VEEM Gyro: il test in mare dello stabilizzatore giroscopico VG 120

Accessorio

22/05/2019 - 19:20

Gli stabilizzatori giroscopici sono l’ultima frontiera del benessere a bordo. E anche del lusso, che però in questo caso è un termine appropriato e tra qualche riga vedremo perché. L’australiana Veem, già conosciuta tra gli appassionati di motonautica per le sue eliche di alta qualità a passo variabile tramite profilo sostituibile, ha iniziato a proporre i suoi stabilizzatori giroscopici Veem Gyro a cantieri e ad armatori italiani e per seguire gli aspetti commerciale ha scelto Saim Marine, uno dei principali gruppi italiani ed europei di fornitura di impianti, accessori e complementi ai servizi di bordo.

Dopo averne sentito tanto parlare e soprattutto dopo aver ascoltato sia chi sosteneva sia chi detraeva non tanto gli stabilizzatori, accessorio ormai entrato nei «mai più senza» di chi può permetterselo, ma la versione giroscopica dello stesso, abbiamo avuto la possibilità di provarlo dal vivo, a Venezia.

L’aspetto più interessante di questo accessorio è la possibilità di avere un sistema di stabilizzazione che funziona anche a barca ferma, zero speed come si suole definire. In effetti, è proprio quando si è in rada, specialmente a bordo di una barca a motore la cui opera viva è ridotta rispetto a quella di una barca a vela per l’assenza di deriva e timone, che la necessità di smorzare il movimento di rollio si fa più cogente. Prima di scendere in considerazioni più tecniche e approfondite è bene trasmettere subito la sensazione più importante: sia in navigazione sia all’ancora, quando il Veem Gyro è acceso, il moto ondoso praticamente scompare. Certo, le condizioni della nostra prova non erano delle più impegnative, ma comunque sufficienti a muovere una barca: fino a un massimo di 40 centimetri di onda in mare aperto, dove abbiamo navigato fino oltre i 40 nodi; in laguna e davanti alla città, tante, tantissime, incrociate, alte e basse, corte e ripide per via dell’intenso traffico di ogni tipo di unità navale (situazione non molto diversa da quella che si ritrova in estate nei tratti di mare più affollati come, per esempio, la Costa Smeralda). Guardando i numeri forniti dal produttore, a seconda delle condizioni, in funzione di altezza e frequenza delle onde, si arriva fino a un massimo del 95% di smorzamento del rollio, da fermi e a bassa velocità, e mediamente non si scende mai sotto il 50% della riduzione del movimento nella maggioranza delle circostanze di navigazione.

La barca test è stata un Viking 64, imponente fisherman di 19 metri, dall’aggressiva livrea da squalo, su cui è stato installato il VG 120, il più piccolo tra gli stabilizzatori giroscopici prodotti dalla Veem. 120 è il valore della coppia di stabilizzazione nominale, vale a dire la massima forza in kiloNewton che esercita il sistema quando deve raddrizzare la barca. Siccome un Newton equivale alla forza necessaria a imprimere a un kg l'accelerazione di un metro al secondo per secondo, tradotto in altre parole e semplificando il concetto è come se riuscisse a imprimere una forza di 12,232 tonnellate in grado di opporsi al rollio. In termini di dimensioni è uno stabilizzatore pensato per yacht che hanno un dislocamento tra le 50 e le 130 tonnellate. L’azienda australiana propone tre modelli di dimensioni maggiori, il Vg 145, adatti a gestire con installazione singola yacht fino a 145 tonnellate, il Vg 260 (yacht fino a 300 tonnellate di dislocamento) e il Vg 1000 per megayacht di 100 metri o 900 tonnellate di dislocamento.

Dall'esterno, il sistema nella sua versione normale (e non da show come quello in prova) appare coma una scatola di circa tre metri cubi (i lati in metri misurano: lunghezza 1,63; larghezza 1,56 e altezza 1,15) ancorata allo scafo in quattro punti. Non è necessario che sia collocato in chiglia o nel baricentro, funziona in qualsiasi punto dell'imbarcazione purché ci sia l’adeguato supporto strutturale: è nei quattro punti di ancoraggio che si applica la forza che “rimette dritta” la barca.

A differenza degli stabilizzatori con pinne, che per funzionare abbisognano di almeno una coppia di appendici idrodinamiche montate sulla carena che muovendosi o offrendo più resistenza da una parte, stabilizzano la barca, uno stabilizzatore giroscopico è totalmente interno allo scafo. Ciò consente di: non avere appendici esterne che aumentano gli sforzi della struttura, specialmente ad alte velocità; ridurre la possibilità di impatti con oggetti galleggianti o con il fondale; e ridurre la resistenza all’avanzamento.

Nel Veem Gyro, come in tutti i sistemi che si basano sullo stesso principio fisico, stabilizzazione è data dal giroscopio interno, un dispositivo rotante che se sollecitato riporta il suo asse di rotazione in una direzione fissa: una trottola o uno yo-yo, sono esempi di giroscopio. In pratica, quando la barca è mossa dalle onde, il giroscopio tende a riportarla dritta per mantenere verticale il suo asse di rotazione. Ovviamente per gestire una massa in movimento come quella di uno yacht che pesa diverse decine di tonnellate è necessario che anche il giroscopio sia proporzionato. Il modello testato (persino sovradimensionato per le dimensioni della barca che lo ospita) ha un peso complessivo di 2650 kg, 700 dei quali dovuti al cuore del sistema: il volano che è fatto ruotare sottovuoto fino a 4000 giri al minuto. Inoltre per aumentare l’efficienza naturale del principio fisico è stato aggiunto un impianto di controllo idraulico attivo.

Il sistema poi beneficia di un programma di controllo definito “smart torque” (“coppia torcente intelligente”) che in base ai dati ricevuti dai sensori presenti nel Veem Gyro, tra cui quattro accelerometri, e degli algoritmi preimpostati, migliora la sua efficienza nel ridurre il rollio, consentendo risultati paragonabili a sistemi a pinna più ingombranti e costosi, anche in termini energetici totali.

Per il controllo diretto dell’impianto di stabilizzazione è fornito un software di interfaccia con cui si interagisce attraverso display touch presente sulla scatola e replicabile più volte ovunque si desideri, per esempio in ogni plancia comando, ma anche nella cabina del comandante o in quella dell’armatore.

Una volta provata la funzionalità del giroscopio a colpire positivamente è la silenziosità del sistema, soli 66 dB, vale a dire il livello di “rumore” di una conversazione all’aperto, e per di più concentrati solo dove è installato il Veem Gyro: non essendoci pinne che si muovono non servono attuatori in giro per lo scafo, che spesso finiscono vicino alle cabine con le ovvie conseguenze su chi le occupa.

Altro punto di forza è la semplicità dell’installazione che richiede solo l’alimentazione, 12 kW nel caso del modello testato e una presa d’acqua di raffreddamento. Una soluzione che rende questa tipologia di stabilizzatori facilmente applicabili anche in fase di refitting. Infine, sia per la manutenzione programmata, ogni cinquemila ore di utilizzo, sia per eventuali interventi straordinari non è mai necessario rimuovere lo stabilizzatore da bordo: bastano solo 40 centimetri di spazio libero sopra la scatola del Veem Gyro per eseguire qualsiasi intervento.

Infine arriviamo a spiegare perché è un accessorio lussuoso: il suo costo è sensibile e si aggira tra il cinque e il 10% dell’imbarcazione. Il prezzo per il cliente finale del Veem Gyro 120 è di 256.500 dollari (215mila euro), ma l’investimento è ripagato da uno straordinario miglioramento della qualità della vita di tutte le persone a bordo, equipaggio e ospiti compresi, e solo chi ha provato almeno una volta il mal di mare sa quanto avrebbe pagato per poterlo evitare.

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