La Darsena del Salone di Genova

La Darsena del Salone di Genova

Diportisti di Genova contro le riparazioni navali nella darsena del Salone Nautico

Editoriale

19/03/2019 - 10:35

C’è fermento a Genova in attesa che il TAR si pronunci, a fine mese, sulla decisione dell'Autorità di sistema portuale del Mar ligure Occidentale per l’assegnazione degli spazi della Nuova Darsena Nautica di Genova. Per capirci, si tratta di quella marina costruita nel 2004 e che da allora accoglie ogni anno la maggior parte delle barche esposte in acqua al Salone Nautico di Genova: 26 milioni di euro, soldi pubblici, specificamente investiti a suo tempo per tale scopo e come supporto per lo sviluppo delle attività da diporto e per il turismo nautico del capoluogo ligure.

Ricordiamo che la scorsa estate i membri dell’authority genovese avevano approvato all’unanimità una nuova assegnazione delle concessioni della Nuova Darsena Nautica così ripartita: il 40% e per 4 anni alla società I Saloni Nautici - controllata da UCINA Confindustria Nautica – che organizza il Salone Nautico di Genova; il restante 60% ad Amico & Co - cantiere che opera nell’ambito delle riparazioni navali, focalizzato nel refit di grandi yacht - ma con una durata della concessione pari a 20 anni.

Tale nuova assegnazione sarebbe dovuta partire dallo scorso novembre ma I Saloni Nautici ha appunto fatto ricorso, vedendo messo in pericolo sia il futuro del Salone Nautico sia l’utilizzo dell’area demaniale a favore dei diportisti.

Proprio 120 proprietari delle barche ormeggiate nella Darsena, attraverso il comitato Porto Aperto presieduto da Fulvio Silingardi, hanno recentemente dichiarato attraverso un “Manifesto” le loro perplessità e il loro dissenso nei confronti della scelta dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale. Il documento, che riportiamo, si articola su 15 punti e oltre a stigmatizzare gli aspetti eco compatibili negativi che l’intensificazione dell’attività delle riparazioni navali porterebbe alla città, che si aggiungerebbero alla perdita di posti barca disponibili nella Darsena, sottolinea quanto quella scelta possa mettere in discussione il futuro del Salone Nautico di Genova.

Il “Manifesto” del comitato Porto Aperto

1- Sappiamo che quest’area demaniale è stata costruita con soldi pubblici, con la destinazione d’uso per una marina da diporto. Ci chiediamo perché le istituzioni vogliono assegnare il 60% di essa a un privato, la cui attività principale sono le riparazioni navali.

2- Sappiamo che verranno attraccati dei megayacht da 100 metri (vere e proprie navi) che probabilmente rimarranno sempre accesi. Ciò significa che l’aria che respireremo, sia noi che gli abitanti dei quartieri Foce e Carignano, con le semplici brezze di mare, non sarà più ricca di iodio, ma di scarichi dei camini e polveri sottili?

3- Si vuole fare diventare Genova la città più bella ed importante del Mediterraneo, che attiri i turisti e si rilanci sfruttando le sue bellezze. Splendido progetto, ma i presupposti sono questi? Cantieri nel centro città? Sono già noti i limiti e problemi sofferti dai croceristi, aggiungerne altri e per fatto e per immagine mette a rischio la città e il suo indotto.

4- Sentiamo che verranno costruiti capannoni per le officine, ciò significa che dopo 60 anni Genova dovrà dire addio al Salone Nautico? E’ pensabile, e dove, spostare i mega yacht per oltre un mese durante le attività del Salone Nautico? Quali garanzie ci sono perché tali spazi siano liberati nei tempi e nei modi necessari? Solo per accontentare un privato, che ha già tanto spazio a disposizione per le sue attività, oltretutto in aree incompatibili?

5- In tal caso, quali perdite dovranno subire i ristoratori, gli albergatori e tutto l’indotto correlato?

6- Quest’area permetteva, ai bambini e ragazzi della FIV, di iniziare a praticare lo sport della vela con le loro simpaticissime barchette. Pochi giorni fa, sono stati sgomberati e spostati vicino al palasport, senza uno spogliatoio, un bagno, una doccia, con i campionati mondiali alle porte. Bambini di 8 anni obbligati a trascinare la propria barchetta per decine di metri per arrivare allo scivolo. Inoltre i disabili che venivano ospitati e portati in mare a godere di una giornata per loro un po’ diversa, non avranno più questa possibilità. È questa la Genova che vogliamo?

7- Riceviamo molte notizie incerte, nessuno sa quale sarà la situazione futura, fra 4 anni scadrà la concessione a I Saloni Nautici, non sappiamo quale sarà il nostro futuro e dei dipendenti, quali investimenti è possibile fare in un lasso di tempo cosi’ minimale e costellato da incertezze? Non siamo solo 120 armatori, ma 120 cittadini amanti del mare che ospitano amici, famiglie ed amici di amici, per fargli vivere una giornata a contatto col mare e la nautica, che non è un’attività per pochi, ma un hobby e una passione come tante altre.

8- Vorremmo sviluppare un progetto, dedicato alle famiglie amanti del mare, con l’associazione Blu Wind, per far capire quanto è bello andare a vela, nel silenzio e con la sola musica del mare. Vorremmo trasmettere la passione della pesca in mare, con escursioni dedicate. Vorremmo anche un po’ di pace in questo posto meraviglioso, con acqua limpida e dei tramonti spettacolari.

9- Tanti abitanti di Genova non sanno che alla Foce esiste quest’area chiamata Nuova Darsena, che ha un potenziale enorme per lo sviluppo della nautica da diporto, che potrebbe essere un polo attrattivo e ricettivo per il turismo, noi come fruitori dell’area vorremmo portarli a conoscenza di tutto ciò, e di quale altra occasione Genova perde per il suo rilancio.

10- A settembre 2018, in seguito alla nuova delibera, hanno perso il posto barca circa 180 altri diportisti. La marina da diporto coinvolge anche un importante indotto, quindi portiamo una ricchezza ed un’occasione di lavoro, oltre che sana valvola di sfogo, per i giovani. Perchè tutto questo non viene considerato?

11- Il progetto Waterfront di Levante di Renzo Piano, che la città, attraverso le sue figure di riferimento (sindaco, presidente della Regione etc), aveva fatto suo, cosa prevede per quanto riguarda la marina da diporto, nell’area a mare del palazzetto dello sport? Come si integrano nel progetto gli spazi ad ora utilizzati dalla Marina Fiera di Genova?

12- Alcuni armatori vengono da altre città d’Italia. Cosa diranno di Genova, e di questa situazione, nella propria città? Il grosso rischio è di spostare ricchezza alla vicina Francia e perdere opportunità e turismo.

13- Perché a Genova le varie amministrazioni pubbliche, che dovrebbero dare l’esempio nel rispetto delle regole, non considerano mai le convenzioni internazionali, che impediscono assolutamente l’insediamento di cantieri navali in città? Prova ne è che a Genova, attaccati ai centri abitati di Carignano e Foce, ce ne sono già tantissimi. In merito a ciò, non sembra a nessuno che la tendenza futura sia in tale senso, nonostante le recenti iniziative del Comitato Porto Aperto, a difesa dei cittadini e del territorio. Il 27 marzo il Tar si dovrà pronunciare in merito, almeno in questa sede ne verrà tenuto conto?

14- I turisti stranieri che transitano con le navi da crociera all’ingresso del porto di Genova, abituati a vedere siti che rispettano le convenzioni internazionali sulle distanze dei cantieri navali, come possono giudicare favorevolmente la nostra bellissima, ma martoriata città?

15- Ci piacerebbe molto che i ragazzi della Fiv tornassero con le loro barchette, un pochino grazie anche a noi, al comitato Porto Aperto.

PREVIOS POST
Marina Militare: ancora una settimana per l’accesso alla scuola navale
NEXT POST
Il progetto idrodinamico del timone: il rapporto di figura e i vari coefficienti