Il porto di Ancona

Il porto di Ancona

Più controllo sulla gestione delle Autorità Portuali

Editoriale

13/10/2017 - 16:08

Più controllo sulla gestione delle Autorità Portuali

Le autorità portuali hanno un potere immenso, trasformarle quantomeno in S.p.A aumenterebbe la possibilità di controllo sulle loro attività

Poiché i nostri porti commerciali, ma in genere anche quelli noti come di 4^ classe, tranne poche eccezioni più recenti sono stati costruiti nel tempo al centro delle città o comunque degli abitati, essi godono quasi sempre di strutture o almeno di aree retro portuali, di smisurato valore economico. Sono dei veri e propri tesori che spesso suscitano appetiti, anche non proprio leciti. La nostra esperienza nel settore ci suggerisce che sarebbe opportuno sottrarle ai giochi di potere, a volte in grado di pilotare decisioni amministrative per acquisire immeritatamente, con costi inesistenti o assi limitati, posizioni di favore nel loro utilizzo.

In genere in esse, infatti, hanno ruolo preminente l’ente locale e l’amministrazione regionale che ne decidono il vertice, spesso dimenticando l’interesse nazionale a favore del vantaggio locale. In genere a decidere è il sindaco, che nella normativa amministrativa italiana ha poteri immensi, ma a volte condizionati dal sottobosco politico. Per carità, possono agire in maniera egregia, come insegna, per esempio, lo sviluppo eccezionale del porto di Civitavecchia, che porta lavoro e ricchezza non solo al Lazio. Altre volte soggiacciono invece alla politica locale, come abbiamo visto a suo tempo con il vecchio porto di Trieste dove le antiche costruzioni austroungariche erano divenute deposito per il bestiame: un sacrilegio. Né il comandante del porto, che ha la responsabilità della sicurezza, trattandosi in genere di aree a terra ha pur volendo poteri d’intervento, come insegna la friggitoria sotto le case dei pescatori della Corricella a Ischia, chiusa soltanto dopo una causa vinta dall’amico Alfredo Gennaro, esperto di motori e di nautica ben noto nel settore. Non sarebbe meglio, nell’ambito della riforma della pubblica amministrazione in esame al Parlamento, trasformare le autorità portuali quanto meno in SpA , per aumentare il controllo gestionale su di esse? Non siamo i soli a chiederlo e questo ci conforta, anche se la soluzione non ci mette al riparo dei poteri forti. Ma noi, soliti utopisti, le vorremmo miste pubblico-private, e col 51 % ai privati che ne sono i fruitori, altrimenti non serve.

LP

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