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Sicurezza in mare: l’importanza delle dotazioni di bordo

Editoriale

19/10/2017 - 22:49

Il recente sinistro che ha visto la morte di un uomo per arresto cardiaco durante una battuta di pesca a Giulianova ripropone il tema della sicurezza a bordo delle imbarcazioni, soprattutto con riferimento al primo soccorso nelle patologie cardiache, che in più episodi hanno portato al decesso a bordo di personale imbarcato o di passeggeri. 

Ci si pone soprattutto il tema della attrezzatura da tenere a bordo e del suo utilizzo: basti pensare all’importanza del defibrillatore che in più settori è ormai stato imposto per legge (recentemente per tutte le società sportive dilettantistiche), a seguito della verifica della sua importanza nelle situazioni di soccorso.

In molte circostanze ed episodi di cronaca anche molto noti, infatti, (più noto il caso Morosini) si è evidenziato quanto il defibrillatore sia strumento che incrementa in modo decisivo le possibilità di sopravvivenza della persona.

Nel nostro ordinamento, da tempo, alcuni progetti di legge hanno tentato di porre l’accento sulla necessità di rendere obbligatoria la presenza a bordo dei defibrillatori, proprio in ragione della importanza riconosciuta ad un intervento tempestivo.

Abbiamo chiesto un commento al dottor Giovanni Staffilano, cardiologo e medico dello sport, che si occupa anche di applicazioni della telemedicina alla cardiologia.
“Se si riesce ad intervenire correttamente con il primo soccorso e il defibrillatore entro i primi 5 minuti – afferma Staffilano – possiamo ridare vita a chiunque subisca un arresto cardiaco: l’esempio più calzante è quello degli aeroporti nella maggior parte dei quali la mortalità per arresto cardiaco è del 75%. Invece nell’aeroporto di Chicago la mortalità scende al 7- 8% per la presenza di un defibrillatore ogni 300 m circa. La tempestività si esprime in primis nel primo soccorso e successivamente nell’allarme ai presidi di 118 ed emergenza sanitaria territoriale, deputati al trasporto in emergenza ospedaliera.

Per quel che riguarda la nautica da diporto, l’età media del diportista e le modificazioni indotte dal benessere (stress cronico, patologie cardio polmonari, sindrome ipocinetica, diabete) costituiscono un ulteriore fattore di rischio verso le cardiopatie ischemiche acute”.

“Ipotizzando azioni e dotazioni necessarie – conclude Staffilano – è necessario un controllo del territorio attraverso un incremento delle postazioni di defibrillazione: sulle navi e nei porti turistici, ma molte marine sono oggi già cardio protette. Ciò deve essere accompagnato dall’addestramento di personale che abbia una formazione specifica sul primo soccorso e sull’uso del defibrillatore. Non da ultime sono necessarie e auspicabili nuove strumentazioni che permettano non soltanto l’utilizzo del defibrillatore in modo sicuro affidabile e ripetibile (anche attraverso sistemi di audio video guida), ma anche di geo localizzare la sede dell’emergenza e di avvertire direttamente il 118, in modo da ottimizzare tutta la catena della sopravvivenza”.

Cristina Pozzi

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