Mauro Feltrinelli

Mauro Feltrinelli

Frauscher, Feltrinelli e la nautica tarte Tatin

Barca a motore

01/06/2023 - 09:40

Frauscher, Feltrinelli, Tatin (quest'ultimo inteso come nome-cognome di torta). Cosa c'entrano un cantiere austriaco, un dealer italiano -anche se mi verrebbe più da dire: un partner strategico- e un dolce francese inventato (si narra) per dimenticanza e che, di base, è una torta di mele preparata al rovescio, con le mele che cuociono nel burro e la pasta brisé appoggiata sopra e poi servita dopo averla ribaltata?

C'entrano perché anche i Frauscher spesso ribaltano la realtà che conosciamo per proporre ricette nautiche che, anche se composte dagli stessi ingredienti, hanno un sapore differente e per certi versi migliore. Se per qualcuno la tarte Tatin non fosse stata meglio della torta di mele tradizionale, nessuno oggi parlerebbe della geniale "dimenticanza" e le due sorelle Stephanie e Caroline Tatin (prevedibilmente sparite dalla memoria collettiva) sarebbero solo due tizie che a fine Ottocento gestivano l’Hôtel du Pin d’Or a Lamotte-Beuvron, in Francia.

Al contrario, come la famosa torta.
Ma andiamo con ordine. Le due F, Frauscher e Feltrinelli, rappresentano un binomio che va al di là del rapporto cantiere-dealer. Pur con le loro differenze "nazionali", romantici e sensibili al bello come siamo noi italiani, pragmatici e funzionali come sono gli austriaci, entrambi condividono principi fondanti e sentono la responsabilità nei confronti del cliente per quanto riguarda il valore e l'affidabilità dell'oggetto venduto al cliente.

Un approccio antico, si potrebbe dire, oggi che apparentemente conta più la ricorrenza del servizio da farsi pagare che la vendita in sé. Un po' la logica da produttori di rasoi o di stampanti e fotocopiatrici: l'oggetto te lo vendo a un basso prezzo, ma ricarico all'infinito sui pezzi di ricambio o l'assistenza che devi comprarti. 

Cantiere Nautico Feltrinelli (5)Caption

 

Frauscher e Feltrinelli un binomio solido
Le barche che nascono nei cantieri di Ohlsdorf, invece seguono una logica differente: devono arrivare al cliente in uno stato eccellente, devono essere lavorate nel dettaglio prima di lasciare le unità produttive. Se non altro per una semplice ragione emotiva: anche se l'intervento di assistenza lo fornisce il cantiere, in tempi brevi e con professionisti di eccelsa levatura è comunque un'interruzione del rapporto di esclusivo piacere che devi avere con la tua barca. Scoprire che la barca ha qualcosa che non va, significa non uscire in acqua, significa chiamare l'assistenza, significa aspettare la riparazione e significa sentire di avere un oggetto"cerottato" per quanto ben sistemato esteticamente. E questo va contro una delle idee che Frauscher e Feltrinelli condividono: garantire il valore di un oggetto che verosimilmente avrà più vite, passando di mano in mano ai vari proprietari nel corso della sua esistenza. Un oggetto ben fatto dura di più e vale di più per tutti. Certo, costa di più, ma perché si compra qualcosa di concreto: affidabilità, longevità, valore (e anche qualcosa di emozionale: piacere).

Perché costa un Frauscher
La ragione del costo maggiore non risiede solo nella scelta dei materiali, dei designer e degli accessori, ma riguarda in buona parte l'impegno e l'organizzazione del lavoro. Richiede infatti che si affrontino a monte tutti gli aspetti della vita della barca, non solo quelli interni al cantiere, diciamo la vita "intrauterina" e gestazionale, ma anche quelli successivi e che riguardano l'uso quotidiano. Dalla progettazione e lo studio di soluzioni specifiche, l'ottimizzazione delle linee d'acqua, per realizzare una barca che non ha bisogno di accessori come stabilizzatori, flap, intruder per essere piacevole e funzionale sia in navigazione sia all'ormeggio, fino la qualità delle finiture e l'affidabilità di tutto ciò che è a bordo. «Facciamo di tutto affinché il viaggio del cliente con Frauscher sia il più lungo e piacevole possibile», mi dice Mauro Feltrinelli, che insieme al fratello Dino gestisce il Cantiere Nautico che porta il loro cognome e che dal 2003 rappresenta nel Bel Paese il marchio austriaco.

Frauscher naviga bene anche contro corrente
Altra ricetta servita ribaltata da Frauscher rispetto a ciò che si trovava sui menù degli altri cantieri è stata la capacità di ridare lustro e lusso a un oggetto piccolo. In un mondo spinto verso l'ipertrofia dimensionale in cui il tuo valore nautico è dato solo dalla tua dimensione, la coppia F&F ha saputo creare e proporre barche piccole, ma rifinite e con lo stesso appeal di yacht grandi tre volte tanto. Una scelta che ha permesso anche ad altri concorrenti di proporre soluzioni analoghe, ma dovendosi arrendere alla primogenitura in questo senso dei prodotti Frauscher.

La nautica elettrica e la sua realizzazione
Terzo momento "Tatin" nell'approccio frauscheriano alla nautica è il rapporto con l'elettricità come propulsione. Ricordo perfettamente il primo ibrido nella nautica nato dalla collaborazione tra il cantiere austriaco e la Steyr Motors che nel 2008 debuttò al Boot di Düsseldorf, Germania, a gennaio 2008. Così come ricordo che l'anno successivo la compagine d'oltralpe presentò "la prima barca elettrica a idrogeno pronta per la produzione in serie". Poi più nulla… 

Eppure è ormai qualche stagione che guardando ciò che propongono i vari produttori  sembra quasi obbligatorio dover vantare almeno una soluzione ibrida per la barca, ma Frauscher ancora non ha lanciato nessun avviso a riguardo negli ultimi anni.

Adesso pare che qualcosa di attuale in questo senso sia in arrivo, anche se nessuno si sbottona su cosa in realtà sta per essere presentato. Però ho chiesto perché, dopo essere stati pionieri, adesso fanno quelli che apparentemente inseguono.

Frauscher 1212 Ghost 

 

L'importanza di tornare indietro
«Frauscher ha prodotto e produce barche elettriche da anni, ma prima che per un discorso di moda è stata una scelta soprattutto passionale e, diciamo così, di democratizzazione dell'andare in acqua», spiega Feltrinelli. «Volevamo vendere le nostre barche anche a chi aveva la necessità di navigare dove la legge impone dei vincoli per quanto riguarda le emissioni locali, vedi per esempio i laghi austriaci e svizzeri. Ma lì sei obbligato ad avere una barca del genere. Invece in mare o dove non ci sono questi limiti imposti non vedevamo nessuna ragione per dare un prodotto del genere, che ha di sicuro meno autonomia e meno velocità, rispetto a una barca spinta da un motore a combustione interna. Inoltre qualsiasi mezzo elettrico necessita di infrastrutture adeguate per la ricarica e finora non avevamo visto la presenza di qualcosa di fruibile normalmente. Oggi che abbiamo già fatto nel tempo tutti gli esperimenti interni; capito come gestire l'elettricità e la barca elettrica; finalmente una rete infrastrutturale (che abbiamo anche noi contribuito a realizzare, nel nostro piccolo) adatta a supportare questi tipo di prodotti, ecco adesso siamo pronti ad arrivare con la nostra proposta».

Impara l'arte e mettila da Frauscher
Insomma, impara l'arte e mettila da parte e quando sai che è utile e applicabile portala in sostituzione di altre. Vale a dire: commercialmente si agisce dove c'è un mercato che ha quella specifica necessità, ma dove la necessità non c'è si aspetta di avere i prodotti per sostenere il passaggio e proporre una vera soluzione alternativa a ciò che si trova sul mercato. Una logica ineccepibile. «Affrontare l'elettrico senza rischiare sulla pelle del cliente e sul nome del cantiere. Oggi possiamo avvalerci di esperienze nostre ed ereditate che sono parte di un nome e di una storia in cui crediamo. Per noi è impensabile bruciarsi per realizzare l'oggetto-di-moda ed è per questo che abbiamo aspettato che tutto il quadro fosse definito e completo prima di metterci la firma e proporlo ai nostri clienti» chiosa Mauro.

Frauscher 1212 Ghost


Non ci troverai quello che non serve
Infine, come succede per la torta da cui siamo partiti, su un Frauscher c'è solo quello che serve. Certo, vendere quanti più accessori si può a chi compra una barca, è una normale pratica commerciale messa in atto da molti dealer e da molti cantieri. Il binomio F&F preferisce seguire una logica diversa e non aggiungere le ciliegie alla torta di mele anche se quest'anno-vanno-di-moda. 

Non mettere ciò che non è necessario significa che non si rompe e non richiede assistenza (vedi ciò che dicevo all'inizio), non occupa spazio (e questo migliora anche la vita di chi deve, fosse anche solo per manutenzione periodica, lavorare in barca) e non genera peso (a vantaggio della tanto importante quanto decantata ecosostenibilità). Tutti risultati auspicabili, insomma.

A questo punto non resta che aspettare qualche settimana per sapere come tutta questa  filosofia ha di nuovo trovato concretizzazione nella nuova (anzi nelle nuove, perché sappiamo che le novità in arrivo sono due) barche.

Giacomo Giulietti

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