Parchi e aree marine protette privatizzate a favore degli enti locali

13/10/2017 - 15:30 in Editoriale by Press Mare

L’antipatia per la nautica da diporto che ha fatto fuggire all’estero gli armatori delle barche più importanti, che però battendo bandiera italiana sono comunque giustamente oggetto dell’attenzione del Fisco, è tangibile anche per i diportisti stranieri, che man mano che avanzano lungo le nostre coste devono rispettare normative regionali e locali diverse. Pensate che per agevolare agli stessi la visita delle aree marine protette è stata necessaria un’apposita circolare interpretativa condivisa da Capitanerie di porto, ministero dell’Ambiente e ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Il comando Generale ha colto l’opportunità dei troppi controlli da svolgere per chiedere una distinzione tra unità da diporto, superyacht e megayacht compresi, dalle navi da crociera con migliaia di persone. Sotto costa, a una distanza minima di 500 metri (meno di 0,3 miglia marine) ora possono arrivare anche le navi da diporto con a bordo tra 12 e massimo 36 persone complessive. Tutto giustamente, vista la fonte, per la salvaguardia dei limiti ambientali e di sicurezza. Anche questa invece è una testimonianza dell’oscurità in cui si muove la politica italiana a tutti i livelli. La visita di diportisti e turisti italiani ed esteri dovrebbe essere la fonte di sussistenza di parchi e aree marine protette, che invece pur godendo di stanziamenti pubblici si sono in gran parte trasformate in privatizzazioni delle coste a favore degli enti locali, che decidono secondo il loro tornaconto. E l’interesse nazionale? Battere un colpo se esiste ancora.

Copyright © 2022 Pressmare All Rights Reserved