Intervista Raymond Varraud: A proposito del futuro della nautica…

Didattica e tecnica

13/10/2017 - 20:25

A proposito del futuro della nautica…

Angelo Colombo intervista Raymond Varraud, colui che introdusse il kayak da mare in Italia e che con il suo primo progetto avviò la realizzazione dei sea kayak made in Italy.

Una storia avvincente quella del kayak da mare all’italiana, una disciplina oggi riconosciuta anche dalla federazione sportiva, ma molto giovane nonostante sia praticata con un mezzo antico.

Fino agli anni ’70 il tipo di canoa denominato kayak, ossia quello con la pagaia doppia e che prevede la posizione seduta dello sportivo, in Italia era concepito unicamente per acque interne e con un bel po’ di adattamento utilizzato anche in mare, sebbene con mezzi non idonei a mantenere la rotta, poco performanti e con limiti dettati tanto dalle forme dello scafo quanto da quelle della coperta.

Fuori dall’Italia e in particolare in Inghilterra e Francia in realtà si producevano già da diverso tempo kayak pensati per le escursioni in mare, scafi con forme più idonee ad affrontare il vento e le onde, a navigare per molte miglia e a poter sopportare carichi utili alle lunghe escursioni. Questo tipo di barca nato dalle popolazioni Inuit, un piccolo popolo dell’Artico discendente dei Thule, sinora ha subito aggiustamenti delle forme dettati dai potenti sistemi di calcolo, ma soprattutto dalla disponibilità di nuovi materiali e sistemi di costruzione. Concettualmente però, sono rimasti immutati.

A questo punto non resta che chiedersi come arrivò anche in Italia il kayak da mare. Dopo aver stabilito che i primi esemplari furono costruiti dalla Resinvetro negli anni ’80, bisogna capire quale, o meglio chi, fu l’innesco per la diffusione di questa disciplina in anche lungo le nostre coste. Il suo nome è Raymond Varraud, negli anni ’70 un ragazzo appassionato di kayak fluviale ma che trascorreva al mare le sue lunghe vacanze estive dove si arrangiava a modificare i suoi kayak da acque interne, per poterli utilizzare al meglio anche in ambiente marino. Come ci racconta nella videointervista che vi proponiamo, fu proprio un incontro casuale a nord della Francia a cambiare il corso della sua esperienza personale con questo tipo di barca. Ma quell’incontro cambiò anche quello di tanti di noi appassionati kayaker, che oggi possiamo contare su produzione e importazione di kayak marini, scuole specializzate e in grado di rilasciare certificazioni internazionali grazie alle quali possiamo noleggiare ovunque i kayak che altrimenti ci negherebbero, istruttori e una federazione che riconosce il kayak da mare tra le attività sportive. Insomma, sono passati circa 40 anni da quando Raymond, Ray per gli amici, portò in Italia il primo sea kayak acquistato all’estero, al quale ne seguirono altri e poi altri ancora fino al suo primo progetto per la Resinvetro. Oggi Ray vanta numerosi progetti di successo realizzati con diverse aziende ma soprattutto con la Sea Kayak Design, azienda che ha riscosso e continua a riscuotere anche oltre i confini nazionali, un importante successo per la qualità delle sue barche.

Con Ray abbiamo voluto parlare anche di questi aspetti legati alla nascita di questa disciplina in Italia di cui è stato artefice, in realtà lo abbiamo voluto incontrare a telecamere accese perché volevamo farci raccontare di un suo nuovo progetto.

Ray è appassionato di kayak e da sempre va anche in barca a vela, questo lo ha spinto a considerare diversi aspetti per la nautica del futuro e ne abbiamo parlato. Tra le parole che ci siamo detti, ma soprattutto quelle che Raymond con la sua consueta generosità verbale ci ha regalato, un futuro nautico che pensi veramente e senza retorica alla nautica per tutti è emerso. Quantomeno l’idea, che lui ha concretizzato con un progetto in cerca di chi vuole produrlo, di chi crede come noi che ci sia la possibilità di rilanciare le attività ludiche in mare stimolando il pubblico con barche semplici, versatili ed economiche.

Noi ci auguriamo che il progetto che a breve presenteremo nella sua versione di prototipo e che per adesso vi anticipiamo con questa intervista, trovi presto un’azienda che ne intuisca il potenziale e abbia voglia di agevolare la nascita di un sistema nautico rivolto a chi si avvicina al diporto. Detta così sembra un’operazione complicata, nella realtà basterebbe avviare un primo centro di formazione con un numero di barche tutto sommato limitato e organizzare escursioni didattiche itineranti. Non che questo basterebbe a dare soluzione alla necessità di ricostruzione del tessuto sociale dei diportisti di domani, ma sicuramente sarebbe  una delle azioni utili a rappresentare un inizio. Si fa un gran parlare di nautica minore, si dice che il mercato quando ripartirà e se ripartirà lo farà proprio da questa, crediamo anche noi che ci sarà un’importante rilancio delle barche più piccole. Le ragioni sono diverse, ma crediamo che sia innanzi tutto il momento di provare a portare in mare chi non ha ancora provato l’esperienza di esplorare grazie alle sue forze luoghi altrimenti destinati a rimanergli sconosciuti.

Per i lettori di PressMare che vogliono saperne di più, per il momento possiamo indicare il sito della Sea Kayak Design www.seakyakdesign.it dove ci sono i dell’azienda e da lì ciò che serve per contattare Raymond Varraud. Appena metterà la barca in acqua, nella sua versione definitiva dopo i test che ha già effettuato con le precedenti, gireremo un’intervista in mare o al lago dove la proveremo e ce la faremo raccontare nel dettaglio da lui che l’ha pensata, progettata e costruita.

Come ci ha detto nel corso di quest’intervista nel giro di un mese o poco più tutto sarà pronto, continuate a seguirci su www.pressmare.it

Angelo Colombo

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