Il dolce far niente in barca

Il dolce far niente in barca

La vela con spruzzi, mare e vento, e il dolce far niente

Barca a vela

26/03/2023 - 11:32

Cerco di solito di mettere in risalto le qualità̀ “abitative” delle barche perché́ so che sono le più̀ durevoli. Una barca con interni ed esterni comodi e piacevoli si frequenta volentieri e questo è un plus. Sedute scomode, interni claustrofobici, bagni stretti, cucine poco efficienti, pozzetti spigolosi invece stancano. Per qualche anno, sulle ali dell’entusiasmo, si superano gli ostacoli, ma col tempo l’innamoramento passa e le scomode realtà̀ rimangono. 

Grand Soleil GS44 interni

Anche l’industria ovviamente ha capito queste verità̀ e il “cruiser racer”, parlando di barche a vela, si è sicuramente ingentilito e non lascia nulla di intentato per sedurre armatore e armatrice. Inoltre, le dimensioni sono cresciute e oggi la barca “media” è più grande e comoda di quella di ieri.

Poi ci sono gli eccessi dove la ricerca di comodità̀ trasforma il modo di vedere la attività̀ “barca” Potremmo individuare una linea di demarcazione tra il tradizionale gesto sportivo o almeno di affezione alla vita all’aria aperta, e il moderno turismo nautico orientato al dolce “far niente” proprio nella rinuncia alla prestazione.

Il dolce far niente su un grande catamarano

Questo fenomeno si è potuto notare in questi anni soprattutto nei catamarani che si sono trasformati da barche veloci e leggere a case sul mare che spesso navigano a motore con le vele in funzione stabilizzatrice.

Le prestazioni perdute non sono quelle che si possono leggere sulle ubique polari che recitano, dal pulpito delle riviste, quanto veloce ”potrebbe” teoricamente andare la barca con un certo vento, ma parlo delle prestazioni vere, quelle che si registrano andando da A a B col vento che cambia, la corrente che ci fa scarrocciare e alla regolazione delle vele, un equipaggio di dilettanti che intervalla le suddette operazioni con spuntini e libagioni. Hanno tutto il mio rispetto ma per me l’andare a vela è un’altra cosa.

Great Barrier Express 

Tra i catamarani quelli cabinati piccoli e sportivi, hanno avuto un destino crudele. In Italia questa categoria trova veramente pochi sostenitori, se ne vede qualche esemplare, ma non c’è mercato. Peccato. Il catamarano, per le caratteristiche di finezza dei suoi scafi, non ha velocità limite. Cosa significa questa mancanza? Da una parte vuol dire che la barca non parte in planata, dall’altra significa che può̀ accelerare progressivamente senza sollevare grosse onde per cui più̀ vela (o più̀ motore) vuole dire più̀ velocità, e il catamarano, largo com’è, di vela ne può̀ portare tanta.

Un catamarano è corto ma largo: se la lunghezza è otto metri sarà̀ largo almeno 4,5 metri e offre una piattaforma all’aperto, un pozzetto diciamo, di molti metri quadri dove si può̀ stare veramente comodi. Dato che non ha zavorra, pesa una tonnellata o poco più̀ e porta tranquillamente 50 metri quadri di velatura per tonnellata, il triplo di un monoscafo.

Ora se facciamo un’operazione non troppo ortodossa e scriviamo quei cinquanta metri quadri come possibili “hp”, scopriremo che in un normale forza 4 (vento da 11 a 16 nodi) avremo a disposizione 12 cavalli (di vela) che spingeranno il nostro leggero catamarano a dieci nodi. Da Piombino in Capraia in tre ore. Certo tre ore sportive con spruzzi mare e vento, ma questa è la mia vela. Con un 50 piedi a due ponti ci metteremo forse lo stesso tempo sorseggiando un daiquiri, ma questo è dolce “far niente”.

 

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