Marina di Porto Rotondo
I porti turistici si evolvono: da semplici approdi a resort per yacht
L’evoluzione dei porti turistici verso modelli sempre più orientati all’ospitalità e al lifestyle nautico è oggi al centro del dibattito internazionale.
Un’analisi pubblicata da Hans Buitelaar per METSTRADE.com — in occasione dell’Icomia World Marinas Conference di Venezia — offre una fotografia chiara delle tendenze che stanno ridefinendo il ruolo dei marina nel contesto globale: da semplici infrastrutture per l’ormeggio a resort nautici multifunzionali, pensati per offrire un’esperienza completa a diportisti e armatori.
Da qui prende spunto questo articolo, che esplora i principali fattori di cambiamento del settore: digitalizzazione, concentrazione proprietaria, sostenibilità e nuove esigenze della clientela internazionale.
“I porti turistici devono trattare i visitatori come ospiti di un hotel,” ha dichiarato Alberto Galassi, CEO del Gruppo Ferretti, durante l’Icomia World Marinas Conference svoltasi a Venezia a metà ottobre.
Marina di Loano
È vero, il concetto tradizionale di porto turistico sta cambiando radicalmente. Da semplici infrastrutture dedicate all’ormeggio e alla manutenzione delle imbarcazioni da diporto, i marina stanno evolvendo in resort nautici multifunzionali, veri e propri poli di ospitalità e lifestyle in riva al mare.
Una trasformazione profonda, spinta dalla domanda di esperienze sempre più complete e personalizzate da parte di una clientela internazionale e dall’ingresso di grandi gruppi industriali nel settore.
Secondo due recenti indagini – condotte da Growth Market Reports (USA) e Market Research Future (UK) – il mercato mondiale dei porti turistici genera oggi un fatturato annuo di circa 20 miliardi di dollari, con una previsione di crescita fino a 30 miliardi entro il prossimo decennio.
A determinare questa espansione è il desiderio, sempre più diffuso, di “fuga dall’urbano”: un ritorno all’acqua e alla natura come spazi di benessere e socialità.
Nei marina più moderni, le funzioni operative si affiancano a servizi esperienziali e di intrattenimento: ristoranti, spa, supermercati per cambusa, negozi di articoli nautici, aree per bambini, eventi culturali e festival legati al mare.
Le strutture di maggiori dimensioni – spesso localizzate in aree di grande attrattiva turistica – offrono anche ormeggi per superyacht, ampliando l’offerta verso un’utenza di fascia alta.
Secondo gli analisti, la sostenibilità ambientale rappresenta un ulteriore fattore competitivo. I diportisti preferiscono marina che investono in energie rinnovabili, gestione efficiente delle risorse idriche, materiali ecocompatibili e sistemi per il riciclo dei rifiuti.
L’obiettivo è garantire servizi di alto livello senza compromettere l’equilibrio ambientale dei territori costieri.
Un’altra tendenza strutturale è la concentrazione proprietaria. In passato la maggior parte dei porti turistici era gestita da piccoli imprenditori locali, spesso ex comandanti o gestori diretti della struttura.
Oggi, invece, i marina vengono progressivamente acquisiti da conglomerati internazionali come D-Marin, IGY Marinas, Yacht Haven Group, Premier Marinas o Safe Harbor Marinas.
Questa evoluzione comporta vantaggi e rischi: da un lato disponibilità di capitali e capacità di investimento, dall’altro una perdita del rapporto diretto con l’utenza, poiché le decisioni strategiche vengono prese dalle sedi centrali in base a logiche di scala e rendimento economico.
Durante la conferenza di Venezia, il presidente di Icomia Frank Hugelmeyer ha sottolineato l’importanza di definire standard digitali comuni.
La prenotazione online di un ormeggio dovrebbe poter essere effettuata tramite piattaforme interoperabili, evitando la frammentazione attuale che costringe i diportisti a scaricare app diverse per ogni porto visitato.
Uniformare i sistemi significherebbe migliorare l’esperienza dell’utente e aumentare l’efficienza gestionale dei marina.
L’analisi condotta da D-Marin, selezione di marine premium nel Mediterraneo, evidenzia come la clientela stia diventando sempre più esigente e selettiva.
Dopo il picco di vendite di imbarcazioni registrato durante la pandemia, il mercato si è stabilizzato: oggi cresce quasi esclusivamente il segmento dei superyacht oltre i 24 metri, con diportisti che richiedono standard di servizio comparabili a quelli dell’hôtellerie di lusso.
Il risultato è una crescente scarsità di ormeggi per yacht di grandi dimensioni e un eccesso di disponibilità nei marina destinati a imbarcazioni più piccole.
Sul futuro del settore riflette Bryan Redmond, CEO di Suntex Marinas, che invita a guardare ai giovani come risorsa strategica.
Per attrarre nuovi utenti è necessario rendere la nautica accessibile, favorendo programmi di formazione, club di vela e formule di multiproprietà o condivisione.
“Creare connessioni emotive ed esperienziali è fondamentale per mantenere i nuovi arrivati coinvolti,” afferma Redmond.
La trasformazione dei porti turistici in resort integrati per yacht segna un passaggio cruciale per l’intera industria nautica.
La sfida dei prossimi anni sarà coniugare sostenibilità, digitalizzazione e accoglienza in un modello capace di attrarre armatori, equipaggi e nuove generazioni di appassionati, restituendo ai marina il ruolo di fulcro sociale ed economico della vita sul mare.
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