Dario Savino Italian Yacht Master

Dario Savino Italian Yacht Master

Intervista al com.te Dario Savino, presidente di Italian Yacht Master

Servizio

13/10/2017 - 15:26

ITALIAN YACHT MASTER

Abbiamo intervistato il comandante Dario Savino, in qualità di presidente dell’Italian Yacht Master, associazione che raccoglie oltre 50 comandanti di grandi yacht.

Quali sono le ragioni che vi hanno spinto a creare Italian Yacht Master?

Abbiamo sentito l’esigenza di fare fronte comune, di creare una rete di competenze e capacità professionali che potesse tenere alto l’orgoglio e la professionalità di una categoria ormai ridotta ai margini di un mercato dominato dagli anglo-sassoni. Fino a non molti anni addietro i comandanti italiani erano considerati l’elite. Italian Yacht Master è dedicata esclusivamente ai comandanti e ai primi ufficiali, per poter concentrare gli sforzi e perché sappiamo che, dove c’è un comandante italiano, molto spesso c’è un equipaggio a maggioranza italiana. Oltre questo i comandanti italiani di solito scelgono porti italiani per le crociere estive e cantieri italiani per i lavori. Tutto ciò crea un indotto molto importante, peccato che politici e amministratori non lo abbiano ancora ben capito. Organizziamo costantemente corsi e workshop per permettere ai nostri associati di elevare sempre il loro livello professionale. Un’opportunità per noi è quella di presentare al mondo intero di comandanti IYM come dei professionisti con una cultura poliedrica, capace di portare con sé caratteristiche tipicamente italiane come ospitalità, buon gusto, arte culinaria, moda, territorio. IYM come associazione promuove anche la realizzazione di una rete di relazioni con i maggiori rappresentanti dell’industria nautica, cantieri costruttori e di refit, broker, agenzie, aziende. Vogliamo anche essere un punto di riferimento per i nostri legislatori, una guida per tutti quei ragazzi che usciti dall’Istituto della Logistica e dei Trasporti o dall’Istituto Alberghiero, possono trovare un futuro e una carriera nel mondo dello yachting. Per queste attività abbiamo creato il Progetto Cadets on Board e il Progetto PTP con Navigo e Regione Toscana.

 

Di seguito i nostri numeri, che interessano 44 yacht di lunghezza tra i 27 e i 44 metri, comandati da equipaggi nostri associati, (dati aggiornati a novembre 2014):

Lunghezza totale yacht in metri: 2.204

Numero del personale impiegato: 364

Budget annuo: € 47.046.950

Salario annuo degli equipaggi: € 18.760.800

Spese carburante: € 7.004.000

Spese per ormeggi: € 4.340.000

Spese assicurazioni: € 2.154.150

Spese cantieri navali per refit e assistenze: € 8.980.000

Provvigioni commerciali maturate: € 3.752.000

Spese per fornitura parti di ricambio: € 2.416.000

 

Come sono percepiti gli equipaggi italiani dagli armatori internazionali?  

Spesso gli equipaggi italiani fanno fatica a farsi conoscere e a far cadere una serie di pregiudizi, in un mondo dove il 95% degli equipaggi è di origine anglosassone e il mondo del brokeraggio e il management delle grandi unità anche. Tuttavia, esiste un numero consistente di comandanti Italiani che è tenuto in alta considerazione per la professionalità e le capacità dimostrate sul campo e nel tempo. Non è raro che un cliente di charter che è stato ospite di un comandante italiano quando decide di acquistare un grande yacht lo chiami a lavorare per lui. Questo perché quel comandante gli ha fatto passare dei momenti indimenticabili con la massima professionalità e la grande disponibilità che rientra nella nostra cultura.

Perché si è creata l’immagine dell’equipaggio ideale di estrazione anglosassone?        

Perché non hanno nostalgia di casa, sono capaci di stendere una fitta rete di relazioni con colleghi e manager, che funziona come un mutuo soccorso. Non dimenticano i ruoli e mantengono le relazioni con chi gli ha trovato il lavoro facendo in modo di non fargli perdere il cliente. Troppo spesso gli italiani sono individualisti e una volta conquistata la fiducia dell’armatore tendono a tagliare fuori il management, che è una figura professionale di cui oggi non si può più fare a meno. Tuttavia, con le dimensioni degli yacht sempre più vicine alle navi commerciali e l’avvento di armatori russi, qualcosa sta cambiando.

Perché gli equipaggi italiani sono ostacolati o sono stati ostacolati dalla normativa e a quale normativa in particolare si fa riferimento?  

La maggior parte dei comandanti italiani che lavorano sui grandi yacht ha un background mercantile e dei titoli mercantili. Si è già verificato in passato che nelle norme relative ai certificati di competenza, ovvero la normativa nazionale che recepisce quella EU relativa al codice STCW, ci siano stati casi in cui colleghi hanno perso il loro certificato o sono stati declassati. Bisognerebbe far capire che in altri pesi europei non si fanno questioni di lana caprina ma si difendono le professionalità, come avviene in Spagna, Gran Bretagna, Francia e Grecia. In questi paesi la professionalità è protetta a prescindere se si naviga su navi mercantili o yacht. I corsi di addestramento fatti in altri pesi firmatari dell’IMO non sono riconosciuti in Italia e la navigazione qualificante per accedere agli esami è solo quella su yacht commerciali per i titoli del diporto. Noi sentiamo un estremo bisogno di semplificazione, inoltre, abbiamo necessità di cominciare a capire che se ormai tutti gli yacht superiori alle 500 GT sono sottoposti a codici e normative internazionali che sono esclusivamente mercantili, quali MLC2006, ISPS, ISM, SOlAS, MARPOL etc., allora non possiamo più fare a meno di comprendere che anche il diporto è un’attività commerciale. Questo a prescindere se si svolgono navigazioni commerciali o private, perché è comunque una navigazione impegnativa e qualificante che deve essere seriamente presa in considerazione. Per definizione il SEAFARERS va non dove porta il cuore, ma il lavoro, e questo può essere a bordo di una bettolina o di una petroliera, di un grande yacht o di un’imbarcazione. Di questi tempi un marittimo deve essere soddisfatto se riesce a racimolare pochi mesi di imbarco estivo. Forse sarebbe ora che qualcuno iniziasse a rappresentare il diporto e il mondo dello yachting all’IMO.

Quali sono i traguardi ottenuti sinora dalla vostra associazione?       

IYM si riunisce ogni anno per il Captain Day, al quale partecipano sempre almeno 200 professionisti della nautica internazionale presso la prestigiosa sede dello Yacht Club di Marina di Loano. IYM ha anche partecipato negli ultimi due anni allo YARE di Viareggio in qualità di partner privilegiato, inoltre, è consulente UCINA per i Certificati di Competenza STCW, poi ha organizzato numerosi corsi per i suoi associati su argomenti che in Italia ancora non sono nemmeno presi in considerazione ma che saranno obbligatori per gli emendamenti di Manila 2010 al Codice STCW. Tra questi ECDIS, HELM (Human Element Management), Crowd & Crisis Management, MLC 2006, Port State Control, Meteorologia, Passenger yacht code 13/36, etc.. Tutto questo è svolto da noi in collaborazione con: LITAV, Warsash Academy, Blue Water, GL DNV Academy, H2o, Navimeteo, Rina. Con una piccola punta di orgoglio possiamo dire che tre anni fa IYM non esisteva, oggi esiste ed è in espansione rapida, ma soprattutto sta cambiando il modo di pensare dei nostri associati, siamo un gruppo e un’eccellenza italiana, non più dei singoli ottimi comandanti.

Quali sono i contatti che l’associazione coltiva con i centri di formazione, come le scuole professionali per la nautica o gli isituti tecnici nautici per dare ai più giovani informazioni o anche per invitarli a conoscere da vicino le attività del diporto?        

A oggi oltre 50 allievi dell’Istituto per la Logistica dei Trasporti (ex Nautico) di Viareggio e una decina dell’istituto Alberghiero di Viareggio sono stati nostri graditi allievi a bordo di grandi yacht comandati da membri IYM per degli stage on board di alcuni giorni, dove hanno avuto la possibilità di toccare con mano un futuro professionale di cui troppo spesso non hanno alcuna consapevolezza. In maniera più organica ma con tempi più lunghi stiamo sviluppando con NAVIGO il progetto PTP, sponsorizzato dalla regione Toscana, che coinvolge anche i maggiori cantieri e le realtà produttive toscane, per riportare in auge quell’apprendistato virtuoso che ha fatto grande la nostra nazione e purtroppo troppo a lungo trascurato. Inoltre, stiamo esportando questo concetto di aprire il nostro luogo di lavoro ai giovani  con altre associazioni di comandanti all’estero quali PYA e GEPI, con l’appoggio del MYBA.

Ritiene la formazione nazionale all’altezza dell’esigenza in ambito internazionale a bordo degli yacht?

Esistono molti modi per diventare comandante di uno yacht, forse andrebbe fatta una seria revisione normativa e formativa. Le premesse sono buone, ma anche se abbiamo tutti i numeri per confrontarci a livello internazionale rischiamo di essere poi azzoppati dalle norme nazionali. Sempre più spesso giovani che decidono di avviarsi a questo mestiere si rivolgono a  centri di formazione per ottenere titoli di competenza MCA (inglesi) che sono carissimi, non  danno certo la formazione di un ''istituto Nautico '’, ma hanno il pregio di avere un futuro stabile ed un’amministrazione che tutela i propri professionisti del mare.

Quanto è cambiata la professione sugli yacht, a tutti i livelli, negli ultimi anni e perché?

Oggi le dimensioni medie di uno yacht sono 65 metri con 16 membri di equipaggio, fino a 200 metri con 45/50 membri di equipaggio. Le normative, la sicurezza, la security e la tutela dell’ambiente hanno giustamente raggiunto dei livelli di professionalità molto elevati come richiesto a chi opera su queste unità. Non è più un’avventura come chi faceva i primi charters ai caraibi trenta anni fa, inventando e sviluppando questo mercato, fino a quello che vediamo oggi nei vari porti e marina del mondo.

Se dovesse spiegare a un giovane perché oggi lo yachting rappresenta un’opportunità di lavoro da prendere in seria considerazione, su cosa punterebbe?

Sulla capacità di vivere in un mondo senza frontiere, multietnico, senza pregiudizi e dove chi vale va realmente avanti, un mondo in continua evoluzione. Poi punterei sulla qualità della vita e sulle reali possibilità di carriera, anche se, senza la vera passione per il mare è un’opportunità che dura poco.

 

Quanto ci ha offerto fin qui il comandante Savino riteniamo non abbia bisogno di altre considerazioni, anche perché, chiunque sia interessato a seguire le attività dell’associazione e a scoprire le molteplici attività che svolge nella sua ricerca di interlocutori istituzionali e non, che siano sensibili e desiderosi di far crescere questo settore professionale, possono trovare ogni risposta sul sito http://italianyachtmasters.com. L’associazione nasce nel paese nel quale sono concentrati il maggior numero di cantieri nautici e navali del mondo, che detiene il primato per unità prodotte in ambito internazionale e che ancora oggi rappresenta la nazione da cui i cantieri del mondo prendono spunto per lo sviluppo delle unità da diporto. Tutto questo va supportato anche attraverso la comprensione dei bisogni dei professionisti del mare, che altro non chiedono se non di essere messi in condizione di essere quantomeno alla pari nella competizione con gli equipaggi di estrazione anglosassone.

 

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