Gassa, il nodo più usato dai marinai

Gassa, il nodo più usato dai marinai

Gassa, il nodo più usato dai marinai: sedici modi di farla

Didattica e tecnica

26/04/2018 - 16:45

Gassa, il cappio che non si stringe per tensione: quante ce ne sono, come farle e quali scegliere

La gassa è senza ombra di dubbio, nella sua versione più comune di cappio che non si stringe per la tensione, il nodo più conosciuto e più usato da chi va per mare. Solo che ne osserviate il ritmo, la sua semplicità vi stupirà altrettanto che la sua efficacia: si tratta di creare un occhiello dentro il quale la cima passa due volte, in andata ed in ritorno, dopo aver "circuito" il dormiente, cioè la parte a monte del nodo che normalmente va in tensione; quando il tutto si stringe, i due occhielli si tengono a vicenda ed impediscono qualsiasi scorrimento.

Chi va per mare ha bisogno di conoscere alla perfezione come fare una gassa: bisogna quindi che si eserciti con una cimetta a fare questo nodo "ad occhi chiusi", senza guardare le mani, alla luce ed al buio, con le mani dietro la schiena e perfino con una sola mano. Perché molte volte l'altra mano, in rispetto del detto "una mano per te e l'altra per la barca", può essere più utile per reggersi o per galleggiare: e una gassa può essere utile persino alla nostra salvezza se girata intorno al nostro torace per farci issare a bordo.

Per definizione i nodi marinari devono essere più difficili a farsi che a sciogliersi altrimenti, quando la cima si bagna, un nodo incattivito ci può far dannare o ci può costringere, se abbiamo un coltello, a sacrificare la cima: la gassa rispetta appieno la definizione, purché sia fatta correttamente; perché una gassa sbagliata può diventare un inestricabile groviglio oppure sciogliersi "troppo" facilmente, cioè spontaneamente senza nessun intervento né volontà di chi l'ha fatta.

Le sedici gasse che vi presentiamo nella tabella, tutte differenti l'una dall'altra, rappresentano i sedici modi possibili di fare una gassa correttamente: le tenute possono essere leggermente diverse, ma sostanzialmente equivalenti. Se qualcuno è abituato a fare "ad occhi chiusi" la gassa in uno dei modi illustrati non si stia a preoccupare più di tanto: per quelli che invece vogliono scegliere un modello di riferimento, e naturalmente per quelli che vogliono accrescere il loro patrimonio di conoscenze, vediamo di esaminare in dettaglio le gasse illustrate e di scegliere eventualmente i tipi più comuni.

La illustrazione è costruita in modo da evidenziare immediatamente tutte le possibili differenze:

1) nella metà di sinistra, e con indice "1", si trovano le gasse con l'occhiello girato in senso orario; nella metà di destra, e con indice "2", si trovano le gasse corrispondenti con l'occhiello girato in senso antiorario

2) nella metà in alto si trovano le gasse generalmente conosciute come "gassa d'amante", nelle quali la cima passa attorno al dormiente, "circuendolo", all'esterno del cappio o, se volete a monte dell'occhiello; nella metà in basso ci sono invece le gasse inventate dall'autore e pubblicate con il suo nome intorno al 1975: in queste gasse la cima "circuisce" il dormiente all'interno del cappio, immediatamente a valle dell'occhiello

3) le gasse caratterizzate dalle lettere X e W sono quelle nelle quali la cima entra nell'occhiello all'esterno e, dopo aver circuito il dormiente, finisce per trovarsi all'interno del cappio; per contro nelle gasse definite dalle lettere Y e Z la cima fa il percorso inverso e finisce per trovarsi all'esterno del cappio

4) infine i blocchi di colore indicano gasse sostanzialmente equivalenti in funzione del senso in cui è girato l'occhiello e senza tenere conto se la cima risulti esterna o interna al cappio

I lettori noteranno che in ogni campo compaiono due gasse, una in colore pieno ed una in mezzo colore: la differenza è che in una la cima passa prima sopra e poi sotto il dormiente, nell'altra fa il percorso inverso, passa cioè prima sotto e poi sopra. La ragione per la quale le gasse in mezzo colore sono, al centro del cappio, identificate con un'altra sigla, è che la configurazione finale che queste gasse assumono quando sono eseguite praticamente, è quella indicata dalla sigla: in altre parole se costruiamo una gassa X2 passando la cima prima sotto e poi sopra al dormiente, quando andiamo a stringerla ci troveremo con la cima all'esterno (Y2) anziché all'interno; in pratica quindi le sedici gasse illustrate si riducono ad otto.

Ma vediamo dalla tabella quali sono le differenze

Tra i vari modelli di gasse preferiamo X1 ed X2 (che differiscono solo per il senso dell'occhiello e che quindi possono essere adottate a seconda delle abitudini destrorse o sinistrorse) ai modelli Y1 e Y2 (la cima fuori dal cappio li rende leggermente più vulnerabili); per la stessa ragione i modelli W sono preferibili ai modelli Z.

Tutte le gasse possono diventare pericolose se fatte con cima rigida e scivolosa, e comunque vanno ben strette prima di essere messe in tensione, per evitare scivolamenti o rovesciamenti, quegli stessi rovesciamenti che, provare per credere, consentono di costruire una gassa a partire da un mezzo collo, uno cioè di quei normalissimi nodi che fanno anche le massaie alla fine del cotone prima di tirarlo con l'ago.

Ricordate anche che "poca cima poco marinaio". La parte finale della cima, la estremità che rimane libera dopo che il nodo è stato stretto, deve essere abbondante: per le gasse come per l'àncora, quindi, non risparmiate la cima.

Alfredo Gennaro

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