La presentazione dei dati de “La nautica in cifre”, curata da Confindustria Nautica in partnership con la Fondazione Edison

La presentazione dei dati de “La nautica in cifre”, curata da Confindustria Nautica in partnership con la Fondazione Edison

Formenti: fiducia nel futuro, Salone Nautico di Genova momento chiave per il 2026

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17/09/2025 - 17:04

GENOVA – A margine della presentazione dei dati de “La nautica in cifre”, curata da Confindustria Nautica in partnership con la Fondazione Edison, il presidente dell’associazione di categoria Piero Formenti si è soffermato con i giornalisti ad analizzare alcune tendenze di mercato.

Per quanto riguarda i dazi Usa e possibili “ritorsioni” dei produttori italiani, Formenti ha spiegato: “Ci ci sono dinamiche diverse che vanno un po' oltre quello che noi potremmo fare, però ci stiamo impegnando molto: la nostra industria non ha nessuna convenienza ad avere dei tassi opposti che vadano contro quelli annunciati”.

Sulla situazione geopolitica la visione di Confindustria Nautica è chiara: “Attualmente sono in corso tre guerre, e altri fattori che danno insicurezza. Non è come nelle crisi precedenti, quelle del 2008-2010-2012 in cui c'era un problema finanziario post-Lehman Brothers. In questo momento non è un problema di disponibilità di soldi o di budget per poter investire nel comprare barche di medie e piccole dimensioni: manca la fiducia nel volerlo fare, i clienti preferiscono aspettare un attimo. Parlandone con gli operatori vedo però che questa tendenza sta cambiando, in questo settembre già c'è maggiore confidenza: quando si comincia a vedere che qualche spiraglio si apre, la gente ha subito voglia di mare, ha voglia di barche, sta solo aspettando di poter finalmente ripartire e questo in parte sta già succedendo” ha spiegato Formenti.

L’associazione ha sensazioni positive soprattutto per il segmento medio-piccolo, oggi in situazione di stallo: “Sono moderatamente ottimista sul fatto che si ricomincerà partendo dalla piccola nautica. Ovviamente l'abbrivio sarà lungo, ci vuole un po’ di tempo, io vedo più facilmente la primavera 2026 rispetto all’inverno 2025. Ma allo stesso tempo vedo meno freddo questo inverno, di cui eravamo tutti preoccupati”.

Molto interessante la valutazione di Confindustria Nautica sul mercato dell’usato: “In tutti i casi in cui c'è stata una piccola o grande crisi, due cose sono andate forte: le rimotorizzazioni e l'usato. Oggi infatti si trovano poche barche usate, perché chi ha acquistato magari si è più lanciato sull'usato. Post-Covid c'è stato un surplus di stock a livello di concessionarie, perché durante il boom del Covid tutti i dealer si sono accaparrati grandi quantità di barche, dal momento che noi costruttori andavamo lunghi nelle consegne. Quando è arrivato il rallentamento, gli stock si sono fermati e molti concessionari sono rimasti con le barche a terra, quindi ci è voluto del tempo per smaltirli. Oggi questi stock sono quasi esauriti, questo è importantissimo, infatti stanno cominciando con gli usati: per questo motivo siamo fiduciosi in una ripresa più lenta adesso, durante l'inverno 2025, ma poi confidiamo molto nella prossima primavera”.

Il conforto derivato dai dati arriva da Stefano Pagani Isnardi, responsabile del Centro studi di Confindustria Nautica.

PressMare - Qual è la sensazione che avete anche voi, numeri e contatti con gli associati alla mano?

Stefano Pagani Isnardi - Sicuramente il sentiment agli imprenditori è positivo, diciamo che i saloni autunnali e specialmente il salone di Genova, che è sempre stato di aiuto al mercato anche nei momenti di crisi internazionale come era successo nel 2008 e nel 2020, hanno sempre dato un grande supporto alle imprese e al mercato. Siamo fiduciosi che da un lato ci sia un buon feeling degli imprenditori a livello di congiuntura internazionale applicata al settore, dall'altro l'aiuto al mercato da chi è interessato a comprare una barca nuova, che viene qua al salone e vede nuovi modelli innovativi e attenti alle necessità e alle richieste dei clienti. Sicuramente dopo un anno, il 2025, di ‘normalizzazione globale’ del mercato, l'anno nautico 2025-26 che è iniziato il primo settembre riuscirà a catturare questa volontà di crescita di nuovo, anche per i piccoli. Non ci sono più i problemi di stock sul mercato che c'erano nelle ultime due stagioni, è ovvio che anche con una situazione internazionale a livello di scambi commerciali e una cristallizzazione dei dazi da parte dell'amministrazione americana che aiuta finalmente le imprese a fare dei business plan per il futuro ci permettono di essere positivi”.

PM - Per quanto riguarda i mercati e segmenti, notate qualche segnale in qualche settore particolare o questo è un trend generalizzato?

SPI - Sicuramente il segmento dei super yacht continua a essere positivo, quindi da quel punto di vista nulla di nuovo, nel senso che i grandi order book accumulati negli anni scorsi continuano ad avere effetto: chiaramente la crescita è minore che in passato, ma comunque non ci sarà crisi nel segmento superiore ai 24 metri. Sulle barche più piccole, quelle destinate alla classe media, ci sono tanti fattori in gioco: noi siamo fiduciosi, siamo convinti che a livello di offerta di mercato ci siano tutti gli elementi per sorridere. Ci sono però tanti altri fattori che possono influire, dai tassi che comunque rimangono sempre un po' alti, all'inflazione che chiaramente può essere ancora un problema in alcuni mercati. E’ ovvio che la situazione geopolitica può sempre cambiare in questi scenari internazionali che mutano di giorno in giorno, noi speriamo in positivo però tutto può succedere.

PM - Parlando di export, c'è qualche area geografica che dà segnali di maggiore dinamismo?

SPI - Gli Stati Uniti sono sempre un mercato importantissimo. I dazi, nonostante questo valore limitato che al momento può essere assorbito da molti operatori, non aiutano e sono ancora un elemento di possibile equilibrio. Per quanto riguarda le aree emergenti è ovvio che i mercati del Medio Oriente e Asia Pacific daranno molte potenzialità di sviluppo da qui a 5-10 anni. Naturalmente non sono quelli che da un anno all'altro cambiano il fatturato delle nostre aziende, ma in vista di una necessaria nuova distribuzione dei mercati all’interno del portafoglio dell'export delle nostre aziende, più c’è diversificazione e più si riduce il rischio”.

Riccardo Masnata

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