La scelta di una barca a motore usata: cosa considerare

29/01/2018 - 13:57 in Didattica e tecnica by Press Mare

L’armatore esperto che voglia rinnovare la sua imbarcazione la divide virtualmente in tre parti; sostituisce i componenti tecnici obsoleti, rinnova i complementi “soft”, mentre si consulta con un tecnico per la parte hard (scafo, motori, sicurezza), non solo per verificare il reale valore o i difetti occulti, ma soprattutto per scegliere una buona barca. Voglio ribadire che l’acquirente cui venga a mancare la fiducia nel venditore rischia un cattivo affare, non c’è perito che tenga…

Torniamo alla ricerca della barca “buona” e ricordiamo che lo scafo è un “contenitore”, ma per navigare bene deve avere caratteristiche precise.

Caratteristiche negative.

La barca priva di un adeguato piano di deriva avrà un comportamento imprevedibile col mare in poppa. Una barca planante a V profondo, stellata almeno venticinque gradi, ad esempio, usa come deriva la parte di carena più prossima allo specchio e, finché mantiene la planata, questo le basta; mentre le barche più piatte con stellatura inferiore ai venticinque gradi (da mezzanave a poppavia) debbono essere dotate di uno “skeg”. Negli scafi plananti: interessante notare la divergenza tra le caratteristiche che consentono una bassa resistenza all’avanzamento e quelle che garantiscono una buona tenuta di mare. La barca planante “larga” è dotata di una ottima “apertura alare” e, come un aliante, sfrutta al meglio la potenza disponibile ma, la stessa barca, piatta in carena, moltiplica le accelerazioni indotte dal mare mosso e mantiene un assetto troppo orizzontale in velocità.

La barca dislocante tipo pilotina, invece, deve essere dotata di un vero e proprio piano di deriva ben arretrato che impedisca alla poppa, spinta dalla cresta, di scivolare verso il cavo dell’onda uscendo di rotta e di controllo. Le barche dislocanti larghe hanno in mare due comportamenti fastidiosi: rollano abbastanza lentamente e sono pericolose, o rollano velocemente e allora sono veramente scomode. (Nota bene: un periodo di rollio maggiore del prodotto: 1,1 x larghezza in metri, indica un pericolo per la stabilità.) Gli stabilizzatori hanno posto in un qualche modo rimedio al difetto del rollio ritmico senza tuttavia migliorare l'aspetto relativo alla sicurezza.

Il tipo “Nelson”

Riguardo a barche a motore veramente marine e sicure, vorrei sottoporre alla vostra attenzione le pilotine inglesi tipo Nelson. Allestite da diversi cantieri se ne trovano parecchi esemplari usati, da 10 a 13 m, a prezzi molto abbordabili, da sottoporre a refit per trasformarle in magnifici yacht.

Il periodo di rollio è proporzionale al quoziente tra raggio di inerzia e altezza metacentrica. Quindi, ogni spostamento di pesi in alto opera doppiamente: diminuendo l’altezza metacentrica e aumentando il raggio d’inerzia, quindi prolunga il periodo di rollio.

Michele Ansaloni

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