Baglietto, il cantiere

Baglietto, il cantiere

Baglietto guarda al futuro: Fabio Ermetto nuovo direttore commerciale

Superyacht

22/01/2021 - 17:48

Chief Commercial Officer, questo è il ruolo che riveste oggi Fabio Ermetto, ingegnere navale, in Baglietto SpA. Un direttore commerciale, quindi, che ha dalla sua anche un grande bagaglio culturale specifico, da vero tecnico.

Nel mondo della nautica extra lusso, quella delle navi da diporto, è sicuramente uno dei manager che può vantare maggiore esperienza nella compravendita di yacht, avendo rivestito negli ultimi 20 anni ruoli di vertice in una serie di aziende che rappresentano il gotha sia della cantieristica sia del brockerage: Camper & Nicholson, Fraser Yachts, Benetti Yachts, Heesen Yachts.

Nel cantiere olandese, che proponeva gamme dislocanti, semidislocanti e plananti cioè un’offerta per molti versi simile a Baglietto, è rimasto come direttore commerciale e marketing per oltre sette anni, dal 2009 al 2016, contribuendo a dare grande impulso alle vendite. Insomma, Fabio Ermetto è un uomo che il mondo dei superyacht l’ha visto e vissuto sempre dall’alto, meritando fama internazionale, cui la famiglia Gavio, azionista di riferimento di Baglietto SpA, ha affidato un compito di rilievo nel momento in cui ha ridefinito la struttura e l’organizzazione delle proprie aziende impegnate nelle costruzioni nautiche.

Intervistando Fabio Ermetto, siamo partiti proprio da qui, dal nuovo assetto conferito oggi al “marchio del gabbiano”.

PressMare - Fabio Ermetto, cosa le hanno chiesto da Baglietto quando l’hanno contattata?

Fabio Ermetto - Di entrare in cantiere per contribuire a una sua fase di riorganizzazione: la fusione dei due brand fino a poco tempo fa distinti, che operavano sotto l’egida del Gruppo. I marchi Baglietto, appunto, e CCN ovvero quello che a suo tempo, una decina d’anni fa, aveva spinto la proprietà a entrare nel mondo delle costruzioni nautiche, l’allora Cantiere Cerri.

PM - Da ciò che ci raccontò al tempo Beniamino Gavio, quello fu un atto di pura passione…

FE - Non stento a crederlo, perché anche oggi la sua passione per le barche e per il mare è sempre tangibile. Anche se è un imprenditore impegnatissimo in tanti importanti ambiti, ha sempre seguito molto da vicino il mondo della nautica e nelle successive acquisizioni di Baglietto e poi di Bertram, credo che la passione sia stata un fattore determinante. Ma l’impegno con i cantieri nautici per lui non è mai stato un gioco…

PM - Business is business…

FE - Nell’ultimo anno si è arrivati alla determinazione che Baglietto avesse bisogno non tanto di un rilancio quanto di una riorganizzazione. All’inizio, quando i due marchi, Cerri e Baglietto, proponevano barche completamente diverse, uno “piccole” e in composito, l’altro molto più grandi e in metallo, il Gruppo, per come era strutturato, aveva una precisa logica. Poi le cose sono cambiate quando Cerri è divenuto CCN e ha iniziato a proporre anch’esso barche in metallo, man mano sempre più grandi. L’idea di base fu quella di mantenere due gamme ancora sostanzialmente diverse e così è stato, ma alla fine ci si è resi conto che il rischio di sovrapposizione dell’offerta era concreto, che mantenere due strutture produttive distinte, ciascuna con i propri manager, i propri ingegneri, i propri uffici acquisti, era meno pratico e più oneroso, e quindi si è deciso di riunire tutto sotto l’egida di un unico marchio, ovviamente Baglietto.

PM - Lei ha sempre avuto un punto di vista privilegiato rispetto al mercato, avendo potuto lavorare al vertice di due delle più grandi organizzazioni di vendita e gestione dei super, mega e giga yacht: com’è percepito Baglietto nel mondo, quale appeal ha sugli armatori?

FE - È un marchio con una lunga storia ma a impressionare non sono tanto i quasi 170 di vita, ma le barche che sono uscite dal suo cantiere, capaci di segnare epoche. È uno di quei marchi di valenza planetaria che esprimono da sempre il bello e il ben fatto, i valori che hanno decretato il successo del miglior made in Italy, ma anche l’eleganza senza tempo e il buon gusto, che lo avvicinano a una griffe dell’haute couture, la tecnologia più esclusiva e raffinata, alla stregua di una factory che sforna supercar.

PM - Anche per lei business is business oppure c’è anche un “lato romantico” che l’ha spinta ad accettare l’incarico? 

FE - Mi è stata offerta un’opportunità importante in uno dei cantieri simbolo della nautica di lusso italiana e internazionale, dove ho la possibilità di lavorare in un team snello ma di grandi professionisti, che ho sempre stimato molto. Avendo svolto la mia professione in aziende molto più grandi, le posso dire che non avrei ripetuto l’esperienza, ma avere l’occasione di entrare a far parte di una struttura più piccola, di dimensioni “umane”, è stato determinante nella scelta.

Per questo ho accettato con entusiasmo, convinto che assieme a Diego Deprati – amministratore delegato di Baglietto SpA, aveva già rivestito il ruolo quando Gavio acquisì Baglietto, rilevando marchio e strutture produttive di La Spezia, poi era stato incaricato di ricoprire lo stesso ruolo in CCN. Ancor prima, sempre come CEO aveva guidato il cantiere Mondomarine – a Guido Penco – direttore tecnico, ingegnere navale, da 21 anni in Baglietto, oltre ad aver progettato diverse generazioni di carene del cantiere, guida la divisione ricerca e sviluppo – e a Luca Ghirlanda – capo operations, già in Benetti come chief architect, e Sanlorenzo, con la carica di direttore di produzione della divisione megayacht, fra i propri compiti ha la delega alla qualità – potremo fare davvero un ottimo lavoro.

PM - Utilizzerete sempre due sedi produttive, quella di La Spezia, quartier generale di Baglietto, e quella di Avenza, a Massa Carrara, dove operava CCN?

FE - Assolutamente sì, lavoreranno ancora più sinergicamente sotto la guida di un unico management. Il marchio CCN rimarrà per così dire dormiente, ma sempre di nostra proprietà.

PM - E Baglietto Navy?

FE - Continuerà a restare una divisione a sé concentrata nel mercato militare, ambito che seguiremo ancora con grande attenzione. La sua sede sarà nel cantiere di Carrara.

PM - Cos’altro farete a Carrara?

FE - Lì abbiamo due slot produttivi, dove al momento stiamo costruendo due unità da 40 metri e dove continueremo a realizzare scafi fino a 40, 45 metri. Il ciclo produttivo rimarrà sostanzialmente invariato, realizzeremo il metallo, la parte di carpenteria, e allestiremo le barche diciamo fino al 90% dell’avanzamento lavori. Poi queste verranno spostate nel cantiere di Spezia dove in circa tre mesi le finiremo, svolgendo tutti i test in mare necessari prima della consegna all’armatore.

PM - Per ciò che le compete, da dov’è partito per riorganizzare Baglietto?

FE - Abbiamo sicuramente fatto ordine nell’offerta, oggi compresa fra i 38 e i 65 metri, declinata in una decina di modelli diversi, suddivisa in tre distinte gamme. La prima, dislocante, è la TLine, e comprende scafi che vanno da 52 a 65 metri. Si tratta di unità con scafo in acciaio e sovrastrutture alluminio che definiamo “tradizionali”, nel senso modelli che puntano su valori quali l’eleganza senza tempo, la disponibilità di volumi, l’attitudine a rimanere a lungo lontane dai porti e dunque adatte alle lunghe crociere. Della TLine stiamo iniziando la costruzione di due scafi, uno venduto e l’altro speculativo, entrambi di 52 metri.

PM - Però nel DNA di Baglietto c’è anche tanta velocità…

FE - Abbiamo le altre due gamme che potranno sicuramente accontentare gli armatori che preferiscono andare veloci oppure velocissimi. Le Fast e Superfast sono linee di prodotto assolutamente in continuità con la caratterizzazione tecnologica e performante che ha reso famosi certi motoryacht Baglietto del passato.

PM - In cosa si distinguono sostanzialmente?

FE - Nel target di velocità, innanzi tutto, perché per la linea Fast prevediamo, a seconda della motorizzazione scelta, velocità attorno ai 20-23 nodi. Si tratterà di yacht con propulsioni in linea d’asse.

PM - Costruzione tutta in alluminio…

FE - Ovviamente, altrimenti il peso della barca non consentirebbe certe performance. A maggior ragione il discorso vale per la linea Superfast, anch’essa completamente in alluminio, che avrà invece velocità intorno ai 30 nodi, forse anche qualcosa in più, per raggiungere i quali sarà necessario ricorrere a sistemi di propulsione diversi. Il primo 42 metri Superfast che abbiamo venduto avrà un sistema propulsivo misto: ci saranno tre motori, due accoppiati alle tradizionali  linee d’asse mentre il terzo, associato a un jet propeller Voith, avrà la funzione di booster centrale per incrementare le performance. La stessa barca, senza il terzo motore e il relativo jet, rientrerà nella linea Fast con le prestazioni che abbiamo detto.

PM - Utilizzerete piattaforme navali nuove, particolari?

FE - In linea di massima no, ma questa è una scelta ben precisa che esula dal costo di avviare un progetto nuovo, perché quando si tratta di navi in metallo è abbastanza relativo. In termini di piattaforme e carene Baglietto ha un know-how pazzesco, preferiamo continuare a utilizzare ciò che abbiamo perché ci garantisce sotto tutti gli aspetti, specie se parliamo di carene veloci e velocissime. Siamo certi di ciò che offriamo al cliente e lui è sicuro di avere il meglio.

PM - Continuerete comunque a lavorare anche su navi da diporto full custom?

FE - Sì, assolutamente. Per noi le linee di prodotto a forte imprinting Baglietto sono molto importanti, ci consentono di programmare e di lavorare anche su unità speculative, ma è indubbio che siamo apertissimi verso quegli armatori che vogliono le loro barche totalmente cucite addosso. La maggior parte delle barche che abbiamo in costruzione in questo momento sono full custom.

PM - Sarà sempre Francesco Paskowski lo yacht designer di riferimento per Baglietto?

FE - Francesco da 20 anni riesce a interpretare l’essenza del marchio Baglietto, ha mantenuto la personalità che sta nell’anima del brand ma è anche riuscito a farlo evolvere, a rendere contemporanei i nostri stilemi inconfondibili. Lavoriamo con lui in assoluta continuità su tutte e tre le gamme.

PM - Ma se arrivasse un armatore con un proprio yacht designer?

FE - Non avremmo problemi accontentarlo.

PM - Partirete da un foglio bianco oppure proporrete una piattaforma che ha, ad esempio, una compartimentazione interna già progettata?

FE - Sono contento che mi faccia questa domanda perché questa è una delle cose che differenzia il nostro cantiere da altri illustri competitor: quando parliamo di un Baglietto full custom è nell’accezione più vera del termine, perché partiamo realmente da un foglio bianco o se preferisce da volumi vuoti che l’armatore può riempire a piacimento, non solo come stoffe, legni o marmi. Il cliente può scegliere tutto.

PM - Si è fatto un’idea di come potrebbe essere suddiviso il vostro portafoglio ordini fra barche dislocanti e veloci?

FE - Penso il 50% di barche dislocanti e 50% veloci, anche se questa percentuale non rispecchia il mercato, dove le barche veloci in metallo a livello globale rappresentano più o meno il 10%.

PM - Come lo spiega?

FE - Col fatto che Baglietto è uno dei pochi player credibili nella nicchia delle barche veloci, numero che si riduce ulteriormente se andiamo a considerare i costruttori di yacht veloci di grandi dimensioni. Ciò giustifica il buon numero di barche Fast e Superfast che potremo realizzare. Facile prevedere, invece, che i Baglietto più grandi, dai 50 metri in su, saranno tutti dislocanti.

PM - Costruire grandi yacht veloci ha sempre connotato Baglietto come un cantiere che esprime tecnologia e innovazione: in quale direzione vi state spingendo a questo proposito?

FE - Abbiamo pochi competitor su certe linee di prodotto perché realizzare scafi così grandi e così veloci è davvero una sfida che pochi sono in grado di accettare. Ovviamente siamo sempre attenti nel vagliare nuove soluzioni che ci consentano di migliorare continuamente ciò che già facciamo bene. Se però le dovessi dare un’indicazione precisa sull’aspetto tecnico che caratterizzerà sempre più le nostre barche, metterei in evidenza la tecnologia dell’ibrido. Se non ricordo male ci siamo incontrati ai tempi del varo di Vanadis di CCN...

PM - Estate 2019…

FE - Vanadis è stato il primo motoryacht ibrido costruito in Italia che ha ottenuto la certificazione “Hybrid Power” dal Lloyd's Register. Questo per dirle che su questo tipo di tecnologia Baglietto è molto avanti, uno dei 40 metri in costruzione a Carrara è ibrido, così come il 52 metri TLine che abbiamo venduto. I nostri sistemi ibridi si basano su una parte termica tradizionale, con motori e linee d’asse, i generatori collegati al motore elettrico, sulla gear box, e alle batterie. Penso che questo tipo di soluzioni oltre che per i risvolti ambientali, prenderanno sempre più piede perché consentono un migliore uso della barca, rendono possibile un maggiore comfort. Fare il bagno a mare oppure trascorrere una notte in rada avvalendosi solo dell’energia accumulata nei pacchi batteria, vuol dire accrescere in quei momenti il livello di comfort in maniera netta.

PM - Cioè accresce anche la percezione di lusso, di esclusività per l’armatore…

FE - Indubbiamente! Tenga anche presente che in futuro parchi e riserve marine aumenteranno e con esse le restrizioni alla navigazione, per cui dovremo essere in grado di dare ai nostri armatori yacht in grado di navigare anche a emissioni zero, pur se per brevi tratti. Anche questo è un aspetto che enfatizza l’esclusività dello yacht. Poi c’è anche una questione legata ai consumi: pensi che il nostro 52 metri, con i soli generatori e i motori elettrici accesi, può navigare a nove nodi consumando 49 litri/ora, un risultato straordinario.

PM - Se mi parla di Vanadis mi viene anche in mente la propulsione di quella barca, con due POD azimutali Schottel, una soluzione davvero poco usuale. Li userete ancora?

FE - In quel caso abbiamo risposto a una precisa richiesta di un armatore su un prodotto davvero full custom, dimostrando che sappiamo gestire qualsiasi contratto, anche quando ci vengono richieste cose tecnicamente molto particolari. Se riutilizzeremo gli Schottel? Non rientrano negli standard del cantiere, ma per una barca su misura, perché no?

PM - Come sarà la barca di lusso del futuro?

FE - Sempre più vicina alle istanze dell’armatore, sempre più calzante con il proprio lifestyle, quindi sempre più customizzata. Se poi mi parla di design, avrà sicuramente notato come in questi ultimi anni si stia andando verso barche dove gli yacht designer cercano di dare un diverso rapporto col mare, barche che offrono più spazi esterni, che si aprono al mare, con nuove forme di poppa, dove ormai il beach club è praticamente un must.

PM - Tempi difficili per i superyacht “seriali”, quelli in vetroresina?

FE - Vedo una clientela sempre più orientata verso gli yacht in metallo, su questo non c’è dubbio. Se dà uno sguardo a ciò che offre il mercato, vedrà che da 30 metri in su, l’offerta di barche in metallo sta sicuramente crescendo.

PM - A proposito, mi dice qualcosa del mercato, com’è iniziato l’anno nautico 2021?

FE - Il 2020, glielo avranno già detto, nonostante la situazione complessa innescata dalla pandemia, è stato per la nautica di lusso un buon anno.

PM - L’idea di avere la propria barca come luogo sicuro dove trascorrere il proprio tempo libero, ha indubbiamente aiutato il mercato…

FE - Certamente, e da ciò che osservo, il buon momento sembra continuare.

 

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