Tita e Banti per una volta di nuovo assieme, si raccontano

Sport

21/10/2025 - 07:08

Un incontro pubblico alla Nuncas Live Experience, in centro a Milano, ha riunito sul palco l’equipaggio campione olimpico di vela formato da Ruggero Tita e Caterina Banti, dopo che le loro carriere hanno preso strade diverse, una volta conquistata la seconda medaglia d’oro ai Giochi di Parigi 2024. Intervistati dal conduttore di Sky Sport Giovanni Bruno, i due atleti hanno ripercorso la rotta che li ha portati a conquistare quattro titoli iridati, altrettanti europei oltre alla storica doppietta di ori olimpici, raccontando retroscena, fatiche e prospettive personali con simpatia e autenticità.

La sintonia tra loro fu immediata. “Dopo tre giorni di allenamento insieme - ricorda Tita - ho capito che per fare una campagna olimpica in equipaggio misto, l’unica che avrei voluto a prua era Caterina”. Un feeling nato sul lago di Bracciano quando, dopo Rio 2016, i due si incontrarono e decisero di provare. Il risultato al loro primo CICO, il Campionato Italiano Classi Olimpiche, a Formia fu così convincente da spingerli a intraprendere insieme il cammino verso Tokyo.
Ma cosa significa davvero “sintonia” in barca? “Basta uno sguardo, un monosillabo gridato” dice Ruggero. Caterina aggiunge: “In mare non hai maschere, vieni fuori per quello che sei, soprattutto sotto stress”. Due personalità diverse, complementari, che hanno saputo trasformare le differenze in equilibrio, costruendo un’intesa capace di durare e risultare vincente per due quadrienni olimpici.

 

Le due Olimpiadi hanno rappresentato esperienze completamente diverse l’una dall’altra. Tokyo 2020, disputata nel 2021, è stata segnata dall’isolamento per la pandemia: 25 giorni di chiusura quasi totale, tamponi quotidiani, pasti forniti in cubi di plexiglass, la sensazione di vivere in una prigione, si poteva uscire solo il tempo strettamente necessario per gli allenamenti “Ma non ci sembrava così pesante perché eravamo totalmente focalizzati solo sui cinque giorni di gara” ricorda Ruggero. Parigi 2024 è stata invece tutta un’altra cosa, ma anche più impegnativa perché quando arrivi da campione olimpico in carica la pressione è naturalmente fortissima. Mentre Ruggero aveva già preso parte a Rio 2016 (sul 49er), vivendo quella festa incredibile della città carioca e la cerimonia d’apertura, Caterina ricorda: “Non ho mai partecipato a una cerimonia di apertura o chiusura, a Marsiglia eravamo a centinaia di chilometri da Parigi, ma l’Olimpiade resta qualcosa di unico, con uno spirito e una pressione che non si trova in nessun’altra regata”.

 Due contesti diversi, un filo comune: la concentrazione assoluta, il rigore, la fiducia reciproca.

Durante l’incontro emerge il lato più tecnico di Ruggero, quasi maniacale nella cura della barca. “Mi rilassa preparare la barca. È la parte che possiamo controllare, mentre vento e mare no. L’obiettivo è che tutto funzioni al 100%”. Da anni collabora con aziende italiane per sviluppare componenti su misura, come un innovativo strozzascotte in titanio per regolare la posizione al trapezio. Caterina, invece, ama la fisicità pura del suo ruolo di prodiere: “Mi piace la sensazione di fatica, di sforzo. Sono io il motore della barca e quando voli sentendo quel sibilo del foil, è libertà assoluta.”

Conclusa la seconda olimpiade nel miglior modo possibile, le loro strade oggi corrono su binari diversi. Ruggero non si è mai fermato: in Luna Rossa già dal 2018 e oggi anche con il Red Bull SailGP Team Italy continua a vivere la vela a massimi livelli. “In Coppa hai l'opportunità di lavorare con ingegneri al top e di accedere a sperimentazioni all'avanguardia che aprono la mente a concetti nuovi, che sono stati di arricchimento anche la preparazione olimpica” spiega Ruggero.  “Non studi su un libro, contribuisci a scriverlo. Nel SailGP è un gioco completamente diverso, le barche sono dell’organizzazione, hai soli 25 minuti di allenamento, più due practice race, e il sabato sei catapultato in regata a 70-80 km/h in mezzo ad altre 11 barche. È una guerra" sintetizza. "Devi avere un focus talmente esasperato da raccogliere tutte le informazioni necessarie in quei pochi minuti".

Nel frattempo, la Coppa America di Napoli si avvicina con l’ingresso in Luna Rossa del timoniere ex Team New Zealand Peter Burling, che ha alzato al cielo per tre volte di seguito la “Vecchia Brocca” e ha portato un approccio diverso, soprattutto nel rapporto tra design team e velisti. “All’inizio un po’ di scompiglio c’è stato, ma il confronto con chi ragiona in modo diverso è sempre un arricchimento”. E Los Angeles 2028? Ruggero non chiude la porta: “Non è qualcosa che ho escluso del tutto”.

Caterina invece ha scelto di fermarsi. Dopo Parigi ha detto addio alle regate, ma non alla vela, ha studiato per diventare dirigente sportivo, fa parte del Consiglio Federale della FIV, dove dà supporto al presidente nel Settore Olimpico. Fa in inoltre parte del Equity, Diversity & Inclusion Committee di World Sailing e della FIV stessa.  “Ci sono tanti ragazzi che stanno crescendo, e vedere il loro entusiasmo è la cosa più bella” spiega. Inoltre è consapevole di come la loro esperienza sul Nacra 17, grazie anche al lavoro del tecnico “Ganga” Bruni, sia stata trasferita agli equipaggi più giovani, primi tra tutti Ugolini-Giubilei, recentissimo argento ai mondiali di Cagliari (dopo aver dominato tutta la fase preliminare, ndr) già loro sparring partner e vincitori rispettivamente della Youth e della Women America’s Cup con Luna Rossa.

Sul tema della parità di genere Caterina va dritta al punto: “L’importante è poter offrire condizioni di pari opportunità, le stesse possibilità di accesso nella vela così come in generale nella vita, dopo però deve contare il merito, non il genere. Le quote rosa possono essere un'arma a doppio taglio, aprono opportunità ma rischiano di mettere in secondo piano il merito”. Ai Giochi di Parigi si è raggiunta per la prima volta la perfetta equità tra atleti uomini e donne, e la vela aveva già fatto la sua parte introducendo in precedenza le classi miste. Anche la Coppa America si è mossa: nel Protocollo della prossima edizione sarà obbligatoria una presenza femminile nell’equipaggio, e anche la Youth AC prevede due donne a bordo. “Siamo in un momento di cambiamento reale. I giovani sono più aperti e pronti di noi: tra pochi anni, con il ricambio generazionale, non sarà più un tema” afferma Caterina Banti.

Otto anni insieme hanno richiesto anche un lavoro psicologico continuo. “Abbiamo lavorato con diversi professionisti, alternando percorsi individuali e insieme” spiega Caterina. “La forza è stata saperci sostenere a vicenda.” Ruggero ammette di aver dovuto rivedere il suo modo di comunicare: “Venivo dal doppio maschile, e in barca usavo toni diretti, diciamo che ho dovuto imparare a gestire diversamente la comunicazione…” Un percorso di crescita personale oltre che sportiva.

Quando si parla di futuro, entrambi guardano oltre i risultati. “I bambini amano la barca” spiega Caterina “ma spesso i limiti sono dei genitori, non loro.” I costi restano un ostacolo, ma la vela costa meno di altri sport e resta un laboratorio educativo straordinario. La Federazione sta investendo molto in sussidi per club e giovani, ma serve un cambio di mentalità: "Vale la pena investire nello sport a prescindere dal risultato. Un bambino che impara a portare una barca da solo a sei anni, impara autodisciplina, a comunicare in equipaggio, un metodo che porterà nella vita professionale e privata”.

A lato del palco, simbolo di quella vela che insegna equilibrio e rispetto per le tradizioni marinaresche, brilla sotto le luci il fasciame in legno di un Dinghy 12 piedi, una piccola barca disegnata nel 1913 e ancora in grande attività. È un tributo alla passione di Luca Manzoni, presidente e amministratore delegato di Nuncas, velista di Dinghy 12 e artefice della visione con cui l’azienda ha scelto di legarsi al mare e alla sostenibilità. Recentemente Nuncas ha lanciato una nuova linea di prodotti per la pulizia a bordo completamente biodegradabili, un’iniziativa coerente con l’anima dell’evento e con l’idea di un mare da vivere con rispetto.

Quando l’incontro volge al termine, Ruggero deve ripartire subito per Cagliari, lo aspettano alla base di Luna Rossa, Caterina resta per accomiatarsi dal pubblico anche in sua vece, il loro è un legame che non si misura in medaglie, ma in fiducia e rispetto. E quando qualcuno dal pubblico le chiede se Ruggero vorrà andare Los Angeles 2028, Caterina sorride: “Lui è incredibile, riesce a fare l’America’s Cup e il SailGP, ma so che ha questo in mente, senza dubbio”.

Ruggi e Cate sono ancora perfettamente sincronizzati, anche se i loro percorsi si sono divisi.

Giuliano Luzzatto

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