Marchesini parla della visione dietro ai successi olimpici azzurri
Ripartiamo dall’ultima intervista prima dei Giochi Olimpici nella quale con determinazione affermavi che “alle Olimpiadi si va per le medaglie”. A rileggerla oggi, si capisce che la fiducia e la forza della squadra erano ben chiare nella tua testa.
Sapevo di avere lavorato bene, che eravamo pronti per giocarcela e che per vincere, se hai il livello, devi attaccare. Freddezza, pragmaticità, determinazione contano, non serve nascondersi
Ma riprendiamo proprio dalla fine delle tue parole: il countdown è ripartito…
Si, il countdown è ripartito, segna oggi meno-milletrentasei giorni. Possono sembrare un tempo lunghissimo, in realtà voleranno. Lo so bene: i quadrienni passano in un attimo, e a volte mi chiedo come sia volato anche il mio tempo. Il primo anno del nuovo ciclo Olimpico è già andato, è servito per gettare le basi. Importantissimo. Il resto sarà un crescendo, come sempre in fondo, e il nostro schema sarà lo stesso. Tutti i quadrienni sono scanditi dai medesimi ritmi e ogni quadriennio è diverso.
Interessante definizione. E quanto “diverso” sarà questo quadriennio 2025-2028?
Vincere medaglie alle Olimpiadi di Los Angeles si presenta come una sfida ancora più complicata di quelle di Tokyo e Parigi. Dovremo confrontarci con situazioni particolari: sistema di qualifiche insidioso, evoluzione della tecnologia, sessioni di allenamento in loco, calendario degli eventi di qualifica, Mondiali, Europei e Grand Slam problematico, un vero rebus da risolvere per quanto riguarda la gestione dei picchi e dei materiali.
Tutto qui?
No, le variabili più critiche, sono i nuovi formati di gara e di finale che sostituiranno le attuali Medal Race e la coesistenza con i circuiti extra-olimpici Sail GP, Coppa America eccetera, con i vari team che attingono ai nostri asset. In fondo il livello dei nostri atleti è top al Mondo, anche se altra cosa è portarli a vincere.
Mission LA sarà durissima. Sarà, ancora una volta, Mission Impossible
Spesso si parla degli atleti, ma quanto conta invece lo staff tecnico e la macchina organizzativa che lavora dietro le quinte?
Si tratta di concetti di base dello sport. Vincere è il risultato di interazioni, di gestione e coordinamento. Ogni società sportiva ha il suo stile di riferimento, questo per noi è la FIV, il Presidente Ettorre. Poi c’è la parte progettuale sportiva e tecnica, organizzativa, gestionale, il modulo di preparazione e di gioco che è quello dell’allenatore, dell’head coach: il Direttore Tecnico che, con i suoi collaboratori più stretti, identifica gli step per raggiungere gli obiettivi. Sceglie come fare, compone la struttura e decide come deve funzionare. Quindi i tecnici e le altre figure lavorano direttamente sui “giocatori”, sugli atleti che poi scendono in campo e sono quelli che segnano i punti. La grande differenza e sfida per noi è che non possiamo fare campagne acquisti, ingaggiare nomi affermati. Dobbiamo vincere con gli atleti che abbiamo e che formiamo.
Le risorse federali e le infrastrutture sono state fondamentali in questo percorso: quali consideri oggi i punti di forza della FIV?
Per il settore sportivo il punto di forza è sicuramente l’identità. Non si tratta di una risposta riduttiva, anzi l’opposto. Siamo oggi una nazione vincente, la Federazione ha saputo diventarlo, schivare la mediocrità dei grandi proclami seguiti da scarsi risultati. Non è poco, non è da tutti.
Dal punto di vista gestionale, come si fa a trasformare un trionfo olimpico in un progetto duraturo di crescita per la vela italiana?
Direi che la questione è alla rovescia: il progetto e la gestione hanno portato ai successi.
Che messaggio pensi sia arrivato ai giovani velisti che sognano di intraprendere lo stesso cammino?
L’orgoglio di avere scritto ITA sulle vele. E la consapevolezza di avere una chance di realizzare il proprio sogno, di potersi appoggiare a un sistema dentro al quale e con il quale crescere.
Si guarda già verso Los Angeles 2028: quale obiettivo senti più urgente per restare ai vertici mondiali?
Qui si deve essere pragmatici: il primo obiettivo è qualificare alla prima tornata, nel 2027, le classi su cui puntiamo in ottica medaglie. Si tratterà dei Mondiali di Fortaleza, in Brasile a febbraio, per i singoli e di Gdynia in Polonia a luglio per i doppi. Quando saremo lì, la mole di lavoro già fatta sarà imponente, anche sul piano della ricerca dove conto di continuare a spingere moltissimo.
Una domanda diretta: nella tua esperienza, la vittoria è figlia soprattutto del talento o della capacità di non accontentarsi mai?
Una domanda difficile, quasi amletica per tutti gli sport. Quello che posso rispondere con certezza è che la vittoria, semplicemente, non è figlia del compromesso.
