Azimut 66

Azimut 66

Azimut Yachts

Editoriale

05/11/2020 - 10:09

Difficile presentare un brand come Azimut Yachts se non ripercorrendo la storia di chi ha creato il Gruppo Azimut/Benetti: Paolo Vitelli. Per gli addetti ai lavori sicuramente è un esercizio superfluo, tutto ciò che potremmo scrivere potrebbe essere ridondante, tanto l’Ingegnere – laurea honoris causa ricevuta nel 2004 dal Politecnico di Torino - o forse, meglio, il Presidente, come lo chiamano in molti, è conosciuto nell’ambito della cantieristica da diporto internazionale. Però, visto che la vasta platea del nostro magazine non è fatta solo da gente del mestiere, concedeteci qualche riga per inquadrare il personaggio.

Senza retorica, Paolo Vitelli è colui che in Italia ha cambiato faccia e peso al nostro settore, impegnandosi in prima persona come imprenditore - tanto da conquistare con il suo gruppo Azimut/Benetti un posto tra i leader mondiale dei costruttori, primo assoluto nei superyacht, navi oltre i 24 metri di lunghezza - e per otto anni anche come presidente Ucina, l’associazione confindustriale di categoria.

Ha iniziato con la nautica quando ancora studiava per laurearsi in economia e commercio, alla fine degli anni 60, noleggiando, vendendo e poi importando barche a vela con la sua Azimut. Poi, da costruttore, dalla metà degli anni 70, ha cavalcato l’affermazione della vetroresina nelle costruzioni nautiche, interpretando il concetto di serialità che quella tecnologia concede in una maniera quasi inconcepibile, almeno per i tempi. Produrre tante barche, modelli sempre nuovi, all’inizio presso cantieri terzi, svincolando il proprio mercato dall’ambito locale, nazionale o mediterraneo. L’obiettivo era il mondo e sul modello applicato allora dalla francese Beneteau di madame Annette Roux, conosciuta al tempo in cui importava Beneteau e per lui dichiaratamente un riferimento, iniziò a sviluppare il proprio business applicando concetti da industria, innanzi tutto in termini commerciali: il concessionario di barche, una figura quasi sconosciuta nella nautica di allora, crearne una rete diffusa, mettere su un sistema di vendita mutuato da quello automobilistico. Nel 1985 con un’operazione fulminea prese il controllo del cantiere Benetti di Viareggio, un nome storico, di fama internazionale, fra i primi a produrre grandi barche da diporto di superlusso, ma a quel tempo in pieno dissesto economico. In pochi anni ne cambia il volto e la salute, puntando ancora molto sulla vetroresina, sulle possibilità che offre a livello di produzione industriale anche per scafi ai tempi di lunghezza inusitata. Anche la sua Azimut in quegli anni cambia radicalmente, in concomitanza di uno dei pochi insuccessi maturati da patron Vitelli, quello dell’Azimut Atlantic Challenger. Far aggiudicare il “Blue Ribbon” a un Azimut, ovvero quel Nastro Azzurro che spetta alla nave che traversa l’Atlantico in meno tempo, doveva essere un modo per accreditare nel mondo la qualità che sapeva esprimere il cantiere. Il tentativo, del 1988, fallì per un problema ai motori e il contraccolpo sull’azienda, che ci aveva investito tantissimo, fu forte. Ne seguì quasi una rifondazione che portò Vitelli ad aprire un nuovo sito produttivo, moderno ed efficiente, in quel di Avigliana, un cantiere cresciuto nel tempo fino a raggiungere a raggiungere gli attuali 50.000 mq coperti, dei 120.000 disponibili di terreno .

Da allora, grazie alla sua lungimiranza sul futuro dei superyacht e a una serie di operazioni che si sono dimostrate vincenti – soprattutto l’acquisizione di importanti strutture quali i Cantieri Orlando di Livorno, Lusben di Viareggio, della Marina di Varazze, di una base a Savona, e di una marina a Mosca, sul lago Himki - è riuscito a cavalcare una tendenza che ha visto il suo apice nei primi anni del terzo millennio, dominati in termini di vendite rispetto alla concorrenza, quando, nel 2007, ha portato il suo gruppo a fatturare oltre il miliardo di euro, consolidando la presenza dei propri marchi – nel 2001 si è aggiunto Atlantis, con l’ex cantiere Gobbi di Piacenza - in ogni continente. Oggi che i “vecchi mercati”, quali Europa e Stati Uniti, non assorbono più le barche di un tempo, proprio questa diffusione, questa presenza di concessionari Azimut/Benetti in ogni angolo del mondo, dà modo al suo gruppo, solido finanziariamente, di continuare a produrre volumi ancora importanti, che consentono affrontare il presente e guardare al futuro con ottimismo.

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