Flavia Tartaglini negli studi di Sky Sport per l'America's Cup 36

Flavia Tartaglini negli studi di Sky Sport per l'America's Cup 36

Flavia Tartaglini, la mia Coppa America da commentatrice

Sport

24/03/2021 - 14:26

Flavia Tartaglini, frutto della grande scuola italiana del windsurf olimpico, nel 2004 in Bulgaria è campionessa mondiale giovanile, l’anno successivo conquista il bronzo al mondiale assoluto in Mistral a Mondello.Rappresenta l’Italia nella tavola a vela RS:X alle Olimpiadi di Rio 2016, nel pieno della maturità atletica e personale. Giunge alla Medal Race al comando della classifica, ma una settimana di dominio viene vanificata da una finale difficile da dimenticare, conclusa con un beffardo sesto posto, a soli due punti dal podio. Ma Flavia è una campionessa e come tale resiliente, alcuni dei suoi successi più limpidi arrivano dopo Rio: le medaglie all'Europeo e ai Giochi del Mediterraneo, i successi in Coppa del Mondo e nel circuito Eurosaf, gli sponsor, i media, i tifosi.

Per tre anni è la capitana della squadra windsurf, è il riferimento per le giovani nuove leve. Nel 2019 inizia un nuovo capitolo della sua vita, come persona e donna, non più da atleta. “Mai come in questo periodo penso a Rio 2016 – ha dichiarato Flavia annunciando il ritiro - e mi accorgo di quanto lo sport possa essere spietato, conta solo la medaglia. Eppure voglio lanciare un messaggio a tutti gli atleti e le atlete: siate voi stessi con i vostri sogni e obiettivi, continuate a divertirvi, a prendervi un po' in giro, in mezzo a tanta fatica. Il metodo perfetto non esiste. Grazie a tutti i tifosi a chi mi ha sempre sostenuto e fatto volare sull’acqua... e sempre forza Italia!"

Da atleta ho sempre amato le sfide e quando mi è stato chiesto di commentare le regate della Coppa America, non ho saputo resistere. Era ottobre, mancavano solo due mesi all’inizio delle World Series di dicembre e conoscevo ben poco delle nuove barche, gli AC75; avevo vissuto da spettatrice la Coppa America del 2013 a San Francisco, in quell’occasione ero entrata in contatto con quel mondo tanto lontano dal mio delle classi olimpiche e del windsurf. Challenge accepted: ho iniziato a studiare, leggere, vedere, chiedere tutto quello che c’era da sapere su queste fenomenali barche volanti e ho spostato le mie lancette sul fuso orario neozelandese per tempestare di domande i ragazzi di Luna Rossa, molti dei quali conoscevo perché erano stati precedentemente con me in squadra nazionale. Non solo loro, ringrazio anche Luigi Bertini che mi ha fatto da “rules advisor”, Pierluigi Fornelli per il corso accelerato di match race, Max Procopio per quello sulla storia dell’America’s Cup e, in differenti fusi orari anche Tom Slingsby che mi ha consigliato cosa leggere e, ancor più prezioso dove, su quali siti, senza dimenticare la mia talpa interna all’America’s Cup, Nathan Outteridge, grazie al quale ho avuto, durante le notti di telecronaca, informazioni in tempo reale!

All’ansia di commentare le regate di grandi campioni, élite della vela italiana e internazionale, si è aggiunta l’ansia e l’emozione di essere affiancata a un pilastro delle telecronache sportive, Guido Meda, non in particolare per la MotoGP. Tornando un passo indietro, il primo, grande ringraziamento va a Giovanni Bruno, già direttore e oggi editorialista di Sky Sport, ideatore e curatore del canale dedicato all’America’s Cup, che ha scommesso su di me e mi ha dato questa incredibile opportunità. Un insegnamento che ho tratto dallo sport è che, se ti applichi con determinazione, tutto è possibile e la paura di non essere all’altezza si trasforma automaticamente in uno stimolo a raggiungere l’obiettivo.

Credo che un po' come per i ragazzi di Luna Rossa, se tornassi indietro alle telecronache di dicembre noterei delle differenze e che, in parallelo, il mio processo di apprendimento sia andato intensificandosi giorno dopo giorno.

Fare una telecronaca è ben diverso dall’andare in tavola a vela, ma anche nel mio caso il team è stato fondamentale e mi sono lasciata guidare da Guido Meda e Giovanni Bruno, per poi prendere piano piano più confidenza e inserirmi insieme a Roberto Ferrarese, chiamato come me per il commento tecnico. Non nego inoltre che, quando ho scoperto che la telecronaca sarebbe stata da una saletta di registrazione e non in studio, la gioia è stataimmensa… almeno uno stress in meno, l’apparire in Tv, rinviato comunque alle ore successive quando, insonne o quasi, venivo catapultatanella trasmissione di approfondimento condotta dalla brillante Eleonora Cottarelli.

Altra piacevole scoperta, è stata trovarmi a mio agio, più di quanto pensassi, nel commentare le strategiedelle regate di Coppa America, per le numerose similitudini con il windsurf, la loro continua ricerca di pressioni sul campo di regata, il quando e come fare le manovre o le coperture, le lay line; alla fine è il modo di regatare di tutte le imbarcazioni o tavole a vela veloci, però moltiplicato all’ennesima potenza!

Cosa mi porto dietro di questa incredibile esperienza?

Innanzitutto l’adrenalina di una nuova avventura, ho quasi rivissuto attraverso l’impresa di Luna Rossa le emozioni della mia Olimpiade... quando arrivi all’appuntamento più importante della tua vita sportiva da outsider, ma sei consapevole di aver speso ogni minuto dei precedenti quattro anni a prepararti per quel momento e questa è la tua forza. Inizi le regate e realizzi che forse ti puoi veramente giocare qualcosa di importante e inizi a crederci... poi purtroppo nello sport il finale può essere incredibilmente amaro.

Per me, che da poco ho scelto di vivere una vita più comune, abbandonando l’attività agonistica di alto livello, è stato importantissimo il cambio di prospettiva: l’essermi trasformata in una tifosa. Per la prima volta non ero io l’atleta, la protagonista, ma tifavo per la mia squadra del cuore e forse solo adesso capisco che ai Giochi di Rio non ho infranto solo il mio sogno, ma il sogno di tanti!

 

PREVIOS POST
Tornano le Regate di Primavera: Portofino Splendido Mare Cup
NEXT POST
Marina Militare: i sommergibili come non li avete mai visti