Dan 1008

Dan 1008

Dan Lenard ha raggiunto nei giorni scorsi Antigua

Sport

21/02/2019 - 16:30

Dan Lenard, partito il 20 gennaio da Cadice per una traversata atlantica in solitario su Scia, una barca di 10 metri, senza motore, senza strumenti elettronici ne autopilota, ha raggiunto nei giorni scorsi Antigua dove si è fermato per alcune ore prima di ripartire per Miami, meta finale della sua navigazione.
La traversata di Dan Lenard è stata lenta soprattutto per la mancanza di vento, la bonaccia che lo ha imprigionato alcuni giorni non gli ha consentito di procedere spedito per la sua meta in tempo sulle ragionevoli previsioni di arrivare durante il Miami Yacht Show dove erano esposte molte delle
barche che ha disegnato con lo studio Nuvolari Lenard. Dan si è concesso una breve sosta presso all’Antigua Yacht Club Marina Resort Falmouth Harbour, assistito da Carlo Falcone che ne è l’artefice, prima di rimettersi in rotta. Dan è ripartito navigando tra le isole caraibiche con direzione Florida, per raggiungere Miami potrebbero bastare otto giorni, le miglia da percorrere sono poco meno di 1200.

Dan, quale è stata la parte più difficile della navigazione?
“Navigare senza pilota automatico così a lungo con una barca così leggera è stata la cosa più difficile di queste giornate. Ti rendi conto di essere davvero l’artefice del tuo destino, ogni manovra costa fatica perché tutto si muove, devi programmare tutto, soprattutto quando sei alle portanti sotto gennaker. Devi prevedere anche quando dovrai mollare la barra per mangiare o fare pipì. Per dormire, bloccavo la barra con due elastici, fissavo la randa con la ritenuta e mettevo il fiocco a collo. Un vantaggio in questo modo di navigare c’è: il fatto di dover timonare senza sosta ti rende conscio della navigazione al 100%, capisci quanto stia andando la barca, come scivola sulle onde, se c’è qualche regolazione di fino da eseguire”.

Le provviste sono state sufficienti? Saresti arrivato anche a Miami?
“Le provviste e l’acqua che ho scelto di portare a bordo erano giuste e ad Antigua non è stato necessario fare ulteriore rifornimento abbondante. Sarei arrivato anche a Miami con quello che ho. Comunque sono dimagrito: non si dorme molto. Ho avuto freddo, ho quasi sempre indossato la cerata più pesante”.

Come ti sei trovato navigando senza strumenti elettronici?
“Pensavo che lo scoglio più difficile fosse proprio la navigazione senza strumenti ma devo dire che quelli che dicono che anche un pezzo di legno lanciato in acqua in Oceano, prima o poi arriva ai Caraibi, hanno ragione. Il vento ti spinge dalla parte giusta. Ho fissato il mio orologio sull’orario dell’isola di Saint John’s . Sapevo esattamente gli orari di alba e tramonto dell’isola, quindi mi è sempre stato chiaro dove puntare la prua. Negli ultimi giorni ho visto passare una aereo privato che certamente era diretto ad Antigua per portare l’armatore alla sua barca iscritta alla Rorc Carribiean 600, questo mi ha confermato che ero in rotta. Anche prima, gli aerei che passano sono stati un aiuto per seguire la rotta”.
Dan, le previsioni erano quelle di una traversata più rapida.
“Ho avuto poco vento. Sono rimasto a ciondolare otto giorni nella calma piatta più totale. E’ stato un miracolo se sono riuscito a percorrere una cinquantina di miglia verso ovest. Ho issato a turno tutte le vele di prua, più leggere: Code 0, Code 2 e Gennaker. Anche nelle giornate in cui si alzava un po’ di brezza, non l’ha mai fatto per più di 8-10 ore, perché al tramonto calava”.

Soddisfatto della barca. Momenti difficili? “Il barchino fila, lo garantisco, soprattutto in condizioni di mare poco mosso. Con vento leggero però soffre molto la fase di salita sulle onde oceaniche, ampie e lunghe. Sembra un cubetto di polistirolo, che si muove un po’ troppo. Quando dormi o tenti di dormire basta poco per finire sull’altra cuccetta. Il movimento di costringe a vere acrobazie. Ho dovuto smontare il tamburo del rollafiocco e fissare lo strallo in prua prima di iniziare la riparazione che, eseguita in solitario, mi ha richiesto tantissimo tempo”.

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