Perini Navi, Viareggio

Perini Navi, Viareggio

Gruppo Ferretti & Sanlorenzo: il patto per Perini Navi segna un’epoca

Editoriale

21/03/2021 - 10:48

La notizia del momento, quella della joint venture fra Gruppo Ferretti e Sanlorenzo che, attraverso la creazione di una Newco, cercheranno di rilevare assieme e dunque salvare Perini Navi, con tutta probabilità è destinata a divenire una delle più importanti non solo di questo periodo ma addirittura dell’anno. Anzi, a dirla tutta, la potremmo definire una notizia epocale, non solo perché di mezzo c’è il prestigioso cantiere viareggino, dichiarato fallito lo scorso 29 gennaio.

Oltre al valore della posta in gioco, il controllo del più importante marchio mondiale nella costruzione di navi da diporto a vela oltre i 50 metri di lunghezza, un’icona della nautica Made in Italy e internazionale, Gruppo Ferretti e Sanlorenzo Spa con l’annunciato tentativo di salvataggio di Perini Navi pongono una pietra miliare nella storia della yacht industry di casa nostra: due cantieri italiani si accordano per raggiungere un obiettivo comune.

Pur vivendo di nautica da oltre 30 anni, una notizia del genere, di tale portata, non ricordiamo di averla mai letta. Anche perché non si tratta di due cantieri qualsiasi bensì due dei principali player nel mercato della nautica di lusso, che animano a suon di vendite la classifica di chi, in quel dorato ambito, performa di più. Dopo Azimut/Benetti, over the top, sono loro che ormai da anni si contendono gli altri gradini del podio, sommando assieme circa 1.2 miliardi di euro di fatturato. Facile averli considerati sempre come concorrenti, antagonisti o se preferite competitor; difficile prevedere che, invece, si potessero ritrovare un giorno così coesi, in joint venture paritetica, accomunati da un obiettivo così importante. Pensiamo che un accordo del genere non se lo aspettasse nessuno, innanzi tutto perché siamo in Italia, la terra dei campanilismi più sfrenati, dei Guelfi e dei Ghibellini, dell’individualismo elevato all’ennesima potenza, dove ciascuno pensa a sé e se proprio deve pensare a un altro, specie quando si tratta di business, immagina solo a come potergli fare lo sgambetto. Inutile nasconderselo, è nella nostra italica indole.

Poi perché nello specifico ambito nautico i cantieri italiani sono stati sempre tendenzialmente contro, piuttosto che assieme, fino a sentire l’esigenza di creare due associazioni nautiche antitetiche, quella di UCINA Confindustria Nautica e degli scissionisti di Nautica Italiana, dove, per altro, gli stessi Sanlorenzo e Ferretti, nei rispettivi schieramenti, sono stati fieri avversari. E poi una certa competizione le due holding della cantieristica nautica l’hanno vissuta anche nella corsa per entrare nel listino della Borsa di Milano dove ognuna ha agito per sé, per il bene delle proprie finanze – Ferretti ritirò la propria IPO mentre Sanlorenzo la portò a termine - ma cercando comunque di arrivare prima dell’altra. È storia molto recente, ma di colpo, col “patto di San Valentino” venuto alla luce ieri mattina, sembra essere divenuta così lontana.

“Nel segmento delle barche in acciaio fra i 50 e i 70 metri – ci aveva detto qualche tempo fa Paolo Vitelli - la cantieristica italiana dovrebbe fare pool, perché comincia a fare delle buone barche, qualitativamente competitive, e invece la concorrenza spietata fra i vari marchi, l’individualismo, la voglia dei singoli imprenditori di apparire più bravi degli altri, impedisce di arrivare a fare quello che in Olanda hanno fatto con Feadship.”

Per chi non lo sapesse Feadship – acronimo di First Export Association of Dutch Shipbuilders – uno dei marchi di riferimento della cantieristica nautica nordeuropea che produce super, mega e giga yacht, nacque nel 1949 come un'impresa cooperativa alla quale partecipano due cantieri navali, Royal Van Lent Shipyard (oggi proprietà di Lvmh, Bernard Arnault) e Koninklijke De Vries Scheepsbouw, ma che al tempo contava anche De Voogt Naval Architects, Van de Stadt, Witsen & Vis, De Vries Lentsch e Akerboom. Il loro associarsi nacque per scopi precisi: risollevare le loro aziende dalle macerie della II Guerra Mondiale, andando a proporre il nuovo marchio là dove il mercato non fosse stato azzerato dal conflitto, come in Europa, ma, anzi, in pieno sviluppo ovvero negli Stati Uniti.

In un certo senso, pur con i dovuti distinguo, l’operazione portata alla luce ieri con le dichiarazioni dall’Avv. Galassi e dal Cav. Perotti, rispettivamente alla guida del Gruppo Ferretti e di Sanlorenzo SpA, ha lo stesso fine: risollevare un cantiere dalle macerie, anche se solo quelle di un fallimento, e riportarlo alla dignità che merita, conquistando il mercato internazionale.

Riusciranno nel loro intento ovvero prendere il controllo di Perini Navi? Prematuro capirlo adesso, ma indubbiamente il loro patto, al momento l’unica eclatante certezza, sembra aver alzato di molto l’asticella per gli altri soggetti in lizza per l’acquisizione del marchio fondato da Fabio Perini: The Italian Sea Group, di Giovanni Costantino, e Palumbo Superyacht, della famiglia Palumbo.

Nulla è ancora deciso, anche perché abbiamo appreso da fonti sindacali viareggine, evidentemente ben informate sulla questione, della possibilità di un ricorso da parte della ex proprietà Perini Navi, la famiglia Tabacchi, nei confronti della sentenza di fallimento emessa dal tribunale di Lucca. Ricorso che, qualora fosse accolto dalla corte di appello di Firenze, potrebbe ulteriormente complicare ogni tipo di soluzione e nei fatti sospendere, ritardare o impedire, la cessione aziendale nei confronti di quei soggetti che a oggi hanno già manifestato il loro interesse alla acquisizione.

Tutto ciò senza contare che Perini Navi, per il suo valore come brand della nautica di lusso e come titolare di strutture produttive di rilievo, è un cantiere che potrebbe far gola a diversi altri soggetti, anche esteri.

Quello che ci auguriamo è che alla fine Perini Navi sia rilevato da un soggetto serio e solido finanziariamente, che comprenda il brand e pensi al suo futuro, che oltre a investire nell’impresa ci metta anche il cuore per dar vita a una strategia a lungo termine, favorendo un vero rilancio piuttosto che una mera speculazione all’insegna del mordi e fuggi.

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