, poi diventa un po’ una sfida.

PM - Quindi tutto ciò poteva essere solo a bordo di un catamarano…

GMC - Il concetto di partenza, come detto, era ricreare una sorta di resort e di conseguenza ci siamo domandati quale fosse lo scafo più adatto. Chiaramente si è scelto un catamarano: il baglio maggiore permette di lavorare e plasmare lo spazio.

PM - Parliamo della cabina armatoriale. Come nasce l’idea di crearla così, con una grande terrazza sul mare a poppa, con il letto centrale e il soffitto a vetri?

GMC - Volevamo creare un vero e proprio appartamento, con un ingresso, un bagno enorme, il guardaroba walk-in, una zona breakfast, un angolo studio dove tutto fosse connesso e fluttuante. È una sorta di loft, senza divisioni nette. Le vetrate sono completamente scorrevoli: interno ed esterno sono un tutt’uno. Il letto è stato posizionato centrale e vicino alla finestratura, così quando la si tiene aperta si ha quasi la sensazione di dormire in terrazza. Il soffitto è completamente vetrato con un’altezza di quasi 4 metri. La sensazione generale è di stare sospesi tra cielo e mare.

PM - Che scelte avete fatto per i materiali?

GMC - Sono stati scelti in armonia con l'idea che regola il progetto. Pochi e selezionatissimi. Con accenni colti dalle auto di lusso: pelle, alcantara dettagli in metalli nobili come l'oro, il bronzo e il platino che aiutano il gioco delle asimmetrie. La palette cromatica delle pelli è neutra e varia dal grigio chiarissimo al beige più caldo. E la freddezza del metallo è stata bilanciata con il calore dei legni lasciati al naturale, quindi rovere e tanto teak.

PM - Nell’arredo avete inserito alcuni mobili di brand italiani?

GMC - The Italian Sea Group è un cantiere italiano e di conseguenza sostiene il design italiano. In questo caso abbiamo lavorato con il gruppo Minotti. Abbiamo inserito dei pezzi particolari del loro catalogo armonizzandoli con l’arredo fatto su misura delle nostre maestranze per dare quel giusto tocco di sapore di casa in più.

PM - Come definirebbe lo stile degli interni?

GMC - Un minimalismo lussuoso. Tuttavia a colpo d'occhio This is It non è affatto minimal, perché è una barca molto elaborata. È un po’ futuristica ed evoca le navicelle spaziali come nei film di fantascienza degli Anni 60. La falegnameria interna al cantiere ha svolto un lavoro molto impegnativo. Pensiamo al vulcano riverso che c'è sul tavolo da pranzo: funge da epicentro e da fonte luminosa… è una sorta di scultura.

This is it è una barca fuori dagli schemi che ha posto il cantiere di fronte a nuove sfide per il raggiungimento di inedite soluzioni. Il design è estremo, è vero. Tuttavia è un progetto molto elegante e ricercato. This is it è un progetto onesto.

Désirée Sormani

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