Motoryacht made in Italy

Motoryacht made in Italy

Lo yacht design made in Italy

Superyacht

13/10/2017 - 15:28

Per la nautica in generale ma soprattutto per quella italiana, un’innovazione tecnologica, tra gli anni ‘60 e ’70, porta un cambiamento epocale. L’introduzione di un nuovo materiale nel processo produttivo delle barche, la vetroresina, soppianta rapidamente il legno come elemento di base nella costruzione da diporto. A spingere i cantieri verso l’adozione della “plastica”, oltre alla maggiore efficienza, praticità, semplicità nel fare barche in serie con la produzione da stampo, c’è anche la possibilità di sperimentare e realizzare nuove forme fino allora impraticabili per diversi problemi legati alla lavorazione del legno, non ultimo i costi.

Nello stesso periodo, si assiste all’effetto di un’innovazione altrettanto dirompente nella storia della nautica, particolarmente nella costruzione di motoryacht: la diffusione del flying bridge ovvero di uno spazio aperto, un ponte esterno e sopraelevato, nato per essere funzionale al controllo e alla conduzione della barca. Questo nuovo concept, importato dagli scafi statunitensi dedicati alla pesca, favorisce l’evoluzione delle barche nelle forme e nelle dimensioni, andando a incrementarne significativamente lo spazio all’aperto e i volumi interni in maniera per i tempi rivoluzionaria.

La somma di queste due importanti novità rappresenta davvero una sorta di spartiacque nella nautica, soprattutto nell’Italia di quel periodo, che vive uno stato di grazia dell’economia nazionale purtroppo di breve durata. Il boom e il benessere di quegli anni da un lato spingono alla crescente passione per lo yachting, facendolo diventare un’attività del tempo libero molto diffusa, tanto che l’andare in barca diviene un fenomeno addirittura di massa, e dall’altro favorisce il proliferare di cantieri che costruiscono barche e di architetti e progettisti che ne propongono le forme.

Si sviluppa dunque in quegli anni, una nuova generazione di yacht designer di casa nostra, non solo capaci di cogliere l’eredità dei vari Baglietto, Picchiotti o Riva, famiglie e marchi storici nella costruzione di barche a motore, ma di lanciare il made in Italy di settore ai vertici della cantieristica nautica internazionale. Paolo Caliari, Aldo Cichero, Pierluigi Spadolini, ma anche il mago delle carene Renato “Sonny” Levi, tanto per citarne alcuni, hanno avuto il merito di dare inizio a quella che oggi possiamo considerare una vera e propria scuola di progettisti pieni di estro e di buon gusto, capaci di proporre soluzioni che fanno la differenza in termini di stile, di layout, di godibilità. Il Tiger di Picchiotti, il Baglietto 16,50, l’Italcraft X44 e poi gli Akhir dei Cantieri di Pisa ecc. propongono a quei tempi linee esterne totalmente nuove, diverse da ciò che si è abituati a vedere per mare, che riescono a fare tendenza.

E’ stata la capacità di questa scuola ad aver dato slancio con un design innovativo a una cantieristica già di per sé eccellente, anche perché gli architetti e gli studi italiani si sono dimostrati molto preparati tecnicamente e specializzati su un prodotto molto complesso qual è uno yacht. A testimoniarlo c’è la richiesta sempre crescente di designer italiani da parte di cantieri o armatori stranieri, a lavorare su barche importanti e importantissime, siano esse prodotti di gamma oppure one off, proprio perché il modo di disegnare italiano è foriero di successo, artistico, tecnico e specializzato.

A partire da oggi pubblichiamo i progetti di alcuni degli yacht designer italiani più accreditati, certamente non gli unici, che possono però dare un significativo esempio di quanto la nostra scuola sia divenuta importante. I progetti che vi presentiamo, spiegati direttamente dagli autori, danno il metro di ciò che lo stile italiano può proporre nell’ambito nautico, ancora una volta pronto a conquistare il mondo.

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