Andare in barca come specchio di sé: motivazioni, identità e ricerca di autenticità

Andare in barca come specchio di sé: motivazioni, identità e ricerca di autenticità

Andare in barca come specchio di sé: motivazioni, identità e ricerca di autenticità

Lifestyle

21/12/2025 - 11:37

Visto il periodo di fine anno e il clima delle festività, una riflessione sembra opportuna. Una riflessione sull’andare in barca: mare o fiume, vela o motore, in solitaria o in compagnia.

Osservando chi va per mare, mi pare di riconoscere alcune tipologie ricorrenti, spinte da motivazioni spesso piuttosto evidenti. Ci sono, per esempio, gli appassionati che vivono la barca come un’estensione di sé, quasi un potenziamento personale: un talismano capace di renderli più forti, più sicuri, forse anche più desiderabili. Altri vedono nella barca la dimostrazione di un traguardo raggiunto, il simbolo di un lusso finalmente conquistato, l’abbandono delle angustie quotidiane per approdare idealmente sulla spiaggia dell’abbondanza e della profusione.

C’è poi chi va in barca per sport, per misurarsi su base prestazionale con altri appassionati, cercando il confronto, il limite, il risultato. Infine, ci sono coloro che considerano la barca uno strumento di ricerca dell’autenticità. Non mi permetto – non essendo uno psicologo ma un marinaio – di definire cosa sia l’autenticità. Tuttavia, la vita in barca, con le sue rinunce e i suoi trionfi, ha la capacità di portare alla luce parti di noi che nella vita “civile” restano spesso nascoste.

Serve tempo, però. È difficile che questo accada per chi vive la barca solo in forma episodica, come i charteristi che trascorrono le notti in discoteca e le giornate tra nuotate, tuffi, spaghetti e aperitivi. Eppure, anche in questi contesti, le amicizie nate in barca tendono a essere robuste, mentre i conflitti vengono in qualche modo assorbiti dagli spazi ristretti e dal naturale collettivismo che si crea intorno alla cambusa, alle manovre, alle spese condivise.

La vela sportiva, dal canto suo, rivela con chiarezza il carattere di un equipaggio. Quando il tempo peggiora e la barca ha davvero bisogno dei suoi marinai, emergono rapidamente determinazione, altruismo e disciplina. Per chi è invece alla ricerca di sé stesso e di un’immersione autentica nella natura, la barca diventa un luogo privilegiato: non c’è nulla di più efficace di un cielo stellato al largo, in una notte senza luna, per annullarsi, abbandonare ogni speculazione e ogni calcolo, e sentirsi parte di un mistero più grande.

Restano coloro che sottolineano il lusso raggiunto attraverso la proprietà di un grande yacht. In questo caso l’autenticità è spesso basata su presupposti economici, ma va riconosciuto che, seppur timidamente, stanno iniziando ad affiancare al tradizionale culto dell’esclusività anche criteri di sostenibilità, sperimentazione tecnologica e rispetto ambientale.

Dulcis in fundo, ci sono quelli per cui la barca è un vero talismano di felicità, un mezzo per riavvicinarsi alle gioie semplici. A questi ultimi viene naturale consigliare una barca di legno: semplice, ma bella. Una “barca arca”, capace di salvare il mondo – o almeno gli amici, la famiglia, ciò che ci è più caro.

Sul mare, intanto, continua a luccicare l’astro d’argento.

Michele Ansaloni

©PressMare - riproduzione riservata

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