Daniele De Tullio, Italia Yachts

Daniele De Tullio, Italia Yachts

Daniele De Tullio: Italia Yachts naviga spedito verso il futuro

Barca a vela

05/03/2021 - 09:52

La pandemia, fra le tante privazioni, ci ha anche tolto il piacere di intervistare i nostri interlocutori in maniera reale, fisica. Anche quella con Daniele De Tullio, manager e proprietario di Italia Yachts, è stata pertanto l’ennesima chiacchierata fatta in forma virtuale, noi nella nostra redazione e lui nel suo ufficio di Ferrara, dove ha sede il nuovo cantiere. Italia Yachts, lo ricordiamo, produce imbarcazioni a vela da 10 fino a 16 metri di lunghezza, proposte al mercato con due distinte linee di prodotto declinate da ogni singolo modello: Bellissima e Fuoriserie.

Un incontro di quasi un’ora e mezza, davvero denso di argomenti e informazioni interessanti delle quali, solo per ragioni di spazio, proponiamo un sunto. L’intervista ci ha fornito una fotografia attuale dell’azienda, a una decina d’anni dalla sua fondazione ma, soprattutto, a un anno di distanza da quando si è manifestata la pandemia.

La prima domanda, dunque, non poteva che essere proprio sull’attualità: quale impatto ha avuto un anno di Coronavirus sulla vita del vostro cantiere?

Daniele De Tullio - Ci siamo dovuti organizzare per rispettare gli standard di sicurezza sanitaria necessari per contrastare gli effetti della pandemia, ma il cantiere non si è praticamente mai fermato, la produzione di Italia Yachts è andata avanti con regolarità, favoriti dal fatto che in questa nostra nuova struttura di Ferrara di spazio a disposizione ne abbiamo parecchio.

PressMare - Lo stesso vale per il mercato? Com’è stato dal punto di vista commerciale vivere un anno così complesso?

DD - È indubbio che il 2020 fosse iniziato con qualche ansia, non si riusciva a comprendere quale piega avrebbe preso la situazione sanitaria e dunque era difficile preconizzare quale sorte avremmo avuto anche noi, aziende del comparto nautico. Poi, devo dire grazie anche all’aiuto dei media e dei social, ha iniziato a circolare e a prendere sempre più piede il concetto che, stante la pandemia, la barca, senza distinzioni di tipologia e forma, sarebbe potuta essere per ciascuno, per ogni famiglia, uno dei luoghi più sicuri dove poter trascorrere il proprio tempo libero o le proprie ferie.

PM - Mentre tutti eravamo a casa, c’è stato chi sognava una barca…

DD - Già in pieno lockdown, in effetti, abbiamo percepito grande interesse verso le nostre barche, ma penso che ciò valga un po’ per tutti i cantieri, da chi fa natanti ai costruttori megayacht, per cui, tirando oggi le somme, penso di poter dire che il 2020 è stato senz’altro un buon anno per tutta la nautica.

PM - Un ottimo risultato ma che ci fa sorgere spontanea una domanda: quale valore dà ai saloni nautici, visto che negli ultimi 12 mesi, a parte Genova, non se ne sono svolti? Il mercato è andato bene anche senza…

DD - Restano importantissimi, direi fondamentali e mi auguro che presto si possa tornare a farne. Pur impegnando risorse molto importanti nei budget di ogni cantiere, pur generando un costo/contatto elevatissimo per ogni prospect che riusciamo a portare a bordo delle nostre barche, pur essendo appuntamenti dei quali approfittano soprattutto gli operatori per venirti a proporre qualche nuova fornitura e dunque sempre più lontani dall’essere momenti dove si vendono barche, penso che i saloni nautici portino con sé una serie di aspetti positivi imprescindibili per il settore.

PM - Difficile vendere una barca a un salone?

DD - Può accadere, certo, ma si tratta di un momento al culmine di un lavoro iniziato qualche mese prima. Le barche vendute con lo “sconto fiera” sono frutto di politiche commerciali molto aggressive, alle quali non credo assolutamente. Più spesso, invece, il salone nautico rappresenta una fantastica occasione per l’armatore che, avendo in testa che tipo di barca vuole, viene in visita, magari un paio di giorni, per fare il giro degli stand, vedere cosa offrono i vari marchi e fare confronti diretti. Direi che questo è uno degli aspetti più stimolanti per noi dei cantieri: essere messi a confronto, essere oggetto di una sana competizione che si gioca sul prodotto. Senza il confronto con il resto del mercato, si rischia di fare delle barche troppo legate al proprio gusto, imboccando strade che magari ti portano lontano, confinando il tuo prodotto in una nicchia. Senza il confronto si viene meno stimolati a fare meglio… Poi c’è anche l’aspetto “team building” dato dal condividere la kermesse con tutto il nostro team, le ore in cui siamo a contatto col pubblico e con i competitor, ma anche i momenti dopo salone, quando si sta tutti assieme.

PM - Cosa chiede agli organizzatori dei saloni nautici?

DD - Di far costare meno questi eventi, che nel budget di un cantiere drenano pesantemente risorse, migliorando i servizi per chi espone, spesso non all’altezza. È sempre una questione di rapporto fra qualità e prezzo.

PM - Tornando al discorso della concorrenza, di come ci si deve porre rispetto al mercato, quando si progetta una nuova barca, bisogna dar retta anche alle mode?

DD - Le tendenze solitamente si rifanno agli stili di vita che sono in continua evoluzione. Lo dimostra la pandemia, quanto ha cambiato i nostri costumi nel lavoro e nel privato. Bisogna essere sempre molto vigili su ciò che accade attorno a noi, rispondere alle diverse esigenze rapidamente. Non parlo solo di yacht design ma anche di aspetti più strettamente tecnici o che fanno parte degli arredi. Non bisogna copiare ma sicuramente stare attenti a ciò che il mercato propone, a quello che in linea di massima l’armatore vuole, creando un prodotto per una clientela eterogenea che possa poi essere personalizzato fino ad accontentare il singolo.

PM - Abbiamo notizie che nell’ultimo anno il mercato abbia funzionato anche per le barche usate, se ne sono vendute tante, tantissime.

DD - Glielo confermo anch’io, Italia Yachts in questo momento non ha barche frutto di precedenti permute, le abbiamo vendute tutte.

PM - Questo dà una mano al mercato del nuovo…

DD - In questo momento abbiamo praticamente venduto tutta la produzione 2021 e stiamo già approcciando la programmazione per il 2022, per cui non posso che confermarle il buon trend di vendite.

PM - A proposito, come sta andando commercialmente l’Italia Yachts 14.98, la novità varata alla fine del 2020?

DD - Molto bene anzi, direi benissimo. Le posso dire che circa il 50% di ciò che stiamo producendo oggi in cantiere è composto da IY 14.98, una barca che ci sta dando grandi soddisfazioni.

PM - Immaginiamo che anche il fatturato di Italia Yachts stia crescendo di conseguenza…

DD - È innegabile che vendere più modelli grandi, porti benefici in questo senso, ma le assicuro che bisogna essere bravi nel saper gestire tutti i processi produttivi del cantiere per riuscire a ottenere delle buone marginalità. Le barche grandi costano di più ma sono anche molto più complesse da costruire, per cui prima di lanciarci nella realizzazione del primo modello abbiamo investito tanto nella sua ingegnerizzazione.

PM - Quando avete iniziato a progettarla? Qual è stato il time to market di IY 14.98?

DD - Abbiamo iniziato pensare a questo nuovo modello circa un paio d’anni fa, non appena toccò l’acqua IY 11,98, delineando il nuovo concept che poi è stato via via affinato fino ad arrivare al progetto attuale. Tengo a precisare che, come accade sempre per ogni nostro modello nuovo, una volta individuato il tipo di barca e le dimensioni, siamo partiti subito col progettare le linee d’acqua per le quali non siamo mai scesi a compromessi. Il progetto navale viene sviluppato su quello che noi reputiamo l’algoritmo migliore, che ci offre la maggiore efficienza in acqua, possibilmente in ogni condizione di utilizzo, quindi anche quando si va a motore.

PM - Quali sono stati nello specifico i focus progettuali attorno ai quali è stata sviluppata l’opera viva?

DD - Superficie bagnata ridotta, sfruttamento pressoché totale della lunghezza scafo, appendici dimensionate per avvalorare la sportività dello scafo… Abbiamo ricercano uno scafo che avesse grande stabilità, che sbandasse poco per garantire un livello di comfort superiore alla media in ogni situazione, navigando a vela o a motore. Oltre a ciò, abbiamo fatto anche un grande lavoro di progettazione della coperta, perché assieme alle prestazioni, che fanno parte del DNA delle barche Italia Yachts, abbiamo voluto offrire agli armatori la possibilità di avere una barca totalmente gestibile e godibile anche quando la si voglia utilizzare con equipaggio ridotto o addirittura da soli. Abbiamo lavorato per interpretare il concetto di easy sailing nel senso più vero del termine, in modo che l’armatore non possa essere mai condizionato dagli altri se decide di uscire in barca.

PM - Nemmeno avesse una deriva…

DD - L’armatore della prima IY 14,98 la utilizza esattamente così, non appena ha la possibilità di uscire per andare a fare due bordi, lo fa in totale autonomia, perché la sua IY 14.98 Bellissima la può portare anche da solo.

PM - Quali differenze ci sono fra le versioni Bellissima e Fuoriserie che, come per gli altri modelli più recenti della gamma, proponete al cliente?

DD - Come progetto e costruzione le imbarcazioni Italia Yachts 9.98, 11.98 e 14.98, che proponiamo nelle due versioni, sono assolutamente identiche, a differire è solo l’allestimento. Questo vuol dire che le due gamme sono di base sempre in grado di offrire prestazioni di rilievo: Bellissima con un arredo ricco, da barca Made in Italy di tendenza, dove non manca nulla per potersi godere una crociera anche lunga, immersi nel lusso e col massimo comfort; Fuoriserie con un allestimento maggiormente attento al contenimento dei pesi, ma che non si può definire certo spartano. In termini di stile degli interni e accuratezza al dettaglio degli allestimenti, sono anch’esse barche con le quali si può tranquillamente fare crociera.

PM - L’ultima volta che ci siamo parlati, prima della pandemia, mi aveva raccontato dell’impegno anche personale messo in campo per l’internazionalizzazione del marchio Italia Yachts. A che punto siete?

DD - Per l’anno appena trascorso avevamo programmato diverse cose che per causa di forza maggiore non ci è stato possibile realizzare. Dopo l’apertura della filiale USA di Italia Yachts, nel 2018, a Milford, coordinata da Mike Fisher, General Manager, con Erik Halland quale Sales Director, e dell’accordo con la David Walters Yachts, nel 2019, che ha portato Italia Yachts a essere rappresentata nei luoghi cult della costa atlantica, come Fort Lauderdale, Annapolis e Newport, avevamo in programma di ampliare la nostra rete negli USA con una presenza anche sulla west coast. Non lo abbiamo potuto fare nel 2020 ma resta un obiettivo a breve, brevissimo termine. Nel frattempo abbiamo continuato a lavorare per consolidare la nostra presenza all’estero, ad esempio, nominando di recente un nostro rappresentante per l’estremo oriente. Si chiama Xiaobin Liu e ha l’incarico seguire Italia Yachts in Cina, Hong Kong, Macau e Taiwan.

PM - Se non ricordo male, in estremo oriente avete già venduto…

DD - Sì in Giappone, ma se parliamo di mercati lontani dove ci sono già nostre barche, allora mi fa piacere citare anche l’Australia.

PM - Qual è il mercato dove IY 14,98 è stato accolto meglio?

DD - Al momento la barca è andata molto bene nel Mediterraneo, per clienti europei, ma si tratta concettualmente di una world boat con la quale potremo toglierci delle soddisfazioni anche in oltre oceano. Da programmi avremmo dovuto portare sia IY 11.98 che IY 14.98 al boat show di Annapolis ma, come dicevamo all’inizio, questo è saltato, come tantissimi altri saloni nautici. Siamo certi che in un mercato così grande come quello americano, la gamma Italia Yachts possa trovare il proprio spazio, anche quando ci dobbiamo confrontare con armatori che usano le loro barche ne grandi laghi statunitensi.

PM - Parlando di futuro, a quali novità state lavorando?

DD - A dispetto di una situazione generale che sembra costringere il mondo a rallentare ogni attività, nel nostro cantiere stiamo cercando di procedere spediti. Ci saranno novità nella gamma, qualcosa di più grande e anche qualche remake dei modelli attualmente listino. Contestualmente stiamo lavorando a un’evoluzione tecnica che dopo essere stata introdotta su un modello potrebbe presto diventare uno standard per tutte le nuove barche.

PM - Un indizio in più?

DD - Diciamo che anche Italia Yachts sta vivendo un momento di transizione ecologica, sul quale lavoriamo da un po’. Visto che andando a vela siamo al 100% compatibili con l’ambiente, abbiamo studiato una soluzione per impattare meno quando invece abbiamo bisogno di utilizzare la propulsione a motore.

PM - Anche voi orientati a utilizzare sistemi ibridi?

DD - Sì, vogliamo poter offrire ai nostri armatori un sistema capace di conciliare la navigazione a emissioni zero garantita dal motore elettrico, per entrare o uscire dal porto oppure per accedere a un’area marina protetta, con la navigazione e lungo raggio che al momento può essere assicurata solo da un motore endotermico.

PM - Dunque, una barca con un congruo quantitativo di batterie e poi pannelli solari, turbine a vento…

DD - Niente pannelli solari e niente turbine o pale eoliche, perché non vogliamo assolutamente svilire l’estetica delle nostre barche. La nostra energia rinnovabile ce la darà il mare navigando a vela…

Fabio Petrone

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