Can Can, una vela finlandese in Mediterraneo

Can Can, una vela finlandese in Mediterraneo

Can Can, una vela finlandese in Mediterraneo

Barca a vela

22/02/2019 - 19:52

Can Can è un’imbarcazione in legno di mogano lunga 12 metri, varata in Finlandia su progetto dello yacht designer svedese Arvid Laurin. Dopo oltre 50 anni di mare e svariati armatori ha scelto di continuare a navigare in Italia nella zona dell’alto Adriatico. Qui è stata sottoposta a una serie di lavori, eseguiti dal cantiere AA Custom di Monfalcone, che hanno garantito la sua navigabilità in previsione della cessione ad un nuovo appassionato armatore.  

Nell’anno del varo, avvenuto in Finlandia nel 1966, si è aggiudicata 9 su 10 regate alle quali ha partecipato. L’anno successivo ha fatto parte della squadra svedese-finlandese in occasione dell’Admiral’s Cup, ottenendo in Inghilterra eccellenti risultati grazie soprattutto al quarto posto conquistato in occasione della famosa regata del Fastnet. Di quell’equipaggio faceva parte anche il padre dell’attuale proprietario svedese, uno stimato yachtman. Oggi il 12 metri Can Can, sloop bermudiano in legno, dopo essere appartenuto a quattro diversi armatori (un finlandese, tre svedesi e un austriaco), naviga da qualche tempo nella zona dell’alto Adriatico tra Trieste e Monfalcone ed è alla ricerca di un nuovo armatore desideroso di possedere una robusta imbarcazione adatta alla crociera e in grado di ben figurare anche in occasione dei raduni di vele d’epoca del Mediterraneo (per info scrivere a [email protected]). Il progetto è dell’ingegnere svedese Arvid Laurin (1901-1998), noto yacht designer medaglia d’argento nella classe Star alle Olimpiadi del 1936 in Germania. Laurin, già progettista di scafi della classe 5.50 Metri S.I. e 6 Metri S.I. (Stazza Internazionale), vincitori di campionati internazionali e di podi olimpici, potrebbe essere definito ‘lo Sciarrelli del Baltico’. Tra i suoi disegni figurano barche per la crociera d’altura come il ketch Aprilia o il 16 metri del 1961 Anahita. Can Can ha regatato come II Classe RORC, cambiando spesso anche il nome, finchè nel 2012 l’attuale proprietario ha ritrovato la barca sulla quale navigava suo padre. Dopo averla acquistata l’ha sottoposta a una serie di lavori eseguiti dal cantiere “AA Custom” di Monfalcone, che ha continuato a garantire il perfetto stato di conservazione dell’imbarcazione, pronta a riprendere il mare in qualunque momento. 

Can Can appartiene a un importante periodo storico della vela. Sono infatti gli anni in cui l’americano Dick Carter progetta uno scafo a dislocamento leggero come Rabbit del 1965, col timone separato dalla chiglia che farà epoca permettendo a Rabbit di aggiudicarsi il Fastnet di quell’anno. Non è il caso di Can Can, che possiamo ancora considerare ‘figlia’ di un’epoca nella quale le chiglie cosiddette lunghe si raccordavano direttamente con la pala del timone. Can Can si presenta dunque come uno scafo solido e marino. La barca è costruita interamente in legno, con le tavole del fasciame in mogano dello spessore di circa 22 millimetri, accostate una sull’altra. Gli interni eleganti e molto abitabili, con elevata altezza d’uomo soprattutto sotto la tuga, mostrano i bagli a vista. Ampio il passouomo per il passaggio esterno a prua, così come liberi e percorribili senza ingombri sono i passavanti laterali. Il pozzetto è protetto da un robusto paramare prospiciente lo spazioso gavone poppiero per lo stivaggio di materiali, attrezzature, parabordi, ecc.

Nel 2012 Can Can, così rinominata col suo nome originale (all’epoca si chiamava Drabant), è entrata al cantiere nautico Alto Adriatico Custom di Monfalcone, spin off del Cantiere Alto Adriatico già autore di numerose costruzioni di scafi in legno e restauri di barche in legno, diretto dagli esperti costruttori navali Odilo Simonit e Paolo Skabar. Tra gli interventi eseguiti la riparazione dello specchio di poppa rivestito in mogano massello, il montaggio di una seconda pompa di sentina, la modifica dell’impianto di scarico acque, la sostituzione della batteria del motore, la riattivazione dell’autoclave dell’acqua dolce.

Tra i lavori eseguiti negli interni la realizzazione di una nuova paratia in bagno, l’impiallacciatura del tavolo di carteggio in mogano e la rifilatura dei portelli sotto scala. La barca, riportata a legno, è stata quindi riverniciata integralmente (scafo, tuga, pozzetto) con una vernice particolare a base oleosa che garantisce un bell’aspetto. Da quel momento ogni anno sono stati programmati ed eseguiti continui lavori e migliorie, tra cui la parziale rimozione della vecchia coperta, sostituita con una nuova in doppio strato di compensato di mogano Khaya verniciato di bianco con antisdrucciolo. Il pozzetto è stato riportato alla sua forma originale, con l’unica eccezione del trasto scotta randa, posizionato a prua della timoneria (rotaia Harken). Costruita e montata anche la cofanatura per la strumentazione inserita nella colonnina della timoneria, sostituiti i cavi del comando motore e gli strumenti di accensione, modificato lo sprayhood e realizzato un tavolino in compensato di mogano smontabile per il pozzetto.

Il vecchio albero in alluminio è stato infine sostituito con uno nuovo in carbonio, completo di boma, sartie e stralli costruito dall’azienda ungherese Pauger Carbon Composites, già conosciuta a livello mondiale per la produzione del famoso monotipo RC44 (Russell Coutts). L’albero di Can Can è stato realizzato 90 centimetri più alto e con un boma allungato di 80 centimetri, il che permette oggi di avere una randa più grande, utile soprattutto in condizioni di vento leggero.
 

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