Marco Valle, Ceo Azimut/Benetti

Marco Valle, Ceo Azimut/Benetti

Marco Valle, CEO Azimut/Benetti: yacht luogo sicuro, il mercato vola

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01/04/2021 - 10:59

Marco Valle è ormai arrivato a tagliare il traguardo dei 25 anni di lavoro nel Gruppo Azimut/Benetti, la family company, una delle poche rimaste nell’ambito della cantieristica nautica, fondata 52 anni fa da Paolo Vitelli, che con i propri brand domina la scena nell’ambito della costruzione di yacht extra lusso, da 21 anni costantemente leader nel mercato delle navi da diporto.

Una lunga militanza senza aver mai cambiato casacca, quella del manager triestino, indubbiamente degna di nota nel nostro mondo nautico dove, invece, passare da un’azienda all’altra è pratica consolidata. La cosa più interessante da sottolineare della sua carriera al fianco di Paolo e Giovanna Vitelli, però, è che Marco Valle è il primo a essere stato investito della carica di amministratore delegato di entrambi i cantieri che fanno parte del Gruppo, cioè Azimut Yachts, quartier generale a Torino, per l'esattezza ad Avigliana, e Benetti Yachts, sede principale invece a Livorno.

Lo intercettiamo in videoconferenza proprio nella sede labronica, quella enorme degli ex Cantieri Orlando, dove la produzione Benetti procede a dir poco spedita. Iniziamo però l’intervista chiedendo a Valle, profondo conoscitore del mercato e delle sue dinamiche, un bilancio sull’anno appena trascorso.

PressMare – Marco Valle che anno è stato il 2020 per la nautica?

Marco Valle – In tutta sincerità le posso dire che se a dicembre 2019 avesse chiesto una previsione sull’andamento del 2020 a me o a qualsiasi altro manager dell’industria nautica, penso che nessuno avrebbe potuto prevedere quello che è poi accaduto. Qualcosa di eccezionale per il mondo, come la comparsa del Coronavirus e poi della pandemia, ha inciso in maniera che potrei definire altrettanto unica sul nostro settore: nel clima d’incertezza e di paura causato dal virus, tutti hanno pensato alla barca come estensione della propria casa, un luogo circoscritto e sicuro dove, con le opportune accortezze, ciascuno potesse trascorrere il proprio tempo libero senza correre rischi. Pertanto il 2020 è stato un ottimo anno per il settore della nautica da diporto.

PM - Non è tanto una questione di passione per il mare ma di voglia di sicurezza…

MV - In parte è proprio così ed è confermato dal fatto che tante delle barche vendute, nuove e usate, le hanno comprate persone che prima non avevano mai pensato di acquistarne una. Così, di colpo, la richiesta è stata tale da portare rapidamente al sold out il mercato dell’usato e a svuotare i magazzini dei dealer che avevano accumulato stock e barche in permuta, in qualche caso modelli d’annata, portando evidentemente benefici a tutto il sistema della yachting industry. La cosa eccezionale è che dell’azzeramento delle rimanenze hanno beneficiato contemporaneamente tutti i cantieri e le reti di vendita di tutto il mondo.

Le do un dato che penso possa ben inquadrare il fenomeno vissuto: Marine Max, nostro dealer negli Stati Uniti, un colosso quotato in borsa che nelle ultime stagioni aveva venduto mediamente circa 6.000 imbarcazioni l’anno, un numero già enorme, nel 2020 ne ha commercializzate 8.500, quasi quintuplicando il valore delle proprie azioni.

PM - Una situazione opposta a quella del 2008-2009 quando improvvisamente, con la crisi finanziaria dell’occidente, gli stock crebbero a dismisura, mettendo in ginocchio tutta la nautica…

MV - Per questo bisogna essere sempre molto attenti nel valutare cosa succede al di fuori del nostro mondo strettamente nautico. Certi accadimenti, come le crisi petrolifere degli anni ’70 e ’80 oppure l’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre o il default di Lehman Brothers, per forza di cose generano ripercussioni che possono repentinamente cambiare il mercato.

Comunque, al massiccio sell-out del 2020 è seguita un'importante fase di sell-in per i dealer, che hanno quindi svecchiato il loro parco barche ora composto principalmente da novità.

PM – Tanti nuovi armatori sono stati quindi un’iniezione di linfa vitale per il futuro del nostro settore.

MV - Siamo da sempre impegnati nel cercare di creare le condizioni che generino la voglia di barca, puntando innanzitutto sui contenuti di ciò che produciamo, sui servizi che offriamo, ma anche comunicando e ponendo in atto strategie di marketing che hanno ciò come obiettivo. In questo caso il cambiamento repentino e rilevante delle abitudini, degli stili di vita, ci ha dato una grossa mano. Dovremo essere bravi a non disperdere questo patrimonio di nuovi clienti che nell’immediato portano nuove risorse a tutta la filiera nautica e per il futuro a un ricambio generazionale indispensabile per poter crescere.

PM - Ci sono le condizioni perché questo momento favorevole per la nautica perduri?

MV – Al momento la stagione sta proseguendo bene, anche perché le condizioni di vita sono sostanzialmente inalterate rispetto all’anno scorso: si fruisce del proprio tempo libero in maniera diversa, prestando massima attenzione ai contatti con gli altri, e non è facile spostarsi, quasi impossibile viaggiare e dunque trascorrere le proprie ferie altrove. La barca, almeno per la prossima estate, resta ancora uno dei luoghi più favorevoli per le vacanze delle famiglie, come accade per le seconde case. Non appena torneranno a esserci delle condizioni di vita “normali”, però, vedrà che diventerà subito impossibile trovare un posto in aereo o in un resort di un luogo esotico, perché tutti vorranno tornare a vivere quel tipo di normalità. E allora si spenderanno meno soldi per le barche e più per altre cose.

PM - PM – Sta dicendo che siamo in una condizione di mercato particolare, atipica, e il mercato poi calerà?

MV – La vedo come una cosa molto probabile. Ribadisco che sarà nostro compito cercare di non disperdere i nuovi clienti che si sono affacciati allo yachting.

PM - Cambiando argomento ma restando sempre sull’attualità, il Gruppo Azimut/Benetti non è interessato a Perini Navi? A Viareggio siete anche vicini di cantiere…

MV – Come prima cosa, a livello personale, mi piacerebbe capire esattamente cosa sia successo in quell’azienda, nel senso che si è arrivati a una situazione finanziaria tale, dalla quale è poi scaturito il fallimento, nonostante ci fossero ordini acquisiti e barche in costruzione, una cosa particolare. Saperlo non cambierebbe comunque il senso della mia risposta: al momento siamo principalmente preoccupati per la ricaduta che questo clamoroso default può avere su Viareggio, sulle tante aziende della filiera che lavoravano col cantiere, molte anche nostre fornitrici. Sicuramente l’epilogo di Perini Navi non ha fatto bene a questa città che vive di nautica e per questo restiamo attenti agli sviluppi che potrà prendere la vicenda in futuro…

PM - Restare al momento alla finestra non esclude alcuna ipotesi…

MV – La proprietà di Perini Navi ha fatto opposizione al fallimento dichiarato dal tribunale di Lucca, vediamo innanzitutto come va a finire questa loro istanza…

PM - Cosa pensa invece delle aziende che hanno pubblicamente dichiarato interesse? The Italian Sea Group, Palumbo Superyacht, Ferretti e Sanlorenzo addirittura in partnership...

MV – Sono curioso, come tutti, di sapere come andrà a finire, anche se dubito che tutti coloro che si sono dichiarati abbiano realmente a cuore il marchio Perini Navi, la sua storia, le sue barche. La logica mi fa pensare piuttosto al grande interesse che suscitano i suoi due cantieri, di Viareggio e soprattutto di La Spezia, ma solo il tempo ci dirà la verità. Per quel che ci riguarda, in questo momento siamo concentrati su altro, sul gestire i tanti ordini che abbiamo in casa…

PM – Qual è la situazione da Benetti?

MV – Le sto rispondendo all’intervista da Livorno perché negli ultimi mesi mi sono trovato sempre più spesso qui, proprio per cercare di far fronte a una quantità di ordini molto importante, che ha generato la necessità di spingere molto sugli aspetti produttivi.

PM – Già al Salone di Genova si parlava del grande successo di Oasis, il 40 metri che avete esposto in anteprima alla rassegna.

MV – Di quel 40 metri, che è in composito, ne abbiamo venduti in poco, pochissimo tempo addirittura 14, ma anche nelle costruzioni in metallo stiamo andando molto bene. In Benetti abbiamo fra scafi in ordine e unità in produzione nove barche fra 48 e 50 metri, mentre altre sei navi le dobbiamo costruire fra 60 e 67 metri… il cantiere è praticamente saturo per i prossimi due anni.

PM - Andate così spediti anche con Azimut Yachts?

Anche per Azimut ormai si lavora programmando le consegne del 2022. Del Verve 47 per il quale ad Avigliana abbiamo una capacità produttiva di 24 barche l’anno, abbiamo venduto già tutta la produzione fino a giugno 2022.

PM – Il Verve 47 sembra una barca fatta apposta per intercettare le nuove tendenze del mercato americano, dove le barche sportive con grandi motorizzazioni fuoribordo sembrano essere in questo momento le più “cool”.

MV – Lo è sicuramente l’intera gamma Verve, di cui Marine Max assorbe quasi tutta la produzione, che ben presto si arricchirà di un nuovo modello di 42 piedi.

PM - Perché allora non costruirla direttamente oltre oceano?

MV - Gli armatori acquistano Azimut Yachts, le barche delle sue Collezioni, perché si tratta di prodotti Made in Italy, con contenuti e stile diversi rispetto a ciò che fanno in America. È come se la Harley Davidson, uno dei marchi più iconici del Made in USA, venisse a produrre in Italia piuttosto che a Milwaukee: per gli appassionati non sarebbe più la stessa cosa.

PM - Però per il mercato brasiliano producete direttamente in loco…

MV - Lì è una cosa diversa, siamo in un certo senso costretti ad avere un cantiere brasiliano perché i dazi di quel paese sui prodotti importati rendono praticamente impossibile la presenza di barche straniere su quel mercato.

PM - Come avete affrontato la pandemia dal punto di vista produttivo?

MV - È certo che tutta la yachting industry, chi più chi meno, abbia sofferto della situazione. Per quel che riguarda il Gruppo Azimut/Benetti, nei nostri cantieri abbiamo cercato di risolvere rapidamente tutte le problematiche legate alla sicurezza delle maestranze che vi operano, e altrettanto hanno cercato di fare anche le aziende della filiera che lavora con noi, per contenere il più possibile lo stato di emergenza. Tutti abbiamo fatto salti mortali ma siamo andati a rilento, anche perché l’approvvigionamento di materie prime, parti e accessori, è stato difficile. Una situazione che col passare dei mesi è migliorata e solo di recente possiamo dire di essere tornati a una certa normalità.

PM - Dallo scorso mese di settembre le è stata ufficialmente data la carica di amministratore delegato di Benetti, rivestendo già quella di CEO di Azimut Yachts: qualcuno ha detto che sia stata una scelta dettata dal voler efficientare i costi del Gruppo...

MV - Che due amministratori delegati costino più di uno solo, penso sia scontato ma non credo e soprattutto non spero che la proprietà abbia puntato su questo – dice Valle ridendo.

La famiglia Vitelli e in questo momento soprattutto Giovanna, sempre più artefice delle scelte del Gruppo, ha una visione ben precisa di quale direzione prendere per il futuro di Azimut e Benetti: vuole sicuramente confermare la leadership dei due cantieri e il ruolo che hanno di ambasciatori del miglior made in Italy nel mondo.

PM - Due cantieri che coprono una fascia di mercato enorme, con barche che vanno da 12 metri di lunghezza fino a oltre 100. Quanto è difficile gestire tutto?

MV - Ci vuole tanto impegno e dedizione, ma la grande passione che metto nel lavoro certamente mi aiuta nei momenti difficili… Anche quello che stiamo vivendo, pur con tutti i risvolti positivi di cui abbiamo parlato prima, è un momento complesso: quando il mercato va a mille è facile vendere barche, il difficile diventa costruirle mantenendo qualità da top brand e tempi di consegna certi. Bisogna razionalizzare i processi, ottimizzare il lavoro di tutti, organizzare ogni avanzamento delle costruzioni in modo che ci sia un timing perfetto con l’approvvigionamento di parti e accessori. Ovviamente ci sono dei team di lavoro che mi danno una grossa mano, ma è chiaro che seguire tutto necessita di grande impegno.

PM - Vorremmo avere la sua opinione sui saloni nautici. È un argomento molto sentito di questi tempi, proprio perché, nonostante i boat show dell’ultimo anno siano saltati tutti o quasi, il mercato, come confermato da lei, è andato a mille. Alla luce di ciò qual è la valenza dei saloni nautici per il nostro settore?

MV - Negli ultimi mesi abbiamo fatto diverse riunioni su questo argomento, perché qualche riflessione circa i saloni nautici è scaturita in tutti noi. Nessuno ha messo in discussione il fatto che siano necessari, perché momenti importantissimi per gli appassionati, per i clienti, e anche per tutte le aziende che a vario titolo operano nel settore, perché ai saloni ci sono in mostra le barche ma anche gli accessori, i servizi ecc.. Però è certo che qualcosa di diverso rispetto al passato vada studiato. Parlo di format soprattutto, che forse vanno svecchiati o se preferisce aggiornati. Una delle ipotesi potrebbe essere quella di puntare a esporre solo le novità dell’anno, che sono gli oggetti maggiormente attrattivi, quelli sui quali si focalizza di più l’attenzione del pubblico, a dir la verità sempre più preparato e attento…

PM – Questo da cosa dipende?

MV - Credo che internet abbia enormemente contribuito a rendere gli armatori più consapevoli, anche se penso che gli approfondimenti della carta stampata per molti di loro siano ancora uno strumento estremamente valido attraverso il quale comunicare.

PM - Come giudica il format del prossimo Monaco Yacht Show? Gli organizzatori sembrano essere stati i primi a cogliere la necessità di cambiare…

MV – Lo interpreto come un atto di grande attenzione rispetto alle istanze delle associazioni di costruttori, SYBAss, di cui facciamo parte con Benetti, e di broker, LYBRA, che lavorano nell’ambito degli yacht più grandi e lussuosi. La soluzione di creare una giornata dedicata ai soli clienti e ai loro comandanti e surveyor, cerca di riportare il salone nautico a quella valenza commerciale che negli ultimi anni si era andata affievolendo. Anche se certe grandi barche difficilmente si vendono durante una kermesse, a meno che non sia l’atto finale di una trattativa iniziata mesi prima, i boat show restano un momento molto importante per avere contatti, per trovare nuovi armatori, i così detti prospect interessati ai nostri yacht.

Fabio Petrone

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