Come si naviga per diporto, ma il concetto è ampio in Finlandia

Come si naviga per diporto, ma il concetto è ampio in Finlandia

Navigare per diporto in Finlandia, un concetto ampio

Turismo nautico

08/08/2023 - 07:37

Una delle grandi opportunità che offre il Finnboat Floating Show, il salone galleggiante (e di prove pratiche delle barche) organizzato dall'associazione finlandese delle aziende nautiche e rivolto alla stampa di settore, è la possibilità di navigare in acque che generalmente noi mediterranei snobbiamo. La Finlandia (per quelli che tra noi la pensano come un Paese nautico) è considerata un produttore di barche non una destinazione in cui le barche si usano. Per quelli che non la pensano nautica affatto, suggerisco di leggere questo articolo riguardo la cantieristica finlandese. D'altra parte se la tua mente va alla Finlandia ti immagini la neve, le renne e gli abeti, non il costume da bagno.

La realtà è molto diversa perché se si costruiscono le barche, qua, è perché si usano. E tre sono i principali utilizzi.

Come uso la barca in Finlandia
Il primo è da commuter: si compra la barca per raggiungere il cottage estivo, la casa in cui i finlandesi si trasferiscono il venerdì sera, in moltissimi casi costruita sull'isoletta privata, o in un'isola condivisa con altri, questo dipende più da quanti vicini vuoi che dalla disponibilità di spazio e più avanti capisci perché. I cottage sono circa 500mila, sparpagliati per le varie isole e fiordi e laghi. Considerando che i finlandesi sono 5,5 milioni, capisci quanto è comune avere bisogno di una barca. E queste sono le classiche barche nordiche con la cabina chiusa, il parabrezza rovescio, spesso con scafo in alluminio.

Il secondo è da barca da pesca, praticamente tutti i finlandesi con cui ho parlato hanno dichiarato la loro passione per il tirare fuori pesci dall'acqua, nessuno invece mi ha elogiato le rilassanti sensazioni di sparare fucilate a grossi carnivori o ungulati vari. 

Il terzo utilizzo, e a noi più congeniale, è come barca da diporto fine a se stesso. Attività limitata a quattro mesi, da giugno a settembre, anche un po' di più se sei ben vestito, poi il mare congela. Tuttavia è un'attività in voga e sempre più vitale, si capisce se si osserva quanti cantieri locali propongono barche open o assai apribili, motoscafi per molti aspetti mediterranei, ben diversi dai tug citati nel primo gruppo.

L'edizione 2023 del salone navigante organizzato da Finnboat è stata organizzata con base di partenza quotidiana il marina di Nagu, il paesino che per chi proviene dalla terraferma funge da porta d'accesso all'incredibile arcipelago di Turku, la seconda città per abitanti in Finlandia dopo la capitale Helsinki e sede di un'ottima università .

L'arcipelago di Turku
Da qui si apre un dedalo di canali, passaggi, specchi d'acqua più ampi creato da 20mila (ventimila, in cifre e in lettere perché vale la pena insistere sul numero) che si estendono dalla città che dà il nome all'arcipelago e che si sparpagliano fino al confine con le acque svedesi. Sembra che chi ha disegnato la costa, per ispirarsi, abbia preso un biscotto lo abbia sbriciolato sulla carta nautica di questo tratto di costa e poi ha detto agli operai di costruire le isole come s'erano sistemate le briciole. 

Non so se è il riscaldamento globale, una stagione particolarmente mite o l'essere quasi all'estremità più meridionale della penisola finnica, la temperatura nella settimana a ridosso del solstizio d'estate variava dai 19 gradi della mattina fino ai 24 delle ore più calde. A occhio (e a mano) la temperatura dell'acqua probabilmente ancora non raggiungeva la doppia cifra (ma io sono idrosolubile e quindi non ho indagato oltre). Per essere affini all'idea del grande nord, comunque, gli splendidi ospiti che ci hanno portato in giro mi hanno raccontato che la settimana prima del nostro arrivo, ancora le temperature dell'aria stavano intorno ai cinque, otto gradi al massimo.

Tu sei mai andato a scogli?
E a proposito di andare per mare, una cosa che raccontano i finlandesi su di loro è: se conosci uno che ti dice di andare in barca da 20 anni chiedigli quante volte è andato a scogli: se ti risponde: «mai!», due sono le cose: o non è 20 anni che va in barca o ti sta dicendo una ca… (termina tu con "...zzata" o "...volata" a seconda del tono che preferisci).

Navigare senza chartplotter qui è davvero un'operazione ai limiti del virtuosismo. Per darti un'idea: il 75% dei segnali nautici mondiali è usato in acque finlandesi: se tieni conto che la superficie del Paese rappresenta appena lo 0,22% delle terre emerse capisci che cosa vuol dire navigare lungo queste coste.

Se non ti avvali della strumentazione elettronica (e ringraziamo Einstein che con la teoria della relatività ci ha permesso di realizzare il sistema GPS) qui devi andare a occhio… tanto occhio (fino a che non arrivi al punto in cui vai a orecchio: SBAM!)

Cardinali, cartelli, miragli, mede, boe, allineamenti, fari… è davvero un trionfo di comunicazione. A seconda dell'importanza per traffico e destinazione di certi canali, le principali rotte di avvicinamento sono indicate da grandi coppie di cartelli con una striscia verticale rossa in campo bianco o giallo che mostra l'allineamento corretto e quindi la rotta da tenere. Il primo è più o meno a livello dell'acqua, il secondo, posto più in alto e a diverse decine di metri di distanza, svetta sulle cime degli abeti, alberi che ero abituato a vedere accanto agli skilift, non a legarci attorno le cime d'ormeggio quando si è in rada.

Le briciole di Pollicino e il Gps
Se le vie da seguire sono più "locali", le tue briciole di pollicino sono dei cardinali cilindrici galleggianti oppure segnali laterali (rosso e verde). I primi danno solo un'idea di dove sia il "sasso", i secondi ti dicono anche se stai andando verso la terraferma (quando -e se- ci arrivi) o verso il mare: sono sistemati come all'ingresso dei porti, con il verde a destra per chi entra. Questo l'ho imparato durante il primo giorno quando navigando sereno dopo una serie di segnali cardinali mi sono ritrovato ad avere, a pochi metri dalla prua, il rosso a destra e il verde a sinistra… al mio sguardo stupito e in cerca di assistenza rivolto allo skipper (che saggiamente quelli di FinnBoat lasciano a bordo delle barche in ogni test) lui mi ha semplicemente detto, strizzando l'occhio: «basta che ci passi in mezzo».  

Nota a margine, i finnici sono ospitali e ben disposti verso chi li va a trovare, basta che chi gli si presenta in casa si faccia riconoscere. Per questo se arrivi verso la terraferma dalle vie di accesso ufficiali, con la protezione di san chartplotter e il riferimento di un po' di cartelli non hai problemi, ma se vuoi trovare vie alternative o anche semplicemente vuoi andare da un punto A a un punto B passando per canali fuori dal traffico principale sappi che NON tutti gli scogli, i bassi fondali e i pericoli sono mappati. Un po' perché è oltremodo impegnativo (se le isole censite sono 20mila hai idea di quanti sassi puoi trovarci in mezzo?!) e un po' perché… è bene che la gente passi da dove si può vedere chi passa.

Lettere e isole nell'arcipelago di Turku
Alla punta di alcune isole si trovano dei cartelli con scritta una lettera maiuscola che serve per dare in maniera inequivocabile prova di dove si è… ora tenendo conto di quante sono le isole in totale e che le lettere sono solo 25, capisci che se vedi un cartello con scritto H (o A o C…) devi già più o meno capire a quale "alfabeto" stanno facendo riferimento, ma integrando carte e rilevamenti risulta un'impresa solo molto difficile, con una paio di anni di esperienza specifica in queste acque potrebbe essere alla portata di quasi tutti.

Ovviamente ci sono anche cartelli che ti avvertono che tra due isole ci può essere una linea elettrica quindi se hai una barca a vela tieni conto di quanto è alto il tuo albero. E poi se non ti basta, ci sono anche i segnali che ti indicano che in quel tratto d'acqua (per colore, salinità e onnipresenza di terra non viene istintivo chiamarlo mare, senza che questo tolga nulla al suo fascino) devi rispettare un limite di velocità e non produrre onde. Ciò limita il fastidio e gli eventuali danni agli ormeggi e alle strutture costiere dei vari cottage che fino a pochi anni fa potevano essere costruiti anche a ridosso dell'acqua,mentre adesso devono distare almeno 50 metri dalla costa.

Limiti di velocità e laghi
Curiosità: il limite di velocità è espresso in km/h e non in nodi. Alla domanda sul perché, visto che è un limite che si legge in barca, mi hanno spiegato che: se parli a quelli di mare sanno che cosa è un nodo, ma se parli a quelli di terra loro capiscono solo i km/h. Ma, ho ribattuto io, chi va in barca non è uno di mare? Certo, hanno detto i finnici, se consideri solo quelli che vanno in mare sì, ma siccome in Finlandia abbiamo più di 100mila laghi(!) è molto probabile che tu debba dare questa indicazione di velocità anche a chi naviga solo in acque dolci e loro, mi hanno detto come parlando del cugino tardo che non ci arriva, capiscono solo di km/h.

Al sapere che i laghi sono centinaia di migliaia viene da chiedersi chi li abbia contati tutti. Un collega di Helsinki mi ha spiegato: «Avevamo iniziato noi finlandesi a dire: con 10mila laghi siamo il Paese con più specchi d'acqua al mondo; poi qualche anno dopo, la Russia ha ribattuto: noi ne abbiamo 15mila; al che è arrivato il Canada con un: ah, ah, che pochi, noi ne abbiamo più di 31mila… al che la Finlandia ha buttato là un All-in del tipo: noi ne contiamo 187,888 che hanno un'area di oltre 500 metri quadrati...». Punto, set, gioco, partita.

Tanta abbondanza di isole dà una serie infinita di opportunità. Intanto è praticamente possibile arrivare sempre su una spiaggetta o in una baia dove letteralmente non vedi anima viva se non chi è in barca con te o i moltissimi uccelli che stazionano da queste parti (gli unici che mi aspettavo di trovare e che non ho visto sono i nostri gabbiani, pensa un po'). La bassa salinità dell'acqua consente alle cannucce e alla vegetazione di "arredare" le insenature più riparate creando un ambiente più da lago che da costa marina, diversissimo dai nostri e per questo estremamente affascinante. Così come ha colpito la mia immaginazione mediterranea l'apparire nei boschi costieri, delle seminascoste case estive, i moltissimi cottage. Alcuni semplici e minimali, poco più che rifugi, fino a qualche vera e propria villa signorile. Con barche di 50 e più piedi ormeggiate nel moletto privato. Eventualità molto rara perché quassù la misura più venduta di barche è circa 5,5 metri e le unità sopra i 40' vendute ogni anno si contano letteralmente sulle dita di due mani. 

Cara, scalda l'alce che sto per sbarcare a casa!
Tra parentesi c'è anche chi, come barca da trasferimento, si prende un catamarano in alluminio con prua apribile e gru per caricare fino a 2 tonnellate a prua. Il suo uso: si carica tutto quello che si può a proravia della cabina di guida, si naviga a 30 nodi verso la destinazione e infine si atterra (letteralmente) come un mezzo da sbarco arrivando con gli scafi sulla terraferma e aprendo la prua per sbarcare tutto e tutti. La dimostrazione me l'hanno data in diretta mentre ero a bordo: lo skipper ha messo la prua in direzione di uno scoglio levigato dal mare e dal gelo e appena più lento della velocità con cui entreresti in un marina, serenamente è salito per qualche decina di centimetri sul sasso, ha aperto la prua e mi ha fatto scendere alla conquista dell'isola… dello scoglio (ma non mi ha lasciato piantare la bandiera). In ogni caso, per chi deve portare sull'isola privata l'auto, il quad, le biciclette, un mobile o il nuovo materasso per la casa o qualcuno con ridotta mobilità questa è una soluzione, magari esteticamente con dei limiti, ma davvero pratica e funzionale. 

Patente e alcool
E a proposito di limiti: qui in Finlandia per andare in barca non serve la patente. O meglio ti serve, ma solo se vuoi avere una nave da diporto. Per tutto quello che sta sotto i 24 metri non hai bisogno di nessuna autorizzazione, se vai in giro per diporto, a prescindere dai cavalli motore installati. Per cui guidi quel che puoi permetterti: lo compri e vai.

In compenso però c'è un limite per quanto riguarda il tasso alcolemico. Lo sappiamo che i nordici amano bere bevande alcoliche. E le reggono (soprattutto lo reggono meglio la mattina dopo), ma quella è selezione naturale: se non sei in grado di sostenere questi ritmi e tassi alcolici sei già morto da qualche generazione. Per questo, come in strada non si può guidare in "stato di ebbrezza". Se questo valore per chi guida una macchina è fissato, come in Italia, a 0,5 g di alcool per litro di sangua, in mare, vista la pericolosità delle acque e l'assenza di patente, il limite diventa: 1 g/l, il doppio. «In mare gli spazi sono più ampi e gli incroci non ci sono, mi hanno spiegato, e quindi anche se hai i tempi di reazione un po' rallentati il pericolo è scongiurato», mi hanno spiegato i locali. E alle brutte, in caso di incaglio, puoi sempre dire che siccome erano 20 anni che navigavi e non eri mai andato ancora a scogli ti sei tolto il pensiero perché non vuoi passare da uno che dice ca.. (vedi sopra). 

L'ancora dalla parte sbagliata
Le caratteristiche geografiche di quest'area fanno sì che il moto ondoso sia un problema relativo, mentre sono molto più probabili gli incontri con i bassi fondali. Quindi le barche qui hanno l'ancora a poppa e nel gavone di prua ci mettono la scaletta per il bagno («Ancora, salpancora e catena ce li installiamo, certo, ma solo se le portiamo da voi nel Mediterraneo).

Poiché, dicono, l'estremità che pesca di più di una barca, a vela o a motore che sia, è la poppa, per le eliche o per i timoni, tanto vale tenere questa parte lontana da terra e portare la prua il più vicino possibile al punto di attracco. Come logica non fa una piega. Unico dettaglio che mi ha lasciato un po' perplesso (ma se lo fanno tutti significa che è sensata la giustificazione che mi hanno dato) è che spesso non mettono catena a monte dell'ancora. E, più spesso ancora, neanche una cima. Al loro posto usano una fettuccia tipo quella delle tapparelle, lunga qualche decina di metri e tenuta arrotolata in una bobina applicata su un lato del pozzetto o su un pulpito. «Ma la catena?!», ho chiesto e un paio di skipper mi hanno detto: «Qui l'ancora fa presa sulle rocce non su sabbia, fango o alghe, per cui la catena non serve». Loro navigano qui da quando sono nati e quindi ho ritenuto le risposte soddisfacenti e veritiere. Puoi vedere un video sull'ancora a poppa, realizzato da quelle parti.

Quando ci si sposta non è infrequente navigare tra i vari marina, dove fermarsi a pranzo, a cena o per seguire, nelle strutture ricettive sempre perfettamente mantenute, delle attività in loco in un qualsiasi momento tra questi due, tanto di questo periodo dell'anno non fa buio praticamente mai e diventa scuro solo per un paio di ore a notte… E qui, sulle varie isole e nei vari centri si trovano anche offerte di attività alternative con percorsi culturali, eventi artistici, negozi e workshop per adulti e bambini. Insomma un parco giochi che si visita in barca.

Cosa ho visto e dove sono stato
Partendo da Nagu tutte le mattine sono stato a Verkan, dove ho provato il ristorante Buffalo che cucina le migliori costolette di queste latitudini (e in effetti erano strepitose); Korpoström (il cosiddetto centro dell'arcipelago), dove era allestita una mostra d'arte contemporanea, e promuovevano attività con laboratori per ragazzi e lezioni di artigianato locale; Paraisten Portti; dove il sabato ci sono serate musicali dal vivo, Gullkrona, dove la natura è particolarmente curata, infatti tra le altre regole per i turisti che visitano questo delizioso punto verde è subito chiarito che: «Fumare è consentito solo davanti alla Capitaneria di Porto, si prega di utilizzare i posacenere. I mozziconi di sigaretta non possono essere gettati in natura o nei cassonetti. Lo smaltimento dei rifiuti è presso il porto dei ferry, accanto alla bandiera Roska Roope. Ci aspettiamo che tu separi i tuoi rifiuti».

E poi Seili, un'isola incredibile, prima usata come lebbrosario e poi come ospedale psichiatrico per donne, oggi rinata come centro turistico e sito universitario di ricerca biologica. Infine Pähkinäinen, l'isola più lontana da Turku che oltre ad avere la spiaggia balneabile, ricche zone di pesca, il molo per il ferry e pecore e mucche al pascolo, offre anche il servizio di sauna a pochi metri dalla spiaggia, per chi si dovesse riprendere dall'impegno di navigare fin qua.

Insomma, grazie a un evento spettacolare come il Finnboat Floating Show ho visto e provato le barche, ho conosciuto e ho passato del piacevolissimo tempo con i produttori, i proprietari dei cantieri, i fondatori, gente che li gestisce direttamente, ho visto dei posti incredibili, tutto con un'organizzazione perfetta, puntuale al minuto, ma rilassata, con un'atmosfera da gita scolastica delle superiori: fantastico. L'immagine ricevuta è di un Paese meraviglioso dal punto di vista ambientale e turistico, con aziende e persone serie e condotte con attenzione e visione, che esportano in tutto il mondo e che promuovono in maniera efficace -e corporativa- i loro prodotti. Una cosa che copiare non sarebbe sbagliato.

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