Wild Oats XII, Rolex Sydney Hobart

Wild Oats XII, Rolex Sydney Hobart

Rolex Sydney Hobart, il via alle tre di stanotte ora italiana

Sport

09/10/2017 - 20:18

Estremamente dura, estremamente tattica, estremamente competitiva. Così viene definita la Rolex Sidney Hobart dagli esperti skipper australiani. Tre aggettivi che incarnano le principali caratteristiche di una regata che, prendendo il via tradizionalmente il 26 dicembre, viene definita come il “Natale della vela”.

La partenza è un evento mondiale, con la folla che segue l’attimo clou in un delirio di barche e marinai, tale da renderlo spettacolare ma anche difficile da gestire, non senza qualche pericolo: mantenere su tre linee un centinaio di barche partecipanti è veramente impegnativo e c’è il forte rischio di collisioni o di qualche pasticcio. Qualcuno ricorderà nell’edizione dell’anno scorso i problemi in partenza per Maserati di Giovanni Soldini – la Sydney Hobart 2015 fu l’ultima regata affrontata dal navigatore milanese a bordo di un monoscafo VOR70 – quando la barca rimase bloccata per 20 interminabili minuti con le appendici immerse impigliate nelle cime di una boa, proprio poco dopo lo starter.

Ma quella alla partenza è solo una delle tante insidie di questa regata, 628 miglia a perdifiato dall’Australia alla Tasmania, verso il profondo Sud del globo, dove il mare e il vento sferzano ogni cosa e arrivare sani e salvi, talvolta, è già di per sé una vittoria. Una competizione che si svolge da 72 anni e dunque una regata classica, che quest’anno vedrà al via una novantina di equipaggi e altrettante barche di ogni misura, molte delle quali scese fino al mare di Tasmania proprio per vincere, progettate, costruite e preparate per tentare di arrivare nel minor tempo possibile. 

La variabilità delle condizioni meteo che si possono incontrare sulla rotta è quasi una roulette per via di condizioni climatiche quasi uniche al mondo. I cambi di vele sono continui in base al mutare delle condizioni del vento, insieme al cambio di abbigliamento, da leggero a cerata oceanica, e viceversa. Quando si approccia la Tasmania dopo aver traversato il temibile Stretto di Bass, è l’ora del passaggio cruciale ai piedi del bellissimo monolite denominato Organ Pipe. Il vento qui picchia duro ed è un punto molto delicato da gestire, essendo all’interno della seconda linea dei vortici dell’emisfero australe. Questo è dovuto alla particolare orografia della Tasmania, dove il vento, scontrandosi con le pareti verticali dell’isola, accelera le folate fredde provenienti da Sud.

Ma può anche succedere, com’è accaduto sempre durante l’edizione 2015, che la Rolex Sydney Hobart riesca a dar spettacolo anche quando c’è poca aria, evento per la verità raro perché quando lì si parla di vento leggero vuol dire che ci sono già 25-30 nodi. Dopo Comanche, giunta al traguardo con più di 48 ore di vantaggio, Ragamuffin e Rambler furono protagoniste di un rush finale reso al cardiopalma dalla quasi totale assenza di vento che le vide piazzarsi nell'ordine sul podio, seguite poi da Maserati di Giovanni Soldini, splendido quarto, che riuscì a rintuzzare il ritorno di Chinese Wisper. Wild Oats XII il detentore del record di Line Honours, la vittoria in tempo reale, ben 8, fu costretto al ritiro e ritorna quest'anno con una gran voglia di riprendere la sua striscia vincente, grazie a previsioni meteo che dovrebbero favorirlo. Ma dovrà vedersela con altri due 100 piedi, massima lunghezza consentita alla RSHYR, Perpetual Loyal e CQS (l'ex 90' Nicorette già detentore di due Line Honours e radicalmente modificato per renderlo iper competitivo). Il 2015 fu un’edizione combattuta, piena di colpi di scena, vento, rotture, sfighe e colpi di fortuna che l'hanno resa  bellissima, come non accadeva da tempo.

Ma questo è lo yachting, dove la cosa che conta di più è sbagliare poco e meno degli altri. Soprattutto alla Rolex Sidney-Hobart.

 

 

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