Grand Soleil 48 Performance

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Barche a vela cruiser racer: granturismo del mare, che passione

Barca a vela

11/05/2020 - 15:09

La tipologia di barche definita cruiser-racer, se si osserva il mercato nautico in tema di sailing yacht, rappresenta uno degli ambiti più ricchi di proposte e sicuramente quello in grado di attirare un crescente numero di armatori. Sono barche che uniscono magistralmente il comfort a prestazioni superiori in un mix di tecnologia e stile che fa la differenza: delle splendide Granturismo, per usare un termine automobilistico.

Il tempo è uno dei lussi più ambiti per noi che viviamo questo terzo millennio. Averne per sé, per coltivare le proprie passioni, è il punto d’arrivo di molti. Il tempo è anche la grandezza che serve, per determinare la velocità di un oggetto che si sposta da un punto all’altro. E la velocità è sia un’altra passione sia un’altra forma di lusso.

Rendere maggiormente performante un’auto, restando nel nostro esempio, un esemplare raro se non addirittura unico in termini di prestazioni, richiede d’investire risorse: nel progetto, nella costruzione, nei dettagli che possono portare a fare la differenza, ma che determinano anche la personalizzazione della vettura, fino, appunto, a renderla esclusiva.

Anche in mare, navigando a vela, la voglia di andare forte c’è sempre stata. La storia è infatti piena di barche, benché funzionali al trasporto di cose o persone, progettate per essere veloci, capaci di mettere l’equipaggio nella condizione di arrivare primo a destinazione, di giocarsi una cassa di rhum con i rivali, tirando bordi a perdifiato sulle rotte dei traffici per sfruttare fino all’ultimo refolo di vento. Oppure per essere i primi a portare merci quali the, lana o spezie dalle colonie alla madrepatria o qualsiasi altro bene per poter stabilire il prezzo di vendita sul mercato. I progettisti dei tempi lontani, i maestri d’ascia, quelli che poi costruivano a occhio, hanno inventato unità capaci di sfruttare al meglio ogni tecnologia disponibile all’epoca per navigare sempre più veloci: dal Pinco allo Sciabecco, dalla Goletta al Clipper, eccetera.

Le barche da regata pura, sono oggi una sorta di Formula 1 progettate solo per correre, come quelle che vedremo impegnate nella prossima America’s Cup – le AC75 - oppure nelle grandi, impegnative regate intorno al mondo, come The Ocean Race e la Vendée Globe – i VO65 e gli IMOCA 60. Indubbiamente, non si tratta di barche per tutti, oltre per il costo soprattutto perché per poter essere portate al limite e divenire dunque vincenti, hanno bisogno di marinai sopraffini nell’accezione moderna del termine: professionisti, tecnici, tattici, meteorologi, palestrati, talvolta anche funamboli e coraggiosi fino al limite dell’incoscienza.

Pensiamo a coloro che affrontano oceani e giri del mondo in solitario,  che con le loro barche - forse sarebbe meglio chiamare “sailing machine” - si buttano nelle tempeste per avere più vento, che navigano di notte a 30 nodi senza luna, che non dormono per giorni per tenere d’occhio il mare che ruggisce intorno a loro: pazzi che all’arrivo diventano eroi.

Ma la sfida col tempo nel mondo della vela è un germe che s’insinua spesso anche nei marinai che tengono famiglia, quelli che ad agosto portano moglie, figli e amici in crociera con la loro barca. Nei lunghi inverni anziché stare al calduccio degli yacht club o dei Roxy Bar, formano equipaggi di appassionati che si sfidano nelle regate di circolo, dei veri campionati locali dove chi si iscrive lo fa spesso con spirito decoubertiano, ma nelle quali alla fine tutti vogliono vincere.

Con l'eccezione di questo momento così particolare e difficile, in tempi normali gli armatori più organizzati e intraprendenti, da primavera ad autunno, hanno a disposizione una serie di regate d’altura – 151 Miglia, Rolex Giraglia, Rolex Middle Sea Race, Roma per Tutti, RAN 630… solo per citarne alcune - dove il livello della sfida e degli sfidanti è sicuramente più alto. Al via, infatti, si possono trovare barche di tutti i tipi e dimensioni, con equipaggi professionisti o della domenica, le cui performance, proprio per mettere in risalto le loro capacità marinaresche, vengono misurate non solo e non tanto in tempo reale, cioè in base al risultato cronometrico al traguardo, ma in tempo compensato ovvero in base ai coefficienti di rating attribuiti - ORC e IRC sono i due sistemi di rating più applicati nelle regate d’altura - a ciascuna imbarcazione.

Le classifiche finali, quelle che assegnano effettivamente i trofei, si ottengono quindi in base al tempo virtuale impiegato dalla barca, cioè calcolato a partire dal tempo reale, tenendo però conto di "parametri correttivi" - il rating, per chi pratica golf, può essere assimilato all’handicap - che sono le prestazioni teoriche di ciascuna barca in base al suo progetto, e in funzione del tipo di percorso, della sua lunghezza in miglia, delle condizioni di vento ecc.

Di regate e di marinai gentleman che vogliono vincerle ne è pieno il mondo, e quella delle barche a vela da crociera costruite per ben figurare anche in regata, la tipologia dei “cruiser racer”, è sicuramente una delle tendenze più interessanti che oggi il mercato nautico propone.

Progetti raffinati in termini idrodinamici, realizzati con sistemi di costruzione hi-tech, armati con rig - l’insieme di alberi, vele e sartiame – quasi sempre in carbonio, che puntano a massimizzare il risparmio di peso sfruttando le performance del materiale. Addirittura sparisce il metallo sostituito sempre più da fibre tessili. Spectra, Dyneema, Pbo, fibre esotiche oltre al sempre amato carbonio per realizzare le sartie che sorreggono l’albero, o gli anelli che sostituiscono molta ferramenta di coperta a cui attaccare bozzelli e manovre: meno peso e più resistenza.

Anche i cruiser racer hanno appendici idrodinamiche che riducono lo sbandamento e aumentano la velocità. Ancora non sono dei foil che sollevano lo scafo fuori dall’acqua come accade sui racer puri, ma strumenti come il DSS (Dynamic Stability System), usato per esempio sul Baltic 142 Canova. Si tratta di una sorta di lama idrodinamica che esce lateralmente dallo scafo nel lato sottovento, sotto la linea di galleggiamento. Questa specie di ala marina limita lo sbandamento, con grande aumneto di comfort e prestazioni, e garantisce una spinta dinamica verso l’alto che “alleggerisce” il peso della barca in acqua.

E quando non serve rimane nascosta dentro i volumi dello scafo. Ma non serve che la barca sia un 42 metri come il megasailor nato in Finlandia e firmato da Bruce Farr nelle linee d’acqua e da Lucio Micheletti negli interni. Questa cura e attenzione alle prestazioni senza togliere comfort si ritrova anche negli allestimenti e negli arredi di queste barche, spesso minimal perché di tendenza in termini di design ma anche votati a un controllo totale dei pesi a bordo e del loro bilanciamento. Gli interni sono strutturali, vale a dire che irrigidiscono la struttura con un’ulteriore risparmio di peso. Per chiarire il concetto: non serve avere una paratia e il mobile, è lo stesso oggetto d’arredo che diventa paratia.

Per esempio è ciò che accade sul Cippa Lippa X, un 60’ (18 metri) che oltre ad avere interni comodi per la famiglia in crociera ha anche dei dispositivi idrodinamici come la canting keel e daggerboard. La canting keel è una chiglia basculante a destra e a sinistra imperniata sull’asse longitudinale della barca il cui bulbo zavorrato è posto all’estremità della lama di deriva. Questa è ruotata verso il lato sopravento col fine di limitare lo sbandamento e aumentando sia le prestazione della barca che il comfort a bordo. Per contrastare lo scarroccio, lo scivolamento laterale indotto dal vento, che aumenta quando si riduce la superficie di deriva (come di fatto accade quando si porta sopravento la canting keel) a prua dell’albero è inserita la daggerboard, una deriva accessoria che viene calata in acqua solo quando si bascula la chiglia. Questa tecnologia consente di limitare il peso totale che rimane sotto le 15 tonnellate contro le 18 di un “normale” racer cruiser da 60’. Barche che possono essere personalizzate come le fuoriserie di cui sopra, fin nei minimi dettagli, capaci d’ingolosire i patiti della velocità in mare.

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