Con un passato nelle classi olimpiche e nel match race e un presente da velista e formatrice, Cristiana Monina divenne un volto noto al grande pubblico grazie a un celebre spot spot della TIM, nel quale era la skipper – autentica dunque - di una barca a vela assieme ad altre due ragazze. Al di là della finzione pubblicitaria, per Cristiana la vela continua a essere un’esperienza di connessione umana e crescita personale.
Dopo aver vissuto nel 2024 l’emozione della Coppa America a Barcellona alla guida di un progetto esperienziale in mare a bordo Mundus, un IMOCA 60 battente il guidone del Real Club Náutico de Barcelona, quest’anno ha portato la stessa barca alla Barcolana. A seguire le praole di Cristiana, che ha voluto condividere con PressMare le sue sensazioni ed emozioni da bordo.
“Dopo l’intensità della Coppa America a Barcellona, tornare a navigare a bordo di Mundus alla Barcolana è stato per me un viaggio nel segno delle connessioni autentiche.Sono sempre più convinta che la vela possieda un potere comunicativo, relazionale e formativo come pochi altri sport. In barca, differentemente da un’azienda,le distanze si riducono e i ruoli non sono necessariamente fissi e intoccabili, esiste il team, il ritmo comune, la fiducia reciproca. È un ambiente che ci mette alla prova, ci spinge oltre i limiti e ci restituisce quell’entusiasmo puro che nasce dall’energia dell’intera squadra.
In Barcolana, su 16 membri d’equipaggio, il 60% era alla prima esperienza velica. Alcuni, prima di salire a bordo, avevano dichiarato che non avrebbero voluto “fare nulla” e invece si sono rivelati tra i più attivi e determinati. La vela sa risvegliare energie nascoste e far emergere la voglia di partecipare, di contribuire, di sentirsi parte di qualcosa di più grande.
Questa del 2025 è stata la mia diciottesima Barcolana e ho ritrovato ancora una volta questa magia, simile a quella dell’edizione numero 50, quando ebbi l’opportunità di fare la commentatrice per la Rai dall’elicottero: scesa a terra avevo le lacrime agli occhi per l’emozione unica che avevo avuto il privilegio di vivere. Tornando alla nostra Barcolana 2025, il risultato parla da sé: 43º posto su oltre 1.800 imbarcazioni. Un traguardo che per me rappresenta molto più di una posizione in classifica: è la conferma che la vera vittoria è quella di aver costruito un equipaggio unito, appassionato e capace di trasformare la sfida sportiva in un’esperienza di crescita e connessione.
Penso spesso che tutti questi anni di vela mi abbiano regalato una visione diversa della regata: quella sensibilità di chi sente la barca, anticipa le manovre e riconosce il momento giusto per agire.Al timone in partenza, con centinaia di vele che si avvicinano alla linea e il mare che vibra d’adrenalina, tutto sembra fermarsi per un istante. Serve sangue freddo, concentrazione e fiducia assoluta nel proprio equipaggio.La nostra partenza è stata splendida: precisa, pulita, con quell’energia che solo lo start della Barcolana sa dare. Abbiamo preso subito un buon passo verso la prima boa, sfruttando le performance di Mundus, barca concepita per le alte velocità alle andature di lasco.
Quando il vento è calato nella parte finale del primo lato, la tipologia del nostro scafo ci ha penalizzati nel risalire di bolina, girando così a prima boa intorno alla settantesima posizione. Ma in mare, come nella vita, le difficoltà sono spesso il punto di svolta.È lì che entra in gioco l’esperienza: la capacità di leggere il tempo e la distanza — un’eredità di tanti anni di match race — ci ha permesso di recuperare decine di barche ai giri di boa.
Ogni passaggio è stato una scarica di adrenalina: il nostro bompresso sfiorava di pochi centimetri la poppa degli altri concorrenti, mentre la voce di Annia, la nostra prodiera spagnola, era la nostra “preghiera di bordo”. Con calma e precisione ci guidava nella manovra, e ogni barca superata con successo al giro di boa scatenava un’esplosione di gioia.
Alla seconda boa abbiamo issato il gennaker, ma l’emozione e la foga hanno giocato il loro ruolo: una piccola “caramella” nella vela ci ha fatto perdere qualche secondo prezioso. Nulla di grave — può capitare anche ai team più esperti — ma per un equipaggio in gran parte alla prima esperienza è stato un banco di prova importante.E proprio lì è emersa la forza del gruppo, trasformatosi in poche ore in un vero team: nessuno si è perso d’animo. In pochi minuti abbiamo risolto il problema,lanciandoci verso la terza boa, davanti al Castello di Miramare, e mantenendo poi il gennaker issato fino al traguardo.
Tagliare la linea d’arrivo è stato emozionante: un misto di fatica, entusiasmo e soddisfazione che solo chi ha vissuto il mare può comprendere.Sono momenti come questi che ricordano perché amo la vela: per la concentrazione, l’adrenalina, la complicità.Perché ogni regata è una lezione di fiducia, di equilibrio tra sensibilità, strategia e coraggio”.
Mundus, simbolo di connessioni tra sport e impresa
“Mundus — un’imbarcazione performante e ideale anche per attività di sport hospitality — è il simbolo perfetto dell’unione tra la vela oceanica e il mondo aziendale: un luogo dove si imparano leadership, collaborazione e fiducia, navigando insieme verso un obiettivo comune.Ringrazio di cuore BC Nautic, mio partner per gli eventi in Spagna, e l’armatore, che ha creduto in questo progetto portando la barca dal Real Club Náutico de Barcelona in questa grande vetrina italiana, insieme a Sailmundos, società specializzata in esperienze oceaniche”.
“Un grazie sincero anche al mio equipaggio, per la passione e la fiducia condivisa, e agli organizzatori della Barcolana, che ogni anno trasformano il mare di Trieste in un mosaico di vele, persone ed emozioni. Ma l’esperienza non si ferma qui, il prossimo week end saremo nella città sull’acqua per eccellenza, Venezia. Mundus parteciperà alla VeniceHospitality Challenge e alla Veleziana, questa volta a bordo ci saranno anche l’armatore e i suoi ospiti spagnoli”.