Il confronto fra Turchia e Italia nella cantieristica dei grandi yacht è diventato ancora più attuale dopo quanto emerso durante il Superyacht Summit Türkiye 2025. L’evento di Istanbul al quiale PressMare ha partecipato, ha mostrato con chiarezza la velocità con cui il settore turco sta consolidando capacità produttiva, attrattività per gli investitori e visione strategica. Alla luce di questo contesto, è utile analizzare in modo comparato i due modelli industriali che oggi guidano il mercato globale dei superyacht.
Il ciclo di conferenze è stato aperto da Ali Kamil Özmen, responsabile del Dipartimento PPP di Invest in Türkiye, agenzia del Ministero dell’Economia turca. L’intervento ha confermato ciò che gli operatori del settore osservano da tempo: la Turchia non è più una promessa emergente, ma un competitor strutturato che da diversi anni presidia con ambizione e continuità il mercato internazionale della nautica, puntando con decisione al segmento alto di gamma. Tuttavia, l’inflazione interna rappresenta oggi una delle principali sfide per la sostenibilità di questa traiettoria.
È interessante mettere un po’ di dati a confronto tra questi due protagonisti della cantieristica e della nautica da diporto.
Superyacht: l’Italia guida, la Turchia consolida
Secondo il Global Order Book 2025 di Boat International, l’Italia mantiene il primo posto mondiale con: 572 superyacht in costruzione; oltre 22.000 metri di lunghezza complessiva; 185 yacht builders attivi, distribuiti nei distretti di Viareggio, La Spezia, Ancona e Livorno.
La Turchia, seconda nella classifica globale, conferma la propria posizione con: 146 progetti attivi; 6.410 metri di lunghezza totale; 34 yacht builders attivi, concentrati tra Tuzla, Bodrum e Antalya.
Il valore dell’export della nautica da diporto turca ha raggiunto 440,2 milioni USD nel 2025, con una crescita annua del +41,67%. Il mercato interno, tra gennaio e agosto, ha superato i 566 milioni USD, con oltre il 53% degli yacht superiori ai 24 metri. L’Italia, secondo Confindustria Nautica, ha registrato 4 miliardi di euro di export nel 2023, con una crescita del +15,9%.
Due modelli industriali a confronto
Manodopera e demografia: divergenze strutturali
Turchia: oltre 33 milioni di persone nella forza lavoro attiva (2025), con una popolazione giovane (età media 33 anni) e in crescita. Il settore manifatturiero e cantieristico può contare su un bacino ampio e flessibile, con tassi di disoccupazione giovanile sotto il 18%.
Italia: circa 23 milioni di occupati (2025), con una popolazione in calo e in rapido invecchiamento (età media 47 anni). Il tasso di disoccupazione giovanile è sceso al 22,3%, ma la difficoltà di reperimento manodopera qualificata ha raggiunto il 63,8% per operai specializzati e il 55,5% per tecnici.
Secondo Unioncamere, il 35% delle imprese italiane prevede di assumere lavoratori extra-UE nei prossimi tre anni, soprattutto per ruoli tecnici e operativi. Il governo ha annunciato un piano triennale per 500.000 ingressi regolari tra il 2026 e il 2028.
Costo del lavoro: vantaggio turco, ma con riserva
In Turchia, il salario minimo lordo mensile è di 26.005,50 TRY (circa 830 €), con un costo del lavoro medio indicizzato a 1.009,5 punti (Turkish Statistical Institute, giugno 2025).
In Italia, il costo orario medio nel settore manifatturiero è di circa 29,5 €/h, contro 6,5 €/h in Turchia (Eurostat, 2024).
Questo gap rende la Turchia particolarmente attrattiva per produzioni ad alta intensità di manodopera, come la costruzione di scafi, componenti e allestimenti. Alcuni operatori italiani stanno da tempo valutando forme di collaborazione industriale o delocalizzazione selettiva per contenere i costi senza compromettere la qualità percepita del prodotto finale.
Tuttavia, il vantaggio di costo è oggi messo sotto pressione da un’inflazione strutturale che incide direttamente sui margini industriali.
Inflazione: un freno alla competitività turca?
Secondo il Turkish Statistical Institute, l’inflazione annua ha raggiunto il 32,87% a ottobre 2025. I settori più colpiti includono edilizia, energia e materiali da costruzione — voci che incidono direttamente sui costi di produzione dei cantieri. L’aumento dei prezzi delle materie prime, unito alla volatilità valutaria, sta complicando la pianificazione industriale e la gestione dei contratti a lungo termine.
In questo contesto, la maggiore stabilità macroeconomica italiana — pur con un costo del lavoro parecchio più elevato — rappresenta un vantaggio competitivo in termini di affidabilità, controllo dei costi e capacità di garantire standard qualitativi costanti.
L’Italia inoltre vanta una filiera completa, con una rete capillare di subfornitori, designer, artigiani e cantieri specializzati.
La Turchia però ha consolidato una visione industriale e strategica più dinamica e moderna, sostenuta da politiche pubbliche, manodopera competitiva e una crescente apertura agli investitori esteri.
Investimenti esteri e visione strategica
La Turchia ha attratto 284,3 miliardi USD in investimenti diretti esteri (FDI) dal 2003, con 86.000 aziende internazionali attive nel 2024. Il 71,5% dei progetti FDI è classificato come “di qualità”, con un Capex di 10 miliardi USD.
L’Italia, secondo l’EY Attractiveness Survey 2025, ha registrato 224 progetti FDI (+5% rispetto al 2024), con una quota europea del 4,2%. La nautica resta un’eccezione virtuosa, ma richiede politiche industriali mirate per mantenere il vantaggio competitivo.
La Turchia non è più una new entry nel panorama nautico internazionale: è un competitor maturo, con una traiettoria solida e una visione strategica chiara. Tuttavia, l’inflazione interna e la pressione sui costi di produzione rappresentano oggi variabili critiche. L’Italia, pur con costi più elevati e una demografia meno favorevole, può contare su una reputazione consolidata, una filiera integrata e una maggiore stabilità economica. La sfida è aperta. E se il Mediterraneo ha in passato avuto una sola capitale della nautica, il futuro potrebbe riservarne due — con modelli diversi, ma sempre più interconnessi.
Cristina Bernardini
Fonti:
Unioncamere – Carenza di manodopera e piano triennale flussi
Cnos-Fap – Piano UE per competenze e lavoro
Turkish Statistical Institute, Labour Costs & Inflation 2025
Eurostat, Labour cost levels by NACE Rev. 2 activity, 2024
Boat International, Global Order Book 2025
EY, Attractiveness Survey Italia 2025
Confindustria Nautica, Monitor Nautica 2025
ISTAT, Noi Italia 2025