La promessa israeliana del windsurf, Noy Drihan

La promessa israeliana del windsurf, Noy Drihan

Gli atleti istraeliani tenuti fuori dai mondiali giovanili di vela in Malesia: la Federvela Mondiale (ISAF), non vede non sente non parla

Editoriale

13/10/2017 - 15:51

Durante la cerimonia inaugurale del Campionato del Mondo giovanile di vela le autorità malesi e il vicepresidente della Federvela Mondiale (l’ISAF, che da meno di un mese ha cambiato il nome in World Sailing) Chris Atkins hanno magnificato il successo organizzativo e di partecipazione alla manifestazione, che di fatto è l’anticamera dei futuri olimpionici.

A parte il “dettaglio” che la classe SL16, i catamarani, non hanno preso il via oggi, primo giorno di regate, perché le barche (fornite dagli organizzatori) sono arrivate in ritardo, il fatto che due atleti israeliani tra i più forti nella tavola a vela siano stati impediti a partecipare non è stato argomento nemmeno per dichiarazioni di circostanza. Sempre per la cronaca, dopo il primo giorno di regata, gli equipaggi italiani del 420 sono rispettivamente al 4° posto maschile e al 6° femminile. Più indietro nelle altre classi.

Quanto agli israeliani, a 24 ore dalla loro partenza per la Malesia, i due atleti e l’allenatore non avevano ancora ricevuto il visto e la Federvela israeliana ha dovuto annunciare il ritiro, prontamente accettato dai malesi, dalla competizione mondiale. In teoria avrebbero potuto partecipare ma senza alcun riferimento alla loro nazionalità, senza avere la bandiera nazionale sulla vela (come da regolamento) e senza poter emettere comunicati stampa che facessero riferimento alla loro presenza in acque malesi (oltre a non poter suonare l’inno nazionale in caso di vittoria). Condizioni evidentemente inaccettabili. Di più, il servizio di comunicazione di World Sailing (in mani inglesi) ha twittato: “ ISAF Youth Worlds ‏‪@youthworlds 28 dic Teams continue to cross the stage holding their country flags high! ‪#youthsailing” (I team stanno attraversando il palco tenendo alte le loro bandiere nazionali!) Un tweet che pare uno sberleffo… e che la dice lunga su quanto sia basso livello di consapevolezza e professionalità all’interno dell’ente che dovrebbe gestire la vela mondiale.

 

Ben consapevole invece delle proprie parole è stato il Ministro della Gioventù e dello Sport, Khairy Jamaluddin, il quale ha dichiarato ai giornalisti, a margine della cerimonia di apertura, che i rappresentanti di World Sailing giunti in Malesia non gli hanno menzionato il problema in quanto a conoscenza della policy in materia. Ha poi aggiunto di non poter impedire che World Sailing conduca un’inchiesta sull’accaduto, ribadendo che la posizione malese circa il coinvolgimento di Israele in qualsiasi manifestazione sportiva sul proprio territorio era ben nota.
 

https://www.malaysiakini.com/news/324785

http://www.bernama.com/bernama/v8/sp/newssports.php?id=1202426

A proposito dell’inchiesta federale, un ben argomentato articolo di Richard Gladwell, direttore del sito Sail-World.com, evidenzia tra l’altro come in genere questo tipo di inchieste siano solo una cortina fumogena che si risolve in un nulla di fatto.

 http://www.sail-world.com/Youth-Worlds---Organisers-in-hot-seat-after-Israel-sailors-excluded/141176

Riprendiamo la foto pubblicata all’interno dello stesso articolo dove si evidenzia come la presenza di Israele fosse stata prevista nella Entry list ufficiale sotto il simbolo World Sailing. Questo significa che la Federvela mondiale era perfettamente al corrente della questione, semplicemente non ha ritenuto di dare alcuna importanza al fatto. Molto meglio sbandierare il successo di partecipanti da altre nazioni e, soprattutto, non mettersi contro i numerosi stati di religione islamica, attualmente grandi sponsor (talvolta pentiti, come nel caso della Sailing World Cup di Abu Dhabi) della vela.  Cinico pragmatismo o incapacità di gestire situazioni ampiamente prevedibili? Continueremo a seguire la vicenda.

Anche in occasione dell’altro precedente di ottobre in Oman ci fu il balletto dei visti, ma il problema vero pare fosse la scorta armata che Israele prevede per i suoi atleti in trasferta (non è dato sapere se anche in questa occasione il problema fosse in realtà questo). Ai mondiali di windsurf partecipò come apolide solo un’atleta, grazie a un passaporto austriaco, gli altri rimasero a casa.
Allora il presidente ISAF (e della Federvela italiana) Carlo Croce dichiarò al Jerusalem Post: “Avete sbagliato i tempi. Prima avete comunicato che non avreste mandato gli atleti, quando avete cambiato idea era troppo tardi per la burocrazia che l’Oman richiede per emettere visti d’ingresso. Ho personalmente provato anche oggi a mediare, ma sono stato respinto. Dimentichiamoci di quanto è successo e pensiamo al futuro”.

La storia si è ripetuta e prevedibilmente continuerà a ripetersi se World Sailing non prenderà una netta posizione di condanna. Nei fatti potrebbe essere annullata la titolarità mondiale a questo evento e sanzionata la Federazione malese. Avranno il coraggio?

Giuliano Luzzatto

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