Marina Militare, attività di sorveglianza

Marina Militare, attività di sorveglianza

Marina Militare: prosegue il controllo delle acque del Mediterraneo

Istituzioni

12/11/2018 - 15:28

In merito ad alcune notizie divulgate recentemente da alcuni organi di stampa, relative ad una presunta “assenza” delle navi della Marina Militare a protezione delle flotte pescherecce nazionali nelle acque del Mediterraneo centrale interessate dalle attività di pesca, si ribadisce come l’impegno della Marina Militare nell’operazione denominata “Vigilanza Pesca” (Vi.Pe.) continui ininterrottamente dal 1959, assicurando il libero esercizio dell’attività di pesca dei pescherecci nazionali, in acque internazionali, nel pieno rispetto delle leggi vigenti.

In particolare il diritto internazionale e la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare del 1982 (UNCLOS) concede ad uno Stato il diritto di dichiarare unilateralmente una zona economica esclusiva (ZEE) che si estenda fino ad un massimo di 200 miglia dalle linee di base dalle quali si misura l’ampiezza delle acque territoriali.

La Libia ha esercitato tale facoltà istituendo una zona di pesca protetta (ZPP), di ampiezza inferiore alle 200 miglia concesse, nella quale si è riservata una competenza funzionale solo sulla protezione e sfruttamento delle risorse biologiche marine, con l’unica eccezione rappresentata dalla linea di chiusura del Golfo della Sirte considerata illegittima da parte sia dell’Italia che dal resto della Comunità Internazionale.

La Libia può quindi legittimamente esercitare nella propria zona economica esclusiva (ZEE/ZPP) tutte le azioni di vigilanza e “law enforcement” che il diritto del mare le attribuisce.

Uno stato terzo che compiesse in queste zone attività di polizia o law enforcement violerebbe la sovranità o i diritti sovrani dello Stato costiero. Un eventuale intervento della Marina Militare italiana in queste zone si concretizzerebbe solo nel caso di un pericolo imminente e concreto per l’incolumità degli equipaggi dovuta a un eventuale uso eccessivo della forza da parte delle autorità locali, ma non potrà essere invocato solo come mera garanzia di impunità in caso di azioni illegittime o illegali.

Occorre altresì evidenziare i rischi che si corrono nel condurre attività di pesca in prossimità delle coste libiche, in particolare nell’est del paese, dove il controllo del territorio è in mano ad alcune forze di sicurezza non rispondenti al Governo di Accordo Nazionale libico, riconosciuto dall’Italia e dalla Comunità internazionale.

L’impegno della Marina Militare a protezione delle flotte pescherecce non è quindi mai cessato ma, al contrario, spesso integrato con attività di soccorso e supporto a marittimi di ogni nazionalità per la salvaguardia della vita umana in mare in favore di chiunque ne faccia richiesta, "fondamento" imprescindibile di chi va per mare.

 


 

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