Saverio Cecchi, presidente di Confindustria Nautica, e il Comandante Massimo Seno, Capo del Reparto Affari giuridici del Comando generale delle Capitanerie di porto

Saverio Cecchi, presidente di Confindustria Nautica, e il Comandante Massimo Seno, Capo del Reparto Affari giuridici del Comando generale delle Capitanerie di porto

Patente nautica, Cecchi: serve riforma adeguata ai tempi

Editoriale

28/12/2021 - 11:37

Secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture e mobilità, le patenti nautiche nuove rilasciate ogni anno si sono dimezzate negli ultimi 20 anni. Una questione affatto secondaria per lo sviluppo del mercato interno della nautica, che continua senza freni nella sua corsa all’export, come ha confermato l'altro ieri dal Presidente di Confindustria Nautica, Saverio Cecchi, nel corso dell’Assemblea di fine anno dell’Associazione di tutta la filiera. +24% la crescita del fatturato stimata per fine 2021 e dati con segno più che positivo anche per occupati diretti ed export.

“Siamo il goleador dell’industria italiana, che è la vera nazionale del Paese e che ogni anno vince il campionato mondiale della competizione”, ha detto Cecchi in apertura, “però l’arbitraggio e le regole di gioco sono rimaste quelli dei tempi di Gianni Rivera e della tv in bianco e nero”. Concetto ribadito e ampliato dal Presidente di Confindustria nazionale, Carlo Bonomi, in un lungo intervento da remoto con cui ha fatto un endorsement mai visto per intensità e argomentazioni a favore del comparto nautico, definito “strategico nel piano di ripresa del Paese e nelle proposte di Confindustria al governo per una politica complessiva del cluster marittimo”.

Intanto però, dalla televisione di Carlo Campanini, Macario, Riccardo Billi e Mario Riva, del pulcino Calimero, ecco emergere tra gli altri il tema della riforma della patente nautica all’esame proprio in questi giorni.

Incuriositi siamo andati ad approfondire e dobbiamo dire che il confronto con gli esordi televisivi è persino impietoso, perché a guardarli oggi quei giganti dell’etere sono tutti assai più attuali e moderni dell’esame richiesto per accedere al mondo delle imbarcazioni. Che, ad esempio, pretende di sapere come comunicare tra unità navali con l’uso di bandiere, di quali gas è composta l’atmosfera, quali leggi della fisica la governano e presiedono al funzionamento degli strumenti, la cinematica navale (che, per chiunque non sia un ufficiale di marina o mercantile, studia la soluzione grafica dei problemi del moto relativo di una nave rispetto ad un’altra per prevenire le collisioni), come si costruisce uno scafo in legno, su parti dei motori o tipologie di propulsori non più presenti da decine anni sul mercato. Per non parlare di una infinità di domande su nozioni teoriche che poi non avranno alcuna applicazione pratica nella conduzione di una barca, nella sicurezza dei suoi ospiti, di altre unità o dei bagnanti.

La fuga dal diportismo nazionale trova riscontro nella cancellazione di quasi 2.000 unità l’anno dal nostro registro nazionale, altro tema caldo ricordato da Cecchi, il cui contrasto richiede l’attuazione delle semplificazioni contenute nella riforma del Codice dalla nautica, anch’essa in affanno per inerzia burocratica.

Sulle patenti, però, almeno abbiamo colto nelle parole del presidente di Confindustria Nautica un segno di speranza, quando ha sottolineato “il bel segnale di apertura” rappresentato dalla presenza all’Assemblea del Comandante Massimo Seno, Capo del Reparto Affari giuridici del Comando generale delle Capitanerie di porto che, ci è sembrato di capire, abbia in mano il boccino della partita. E speriamo si faccia centro tutti insieme, nell’interesse generale.

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