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Guardia Costiera: 150 anni di storia

Istituzioni

13/10/2017 - 15:27

Il prossimo 20 luglio, a Civitavecchia, si celebreranno i 150 anni di storia del corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera.

La cerimonia prenderà vita nell'antico Castello Michelangelo che custodisce anche tutti i cimeli che questa lunga e affascinante storia ha permesso di collezionare sinora, alla presenza di autorità civili e militari.

PressMare.it sarà coinvolta direttamente in quanto sarà diffusa una diretta streaming dell'evento sul sito www.guardiacostiera.gov.it, con la gestione del collegamento di uno dei nostri giornalisti. Non mancheremo di fornire ulteriori dettagli ai nostri lettori, ma per adesso vogliamo offrire a tutti la storia del corpo militare proposta in sintesi dall'Ufficio Relazioni Esterne della Guardia Costiera.

Continuate a seguirci anche per questo evento.

Buona lettura,

PressMare

 

DAL 1865 AL 1890

Il 20 luglio 1865 Re Vittorio Emanuele II firmò, nella Firenze Capitale d’Italia, il decreto istitutivo del Corpo delle Capitanerie d porto nato dalla fusione del Corpo di Stato Maggiore dei Porti e di quello dei Consoli di Marina: militare il primo, con attribuzioni di carattere essenzialmente tecnico limitate all’ambito portuale, civile il secondo, con funzioni principalmente amministrative. Il nuovo Corpo si componeva di Capitani, Ufficiali ed Applicati di Porto. Il personale di bassa forza era composto da Guardiani di porto, Marinai di porto del luogo, Inservienti fissi e Inservienti del luogo. Le riforme al Codice della Marina nel 1887 e nel 1886 lasciarono immutato il principio dell'Amministrazione della Marina e attribuirono ai Capitani e, secondo i casi, agli Ufficiali  di porto le funzioni di pubblico ufficiale. Venivano allo stesso tempo affidate al Corpo attribuzioni di carattere militare quali, ad esempio, la formazione del contingente di leva marittima, l’arruolamento di giovani idonei a prestare il servizio militare nella Marina ed il loro avviamento alle armi

DAL 1891 AL 1914

L’evoluzione della navigazione, sia dal punto di vista tecnico che economico, determinarono un continuo ampliamento delle funzioni ed un maggiore impegno del Corpo delle Capitanerie. Questo ampliamento rese necessaria la costituzione di un organo direttivo che coordinasse le varie attività ed i servizi affidati alle Capitanerie di porto. Si arrivò, quindi, alla costituzione, del dicembre del 1910, dell’Ispettore del Corpo delle Capitanerie diporto( il cui primo Ispettore fu Carlo Francesco Mazzinghi), posto alle dirette dipendenze del Ministro e del Sottosegretario alla Marina. L’Ispettorato aveva compiti di vigilanza, di coordinamento e di controllo su tutti i comandi e gli uffici dipendenti.

DAL 1915 AL 1923

Alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia, con un provvedimento del maggio del 1915, si riconobbe il servizio prestato presso le Capitanerie di porto come compiuto sotto le insegne ed il personale fu autorizzato a portare le stellette militari. Successivamente alla memorabile impresa compiuta dalle Capitanerie di porto nel 1916 per evacuare l’esercito serbo - consista nel salvataggio di  260.895 militari, 10.153 cavalli, 68 cannoni e una notevole quantità di materiale bellico - nel febbraio del 1918 il Ministro della Marina affidò al Corpo delle Capitanerie alcuni servizi che interessavano la difesa militare. Pertanto, tutti gli appartenenti al Corpo furono militarizzati per la durata della guerra in corso fino a sei mesi dopo la firma dei trattati di armistizio. La militarizzazione venne definitivamente consacrata nel novembre del 1919. Nel 1923 il Corpo delle Capitanerie, dopo essere stato trasferito dal Ministero della Marina a quello dei Trasporti e, successivamente, al Ministero per l’Industria, il Commercio ed il Lavoro, fu incluso nella Regia Marina. Con questo provvedimento il Corpo assunse la fisionomia attuale.

DAL 1924 AL 1939

Nel 1924, con il passaggio dell’Amministrazione della Marina Mercantile al Ministero delle Comunicazioni, il Corpo delle Capitanerie passò alle dipendenze di questo dicastero per i relativi servizi d’istituto e del Ministero Marina per lo stato giuridico, il reclutamento, l’avanzamento e la disciplina militare. Tra gli anni ’20 e gli anni ’30 le Capitanerie di porto compirono un vero miracolo nella gestione dei traffici che, in conseguenza dell’istituzione delle Colonie, ebbero un notevole incremento. Nel 1938, in sostituzione dell’Ispettorato Generale delle Capitanerie di porto, fu istituito il Comando Generale delle Capitanerie di porto con a capo un Ammiraglio di Squadra.

DAL 1940 AL 1945

Durante il secondo conflitto mondiale i porti, per la loro importanza strategica, furono tra gli obiettivi principali dei bombardamenti nemici sin dall’inizio delle ostilità. Per far fronte alla difficile situazione, Ufficiali, Sottufficiali, Marinai e tutti i dipendenti civili delle Capitanerie di porto furono chiamati a svolgere un rischioso ed imponente lavoro per assicurare, via mare, i rifornimenti alle truppe ed alla popolazione. Nella caotica situazione successiva all’8 settembre 1943, le Autorità marittime impartirono l’ordine agli equipaggi di far partire o sabotare le navi nazionali; pertanto molti degli appartenenti al Corpo vennero fatti prigionieri e internati nei campi di concentramento. Notevole, in quello stesso periodo, fu l’attività delle Capitanerie di Porto volta a garantire l’efficienza della Marina Mercantile, nonostante la recrudescenza degli attacchi tedeschi.

DAL 1946 AL 1965

 La nascita della Repubblica nel 1946 portò alla riorganizzazione del Ministero della Marina Mercantile. Nel 1948 il Comando generale tornò ad essere denominato “Ispettorato generale” con dipendenza dai Ministeri della Marina Mercantile e della Difesa. Contemporaneamente ebbe inizio la difficile ricostruzione dei porti italiani gravemente colpiti e resi impraticabili dai relitti e dalle mine magnetiche.  Un esempio fu il porto di Trieste, la cui ricostruzione vide la collaborazione tra il Comandante del porto, il Governo  le Autorità locali. Nel novembre del 1951, la spaventosa alluvione del Polesine impegnò gli uomini della Capitaneria di porto nelle attività di salvataggio. Il nuovo ordinamento del Ministero della Marina Militare e quella Mercantile (1954) confermò il ruolo di indispensabile organo di collegamento tra Marina Militare e quella Mercantile dell’Ispettorato generale delle Capitanerie di porto.

DAL 1966 AL 1989

Nel 1966, con l’iscrizione dei mezzi navali destinati alle Capitanerie di porto, il Corpo cominciò ad avere dei mezzi propri. Nel 1982 venne emanata la legge sulla difesa del mare che affidava al Ministero della Marina Mercantile ed alle Capitanerie un’ampia competenza di controllo sulle attività commerciali marittima e sulla tutela dell’ambiente marino. Questa legge permise inoltre l’acquisizione di mezzi navali con caratteristiche idonee a far fronte alle nuove sfide operative, nonché  alle dotazioni di mezzi aerei che, alla fine degli anni 80, costituirono il primo Nucleo aereo con base Sarzana, in provincia di La Spezia. Con decreto interministeriale 8 giugno 1989 i reparti della Capitanerie di porto con compiti di natura tecnico-operativa, furono costituiti in “Guardi Costiera” che, pertanto, rappresenta un’articolazione del Corpo.

DAL 1900 AD OGGI

Nel 1994, con la Legge di riforma portuale l’Ispettorato Generale è stato elevato a Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto, retto da un Comandante Generale.

Attualmente il Comandante Generale è l’Ammiraglio Ispettore Capo (CP) Felicio Angrisano.

Oggi l’organico delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera consta di 11000 uomini e donne, distribuiti nell’ambito di una struttura capillare costituita da 15 Direzioni Marittime, 55 Capitanerie di porto, 51 Uffici Circondariali Marittimi, 128 Uffici Locali Marittimi e 61 Delegazioni di Spiaggia, mediante la quale il Corpo continua ad esercitare le proprie molteplici attribuzioni, sul mare e lungo le coste del Paese. Le oltre 300 sedi sul territorio si avvalgono di più di 400 mezzi navali ed aerei, necessari per operare nell’ambito dei 500.000 km2 di area marittima di responsabilità per la ricerca e soccorso in mare.

Il Corpo delle Capitanerie di porto - Guardia Costiera, Corpo specialistico, svolge compiti relativi agli usi civili del mare ed è inquadrato funzionalmente ed organizzativamente nell’ambito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti al quale si riconducono i suoi principali compiti istituzionali. Il Corpo, inoltre, opera in regime di dipendenza funzionale dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, e dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, che si avvalgono della sua organizzazione e delle sue competenze.

In più, quale Corpo della Marina Militare, esercita, in regime di concorso, funzioni di ordine militare nelle forme tipiche stabilite dalla legge. Le Capitanerie, con la componente operativa di Guardia Costiera, garantiscono il soccorso in mare in qualsiasi condizione, anche estrema.

Tra le citate competenze, in primis, la salvaguardia della vita umana in mare, della sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo, oltreché la tutela dell’ambiente marino, dei suoi ecosistemi e l’attività di vigilanza dell’intera filiera della pesca marittima, dalla tutela delle risorse a quella del consumatore finale. A queste ultime si aggiungono le ispezioni sul naviglio nazionale mercantile, da pesca e da diporto, condotte anche sulle navi mercantili estere che scalano i porti nazionali.

A supporto di tutte le attività istituzionali, il Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera utilizza apparati e sistemi ad alta tecnologia per il monitoraggio del traffico mercantile e da pesca, distribuiti nei diversi centri di controllo dislocati lungo le coste nazionali.

In questi anni sono stati portati a termine i programmi di potenziamento della componente navale del Corpo, culminata nella costruzione di due nuovi offshore patrol vessel della classe 900 da 95 mt., “Nave Dattilo” CP 940 e “Nave Diciotti” CP 941 e di un supply vessel da 65 mt., “Nave Gregoretti” CP 920. Nel contempo, sono state acquisite motovedette classe 400 per la vigilanza pesca, nonché le più recenti unità navali classe 300 SAR, specializzate nella ricerca e soccorso, capaci di operare in qualsiasi condizione meteomarina e dotate di grande autonomia, impiegate con maggiore intensità nelle acque del Canale di Sicilia per fronteggiare l’emergenza legata al fenomeno migratorio.

Anche la componente aerea è stata sviluppata con l’acquisizione del velivolo bimotore da ricognizione a lungo raggio ATR-42, e di ulteriori elicotteri AW 139 per le attività di soccorso in mare e tutela ambientale.

In questi contesti, a volte drammatici, a volte esaltanti, ma comunque sempre impegnativi e nuovi, il Corpo delle Capitanerie di porto opera con la forza dell’impegno che – oggi come allora – consacra la vera essenza e la spiritualità dell’animus che ne sorregge, sprona ed illumina la storia centocinquantenaria.

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