Patente nautica

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Esami patente nautica, Confarca: Civitavecchia non applica normativa nazionale

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13/10/2017 - 16:16

La Capitaneria di Porto di Civitavecchia adotta un decreto con modalità di svolgimento degli esami per il conseguimento delle patenti nautiche “monco e dettato dall’anarchia che ancora regna nel Lazio”. Con questa accusa la confederazione delle scuole nautiche, la Confarca, denuncia con un sollecito al Comandante Generale delle Capitanerie di Porto e al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, il mancato adeguamento della direzione marittima della provincia di Roma alla normativa unica nazionale sulle modalità di esame per la patente nautica entrata in vigore lo scorso 1° marzo.

A motivare l’interpellanza al comando della Guardia Costiera e al dicastero è stato il decreto del distretto di Civitavecchia, pubblicato in data 18 marzo 2016, con cui si stabiliscono le modalità di svolgimento dei prossimi esami per il conseguimento delle abilitazioni alla guida dei natanti entro e oltre le 12 miglia.  Al posto del compito scritto insieme ai quiz, previsto dalla nuova normativa, viene adottata la vecchia procedura con interrogazione orale.

“Nel momento in cui tutte le motorizzazioni, compresa quella di Roma, si sono adeguate alla normativa già adottata con successo nel distretto di Genova, arriva lo strappo inspiegabile della Capitaneria di Civitavecchia – denuncia il segretario nazionale della sezione nautica di Confarca, Adolfo D’Angelo – Il vero paradosso sta nel fatto che nella regione Lazio sono ancora in vigore 6 tipologie di esame per la patente nautica differenti: quelle delle motorizzazioni, quelle delle capitanerie di Civitavecchia, di Roma Fiumicino e di Terracina, ed inoltre quelle dell’Ufficio Circondariale di Anzio e di Gaeta”.

“Il decreto del 2013 sulla Trasparenza ribadisce che la pubblica amministrazione deve essere il più possibile uniforme, cosa che di fatto nel Lazio non avviene sia nei programmi sia nelle modalità di esame – attacca D’Angelo – Auspichiamo dunque un intervento per porre fine a qualsiasi altra iniziativa personale come quelle che finora hanno  trasformato le capitanerie in città-stato”.

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