IL PUNTO COSPICUO di Giuliano Luzzatto

IL PUNTO COSPICUO di Giuliano Luzzatto

Il punto cospicuo di Giuliano Luzzatto: sogni spezzati

Editoriale

04/12/2020 - 19:21

Nei giorni scorsi un "anonimo manager" velista per passione e responsabile della comunicazione in una multinazionale per professione, ha inviato una lettera carica di crudo realismo a una primaria testata di vela. La pubblicazione online e sul gruppo Velisti in Facebook ha suscitato accese discussioni.

In soldoni il manager denunciava i piagnistei degli aspiranti velisti oceanici di casa nostra, che gli inviano continue richieste di sponsorizzazione. Sul banco degli imputati la scarsa lungimiranza delle italiche aziende, incapaci di guardare oltre l'orizzonte come quelle francesi.

L' anonimo ribalta il punto di vista, offrendoci quello del manager chiamato a rispondere dei suoi budget e del raggiungimento degli obiettivi. È la legge del mercato e dei risultati, dura ma ineccepibile.

In particolare egli sottolinea come le scelte di un' azienda non siano in grado di cambiare l'atteggiamento del grande pubblico, quello che fa "i numeri". La Francia rappresenta anche in questo settore una "exception culturelle" e a nulla serve strepitare che da noi (come nel resto del mondo) la gente non capisce e tanto meno gli sponsor.

Per inciso, facciamo presente che uno dei top five al mondo, il britannico Alex Thomson, mantiene la sua preziosa sponsorizzazione facendo lo stuntman velico ad uso social, con numeri di visualizzazione a livello quasi calcistico.

Il nostro manager però va oltre (e qui si comprende il perché dell'anonimato) e aggiunge: se pensate di essere vincenti veri, come Giancarlo Pedote e Ambrogio Beccaria, andate anche voi in Francia, dimostrate il vostro valore (e le vostre capacità manageriali a terra) e con buona probabilità qualche sponsor si accorgerà di voi.

Qui nasce la discussione online, che sale di tono perché risponde anche Pietro D'Alì, probabilmente il velista italiano più completo, un monumento alla perseveranza, al metodo, al sacrificio e alla voglia di farcela. Pietrino è stato imbarcato da Kito de Pavant per vincere con il Figaro Groupe Bel la Transat AG2R del 2006 "Uno così lo devi avere a bordo con te e non rischiare di averlo contro" disse lo skipper francese. Uno che, oltre alle partecipazioni alle Whitbread Round the World Race, alle Olimpiadi, (Sydney sulla Star, conclusa al 10mo posto) e all'America's Cup (randista di Luna Rossa, con la quale ha vinto la LV Cup del 2000) ha condiviso la vittoria alla Transat Jacques Vabre del 2007 sul Class 40 in coppia con Giovanni Soldini, l'unico velista italiano "che buca" sui media generalisti (e dal quale Pietro ha imparato molto in termini di comunicazione, offrendogli in cambio un approccio più tecnico alla regata). Ecco, uno così ha senza dubbio  dimostrato il suo valore e avrebbe meritato di trovare un Marketing director che credesse in lui. Ma così non è stato e questa è l'amara realtà.

Pietro rilancia, e si dice pronto per il Figaro 3, certamente una pronta mossa tattica quella di prendere "la raffica" generata da questa discussione online.

Non risulta tuttavia che l' anonimo manager abbia sinora risposto né pubblicamente né privatamente a Pietrino D'Alì.

Che fare dunque? Se ci fosse una ricetta la seguirebbero tutti. Di certo val la pena buttarsi nella ricerca, sapendo che le probabilità sono scarse ma con la consapevolezza di non aver lasciato nulla di intentato.

Talvolta poi lo sponsor, che non è una parola inglese come molti immaginano ma latina e significa garante, può essere un singolo appassionato, magari un armatore, in grado di sostenere il vostro progetto perché crede in voi.

Occorre soprattutto una buona dose di autocritica, non pensare che siano i denari a fare il risultato ma le proprie capacità. I grandi velisti professionisti sanno essere spietati con se stessi quando sbagliano, occorre tanta umiltà.

E infine: anche se il vostro sogno è la traversata atlantica in regata, non è detto che una breve navigazione invernale di qualche ora o di un weekend non possano offrirvi comunque emozioni irripetibili.

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