PressMare Italia Stand S39

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Settembre, tempo di Saloni e di grandi novità

Editoriale

13/10/2017 - 18:45

L’importanza del Cannes Yachting Festival è ormai una realtà acquisita. E tale si è confermata l’edizione 2016, appena conclusa, nonostante l’aleggiare degli strascichi del terrorismo in Costa Azzurra, latenti, ma che sicuramente hanno determinato un tangibile calo nella presenza di visitatori del Salone. Anche se le misure di sicurezza antiterrorismo non sono state espletate in maniera troppo approfondita e invadente, nell’aria qualcosa d’inusuale è aleggiato. Nei tradizionali locali sul vecchio porto, normalmente affollatissimi nelle serate del periodo fieristico, è stato stranamente facile trovare posto a tavola, la Croisette era meno frequentata del solito, una camera d’albergo richiesta all’ultimo minuto non si negava a nessuno. Insomma, sia i turisti che frequentano normalmente Cannes sia quelli attratti dalla nautica, in questa occasione sono stati evidentemente prudenti e in parte latitanti. 

Fra gli stand abbiamo sentito i visitatori parlare inglese, russo, spagnolo e italiano, come al solito, ma quel senso di vera internazionalità che è stata una prerogativa in costante ascesa nelle ultime edizioni della rassegna francese, ci è sembrata alla fine venir meno, evidentemente sempre per i suddetti motivi. Non pochi ma buoni, però sicuramente meno, verrebbe da dire, forse anche per la vicinanza temporale e geografica del Nautico di Genova e del successivo Monaco Yacht Show, che hanno suggerito riflessione e alternativa agli eventuali potenziali acquirenti.

Ciò nonostante Cannes ha dimostrato che il mercato c’è e ne è una ulteriore riprova il Nautico di Genova, appena iniziato ma con alle spalle una stagione estiva che ha visto riaprirsi il mercato, lo testimoniano i broker, in termini di compravendita di imbarcazioni sia nuove che usate. Quanto detto non fa altro che confermare le previsioni di Assilea in Italia, che parlano di una crescita della nautica da diporto nel 2015 pari ad un +68% nei valori finanziati, e addirittura ad un +196% nel primo trimestre del 2016. Tutto ciò non ha nulla a che vedere con i valori pre-crisi del biennio 2006-2007 ma fa ben sperare per un ripresa decisa della nautica da diporto e di tutto il suo indotto. Infine c'è anche da considerare che l’andamento evidenziato a livello geografico non è uniforme, anzi assimilabile a una macchia di leopardo, con grandi differenze di trend, nel 2016 infatti sono andati meglio nord d’Italia e Sardegna, piuttosto che il sud.

La stagione 2016 ha poi confermato quanto l’andamento del mercato nautico come del resto quello dei beni di lusso, sia legato ormai in maniera indissolubile agli avvenimenti che si succedono nel mondo a livello economico/finanziario, politico, ma anche evidentemente di cronaca, se come tale si vogliono giudicare gli attentati e tutto ciò che la società civile sta subendo purtroppo di questi tempi con sinistra cadenza. Le informazioni, la velocità con la quale queste vengono diffuse e arrivano in maniera capillare sullo smartphone o sul tablet di ciascuno, la cassa di risonanza che certe notizie hanno, talvolta rimbalzate e pompate ad arte da alcuni media, fanno in modo che la reazione della clientela sia altrettanto repentina e condizionata. Parlavamo proprio a Cannes con il responsabile commerciale di un grande marchio della cantieristica italiana riguardo l’effetto Brexit. Dal momento in cui si è diffusa la notizia dell’esito del referendum inglese e per qualche settimana a seguire, tutto si è fermato, per qualche giorno è sembrato assistere all’inizio di un nuovo momento tragico per il settore nautico, simile al post default della Lehman Brothers. Poi, pian piano, l’effetto della notizia si è attutito, anche per il fatto che, contrariamente alle previsioni catastrofiche strombazzate dai grandi media, alla fine non è successo nulla, nessun contraccolpo, nessuna conseguenza tangibile o quasi. Anzi, una sicuramente si è avuta: il deprezzamento della sterlina sul mercato delle valute, circa il 15%. Un calo che, per quel che ci riguarda, ha subito reso i listini della cantieristica inglese particolarmente competitivi rispetto a quelli di tutti gli altri competitor, spingendo il made in England verso un momento particolarmente brillante.

Il comparto nautico di casa nostra, come accade purtroppo ormai da un anno e più, vive la spaccatura fra UCINA e Nautica Italiana. Cui prodest? Sinceramente non si capisce né, tantomeno, si riesce a intuire dove si andrà a parare, ma intanto si disperdono forze, tempo, denaro che, invece, con un’unità d’intenti, con un chiaro progetto da perseguire tutti insieme, potrebbe certo aiutare. Innanzi tutto, a sfruttare la contingente situazione di un mercato in ripresa e quel rilancio che quest’anno ha visto coinvolto, finalmente, anche il turismo nautico. Tutti gli operatori hanno confermato che tantissime barche sono tornate a navigare nei nostri mari, molte di italiani e molte di armatori stranieri. La Costa Smeralda, ad esempio, della quale ricordiamo le tristi immagini diffuse sui social nelle scorse stagioni, che evidenziavano le poche barche presenti nei marina e lungo le coste, ha visto le proprie acque pullulare di nuovo di scafi di ogni foggia e dimensione. Sono stati però soprattutto i superyacht a tornare, quelli che costano decine di milioni, quelli che con la loro presenza portano lavoro, tanto lavoro agli operatori italiani, e con ciò soldi, veri, tanti, sul territorio, euro che hanno impatto sull’economia reale con l’indotto che creano. Anche in questo caso, è evidente che la tranquillità dell’Italia rispetto alla condizione d’incertezza che si vive in altri paesi mediterranei, ha fatto scegliere di nuovo le nostre splendide coste a tanti armatori.

Dopo il “disastro Monti” e il suo scellerato accanimento verso la nautica, è stata questa la prima stagione che ha fatto registrare un vero ritorno alla nautica in Italia, diffuso. Un’opportunità arrivata anche grazie al ritorno alla normalità per ciò che riguarda i controlli eseguiti dalle forze di polizia a mare, finalmente più attente a far rispettare le regole della navigazione che a snidare potenziali evasori al timone. Innegabile un bravo a UCINA, che in questo senso ha perorato la causa, e un grazie al Governo, che ha recepito e dato direttive affinché i controlli sull’onestà degli italiani avvenissero in altri modi.

Insomma, le condizioni per riportare lavoro, ordini, fatturati, occupazione e quant’altro di positivo si possa immaginare dal rilancio della nautica e del turismo a essa correlato, ci sono tutte.

Basterebbe che si remasse nella stessa direzione per cogliere l’opportunità.

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