WIDER 165 M/Y Cecilia

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Beach club, balcony, pozzetti wide: la tendenza dello yacht design

Yacht Design

19/04/2020 - 21:55

Yacht design e tecnologia stanno cambiando yacht e superyacht: l’uomo in barca più vicino al mare

Beach club è sicuramente la parola più di tendenza nel mondo dello yacht design, specie quando questo è riferito alla nautica di extra lusso. Un ambiente ricavato a poppa dell’imbarcazione, aggettato sul mare grazie alla presenza di plance da bagno estese e allestito alla stregua di un lussuoso club pieds dans l’eau o a bordo piscina.

Il beach club s’identifica oggi come uno dei must have che gli armatori richiedono a bordo delle loro barche, a prescindere dalla tipologia di scafo, veloce o lento, explorer, navetta o motoryacht, specie quando sono grandi e addirittura grandissime, cioè super, mega o giga yacht.

Definire la barca un guscio nell’idioma marinaresco è appropriato, perché è il nome col quale si intende lo scafo di un’imbarcazione. Guscio è utilizzato spesso in letteratura anche in un’accezione romantica, perché della barca evoca l’essenza, la semplicità, ma anche la fragilità rispetto agli elementi naturali e ai possibili accidenti marini. Tuttavia, abbiamo qualche difficoltà a utilizzare questo termine per descrivere una moderna barca da diporto, che ormai è tutto fuorché semplice, essenziale e fragile. Lavorando sulle idee, cercando d’interpretare i gusti e le esigenze di chi oggi compra gli yacht, i loro stili di vita sempre più improntati al totale benessere, le barche sono divenute oggetti sempre più complessi da progettare, robusti molto più di un tempo, ricchi, talvolta fino all’opulenza in termini di allestimenti, un vero e proprio concentrato di tecnologie disparate che il cantiere deve saper orchestrare nella costruzione.

La grande barca sposa sempre più il concetto della mega villa o del resort tutto per sé, ma resta sempre un oggetto costruito per navigare, magari fino in capo al mondo, dove però del guscio inteso dai marinai come struttura monolitica, in realtà, c’è sempre meno: gli scafi degli yacht di oggi e ancor di più quelli di domani, così come le sovrastrutture, sono invece pieni di aperture, quasi uno scomponimento di pieni e vuoti.

La tecnologia del vetro, che negli ultimi anni ha realmente fatto passi da gigante, permette molto. Oggi il mercato offre vetri stratificati con materiale plastico, induriti chimicamente, che hanno performance di resistenza tali da poter essere utilizzati, teoricamente, per realizzare l’intera imbarcazione. Ciò ha consentito agli yacht designer di trasformare le barche, sostituendo i piccoli oblò e le piccole finestre di un tempo con superfici vetrate sempre più grandi, talvolta enormi.

Facile immaginarne i vantaggi: beneficio per le linee esterne delle barche, più “leggere” proprio grazie alle superfici vuote create dal vetro, e per gli interni, che risultano essere oggi letteralmente inondati di luce naturale. Così si esaltano gli spazi e per chi si trova a bordo c’è una maggiore percezione dell’ambiente circostante.

Il beach club si posiziona, come detto, nelle sezioni di poppa dell’imbarcazione. Tanto per intenderci, in quella porzione di scafo che, invece, fino a poco tempo i progettisti hanno dedicato a garage di servizio: un volume tanto ampio da poter contenere uno o più tender, oltre a tutti i toy di bordo, diving center compreso. Col garage, la poppa riveste una funzione puramente tecnica, dedicata al varo e all’alaggio dei mezzi di servizio. Così il compito di svolgere da trait d’union fra chi è a bordo e il mare, è demandato esclusivamente alla plancia poppiera, detta anche, tanto per rafforzare il concetto, spiaggetta: una piattaforma che, pur avendo subito un cospicuo allungamento nei progetti che si sono via via succeduti, può essere utilizzata solo in chiave puramente balneare, per l’accesso o la risalita dal mare.

Possibile spendere tanti soldi per uno yacht sul quale per goderti il mare o prendi il tender oppure puoi utilizzare solo pochi metri quadri di barca? Le prime unità capaci di proporre un lay-out diverso per la poppa, tale da rispondere a questa giusta istanza, risalgono ormai a qualche anno fa, ma solo negli ultimi tempi il fenomeno beach club è divenuto molto diffuso, soprattutto grazie ai passi avanti fatti dalla tecnologia.

Dare una nuova destinazione d’uso ai volumi garage, trasformandoli in aree bord de mer, con bar, lounge e magari centro benessere, gym ecc. non è stato di per sé difficile, quanto piuttosto lo è stato trovare una nuova collocazione per rimessare tender & toy di bordo, tale da non inficiare la loro possibilità di utilizzo e, al contempo, la disponibilità di spazio abitativo interno.

Ripensare le barche dal punto di vista del lay-out, ha implicato una profonda revisione dei progetti, dei calcoli strutturali, degli impianti, perché per creare un garage bisogna anche renderlo accessibile con aperture e movimentazioni, a questo punto dilaganti su tantissimi yacht. Le barche di oggi si aprono a poppa, per rendere fruibili i beach club, e si aprono a prua per i garage, ma non solo.

Sempre più spesso, ancora una volta per enfatizzare il rapporto fra ospiti e ambiente esterno, sulle grandi barche si trovano aperture anche in concomitanza delle cabine, specie quelle armatoriali, definite balcony. Si tratta di vere e proprie terrazze sul mare che vengono a crearsi con l’apertura di una porzione dello scafo, grazie a un sistema a ribalta, semplicemente premendo un pulsante: tanto elementare l’interfaccia, tanto complesso il meccanismo che deve essere sempre efficiente e soprattutto sicuro.

Altre aperture si trovano spesso anche dove gli ospiti godono la vita in comune ovvero dove gli yacht prevedono il salone, generalmente sul main deck. In questo caso ad aprirsi, ribaltandosi, sono le murate della barca, quelle che delimitano i corridoi esterni del ponte, creando una maggiore superficie fruibile in continuità con gli interni.

Una soluzione di grande impatto estetico e funzionale, che spesso diventa fattore di scelta quando l’unità viene destinata a charter, destinazione d’uso dove l’ampiezza e la godibilità degli spazi comuni sono prioritari.

Aperture e movimentazioni varie più recentemente hanno riguardato, però, anche le barche più piccole, talvolta anche i natanti, cioè sotto i 10 metri di lunghezza. A bordo di queste unità gli ospiti non hanno certo un problema di contatto col mare quanto, semmai, di spazio interno degli scafi, limitato soprattutto in larghezza. In questo caso la soluzione tecnica per concedere una superficie maggiore, adottata nella maggior parte dei casi, consiste nell’abbattere una porzione delle murate della barca, quella di poppa.

Tuttavia specie quando parliamo invece d’imbarcazioni, cioè di scafi oltre i 10 metri di lunghezza e fino ai 24, sul mercato non mancano certo barche con soluzioni più articolate e costose, capaci di trasformare un normale scafo quasi in una piattaforma, basate anche in questo caso su una tecnologia raffinata che garantisce o almeno dovrebbe, efficienza e affidabilità.

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