
Marco Malgara CEO di ICE Yachts
ICE Yachts, l’eccellenza italiana della vela raccontata da Marco Malgara
Dal cantiere boutique ai progetti del futuro: viaggio nel mondo ICE Yachts secondo il suo fondatore e CEO.
ICE Yachts è uno dei nomi più autorevoli della nautica italiana, un cantiere che ha saputo coniugare artigianalità, tecnologia e design in un mix perfetto di performance e stile. A guidarlo è Marco Malgara, imprenditore visionario, navigatore appassionato e CEO del brand, che ha fatto della qualità sartoriale e della cura del dettaglio i capisaldi della sua produzione. In questa intervista esclusiva per PressMare, Malgara ci porta alla scoperta delle barche in costruzione, dei progetti futuri e della filosofia che anima ogni scafo ICE.

Marco, quante barche avete attualmente in costruzione e com’è strutturato il vostro order book?
Al momento abbiamo otto imbarcazioni in produzione. L’order book è solido, anche se meno pieno rispetto a qualche anno fa, quando arrivavamo a tre anni consecutivi di commesse. Ciò nonostante, lavoriamo su progetti di grande prestigio. Tra questi cito con orgoglio il nuovo ICE 80, progettato da Felci, che sarà la nuova ammiraglia del cantiere e rappresenta l’evoluzione dell’attuale ICE 70, sempre per lo stesso armatore italiano. Poi c’è il nostro primo vero custom, l’ICE 64, commissionato da un ingegnere della NASA: un progetto pionieristico, con impianto a 48 volt, propulsione ibrida, batterie al litio, oltre 3 kW di pannelli solari, recupero dell’acqua piovana dal tettuccio rigido e addirittura rigenerazione energetica tramite elica sopra gli 8 nodi.

Soluzioni davvero avanzate. Tutto questo è nato da una vostra visione progettuale o l’armatore ha avuto un ruolo attivo?
È stato un concept nato interamente da noi. Le linee d’acqua e il design portano la firma dello studio Felci. L’obiettivo era creare un vero Blue Water cruiser, inteso nella sua accezione più autentica: una barca pensata per vivere e navigare in autonomia e sicurezza in ogni angolo del mondo. Dodger strutturale in carbonio, vetri oscurabili elettronicamente, sensori per le micro-vibrazioni antivegetative, sistemi di bordo interamente a 48 volt: sono tutte soluzioni che, fino a poco tempo fa, erano appannaggio esclusivo di superyacht oltre i 100 piedi.
A proposito di 48 volt: quali sono i vantaggi reali rispetto ai più tradizionali impianti a 12 o 24 volt?
I benefici sono significativi. I cavi possono essere molto più sottili, con una conseguente riduzione del peso: solo per l’impianto elettrico si risparmiano fino a 350 kg. Inoltre, si riducono le perdite e si migliora l’efficienza. Basti pensare che nell’automotive di nuova generazione, BMW e Audi hanno già adottato impianti a 48 volt. La nautica sta seguendo la stessa strada.

Passando ai modelli sportivi, ci parli dell’ICE 66 ST?
Il 66 ST – Sport Touring – è la versione ad alte prestazioni dell’ICE 66, disegnata da Farr e Micheletti. Ha una laminazione alleggerita, interni ottimizzati per il peso e una configurazione votata alla velocità. Alla recente Ruta del Sal, partendo da Barcellona, ha conquistato la Line Honours. È una barca con il DNA da regata ma con comfort da crociera.

E il nuovo ICE 56? Anche qui ci sono già degli ordini?
Sì, il primo modello sarà varato a febbraio dell’anno prossimo e ne abbiamo già venduti tre. Il layout interno offre volumi paragonabili a quelli dei 62 piedi di qualche anno fa. È una barca moderna, performante, raffinata, con grandi potenzialità sul mercato.
Quali sono gli altri modelli attualmente in costruzione?
Stiamo costruendo anche un ICE 70 Gran Comfort con cabina armatoriale per baglio a poppa, un ICE 66 RS (Raised Saloon) per un cliente brasiliano e un ICE 62 Targa senza hard top. Abbiamo poi in lavorazione i componenti per l’ICE 56 numero 2 e 3, che sarà, a mio avviso, un vero best-seller. E naturalmente continuiamo la produzione dell’ICE 52 ST, che ha ottenuto risultati eccellenti anche in regata nella categoria ORC.

Avete una clientela molto internazionale, come avete costruito queste relazioni?
Assolutamente. Su otto barche in costruzione, solo due sono per armatori italiani. Il resto arriva da Giappone, Germania, Brasile… È il frutto di una reputazione costruita nel tempo e di un passaparola che funziona molto meglio di qualsiasi pubblicità. ICE Yachts è un cantiere boutique, e gli armatori apprezzano il nostro approccio su misura.

A proposito di questo, il vostro ICE 64 sarà presentato in anteprima a Cannes. Potrebbe avere un seguito?
È possibile, anche se è talmente personalizzata da essere quasi irripetibile. Ma servirà da vetrina per mostrare cosa siamo capaci di fare a livello progettuale, tecnico ed estetico. Leggero, funzionale, bellissimo. Pesa meno di 22 tonnellate a pieno carico, ed è completo di tutto: doppi dissalatori, doppi piloti automatici… una barca d’eccezione.
Qual è l’identikit dell’armatore ICE?
Un cliente esigente, benestante, ma soprattutto appassionato di vela e competente. Chi sceglie ICE lo fa perché sa distinguere la qualità, e spesso diventa ambasciatore del nostro marchio. Costruiamo relazioni, non solo barche. Tanto che, se non troviamo la giusta sintonia con un armatore, preferiamo rinunciare alla commessa.
Parlavi di un ritorno dei catamarani?
Sì. Nel 2026 inaugureremo il nostro polo nautico a Brindisi, dove rilanceremo la produzione di catamarani a vela e a motore. Partiremo con un 52 piedi dalle prestazioni superiori rispetto ai concorrenti, con un peso ridotto di quasi 3 tonnellate rispetto a modelli simili. Faremo anche versioni a motore, ideali per la crociera comoda e a basso consumo.

Pensate anche a imbarcazioni monoscafo a motore?
Abbiamo già un progetto pronto, ma il mercato dei motoryacht è saturo. Aspettiamo il momento giusto, anche perché crediamo che alcuni competitor spariranno presto. Quando sarà il momento, saremo pronti.
Com’è la situazione del mercato ad oggi, primi di giugno 2025?
Per i cantieri di grande produzione è complicata. I gommoni sono in calo del 45%, molti costruttori di motoscafi perdono il 50%. Noi, consegnando sei barche l’anno, possiamo permetterci una selezione, e chi cerca un prodotto di altissima gamma finisce per rivolgersi a noi. Ma la situazione generale è incerta, e prevedo una ripresa concreta solo dalla primavera 2026.

Problemi con la supply chain?
No, perché lavoriamo con anticipo. Abbiamo in casa motori, accessori, materiali per gli interni… tutto tranne la resina, che per ragioni di sicurezza teniamo in quantità limitate. Se volessimo, oggi potremmo iniziare la costruzione di tre barche senza attendere nulla.
Vi è mai stato chiesto di costruire oltre gli 80 piedi?
Sì, più volte. Ma ho deciso che il nostro limite massimo sarà proprio l’80. Non ha senso snaturare la nostra identità. La più piccola ICE è il 52, che peraltro resta la mia barca preferita. Ne abbiamo costruite venti, e ogni volta migliora.

Cosa ci puoi dire di NICE, il maxi portacolori ICE Yachts nelle regate?
Si tratta di un meraviglioso 79 piedi disegnato da Reichel/Pugh, varato nel 1995 da McConaghy che ha conquistato un palmares invidiabile come Morning Glory prima e Capricorno poi. L’abbiamo acquisito come cantiere in co-ownership con un nostro cliente americano, lo abbiamo refittato e ottimizzato sui rating attuali. Con NICE partecipiamo ad alcune regate in Mediterraneo, da quelle di Portofino alla Maxi Yacht Rolex Cup di Porto Cervo, fino alla Barcolana dove nel 2024 abbiamo ottenuto un eccezionale terzo posto con un equipaggio di campioni delle Fiamme Gialle e davanti a scafi ben più lunghi e performanti. Credo che sia un eccellente veicolo di comunicazione e mi pregio del fatto che nessun altro cantiere in Italia possa vantare un rapporto così stretto con lo sport velico di una forza armata.

Giuliano Luzzatto
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