Cantiere Nautico Feltrinelli e Frauscher: una partnership solidissima

Barca a motore

15/10/2017 - 22:24

Riprendiamo l’intervista pubblicata ieri - La Dolce Vita è tornata (e con i Frascher va veloce) - al titolare di Nautica Feltrinelli. Dopo aver parlato con Mauro Feltrinelli di strategie commerciali e di marketing riferite alla propria azienda, in questa seconda parte il discorso è andato sullo stretto legame che nel tempo si è creato con Frauscher. Il cantiere austriaco con la propria gamma di runabout, tender di lusso e motoscafi, è divenuto un vero e proprio punto di riferimento di questo specifico mercato sia per gli appassionati sia, a dire il vero, per gli altri brand con i quali il costruttore compete. Ecco dunque il seguito della nostra chiacchierata dove il focus si concentra sulla produzione Frauscher.

Se oggi il marchio Frauscher è molto conosciuto in Italia ma anche in Europa, lo si deve anche a Nautica Feltrinelli: avete sempre creduto nella loro produzione, l’avete supportata, fatta vedere su laghi e mari d’Italia, avete fornito un’assistenza di alto profilo che è sicuramente un valore aggiunto non trascurabile…

Possiamo dire senz’altro che l’abbiamo “sdoganato”. È vero che oggi i loro motoscafi si vendono molto in Spagna, ma certo è che senza di noi Frauscher sarebbe restato conosciuto in Austria e in Svizzera. Senza la nostra campagna dei 40 nodi, delle onde del lago di Garda, Frauscher non sarebbe stata riconosciuta come imbarcazione per il mare. Invece, oggi vediamo la 1414 Demon nel Mar Ligure, in Costa Azzurra, a Saint Tropez, a Ibiza.

Torniamo alla nuova barca. È arrivato l’open della 858 Fantom, la versione Air, e ha vinto subito il prestigioso premio al concorso di eleganza del Cannes Yachting Festival 2017… ottimo no?

Lo avevamo vinto anche due anni fa con la 1017 GT, non ce lo dimentichiamo. Quindi, quest’anno facciamo il bis con la Fantom Air. La carena è quella della Fantom, va benissimo, il progettista Harry Miesbauer ha fatto un lavoro eccezionale, che va contro tutti i canoni standard ed è la cosa bella di Frauscher. La fortuna o “sfacciataggine” di tentare strade completamente nuove, affidando lo stampaggio a una ditta che fa anche piscine, la progettazione delle carene a un ingegnere che fa aerei e barche a vela e il designer a uno che progetta moto. Ma grazie a questo Frauscher costruisce barche del tutto diverse a quelle costruite fino ad ora.

Ci dobbiamo aspettare presto nuovi modelli?

Quando siamo passati dalla 1017 alla Demon, l’anno scorso, abbiamo saltato un paio di step importanti: mancava appunto l’open da 27/28 piedi, la Fantom Air, manca un 12 metri che mi auguro arrivi l’anno prossimo e manca una chaise boat, un open nella gamma dei 44/46 piedi, una Demon Air praticamente. In Frauscher ormai si è consolidata questa tradizione di avere un modello chiuso e un modello aperto, che a me piace moltissimo perché accontenta di più le persone. I bow rider e i centre console sono sempre esistiti, ma con una carena tradizionale quando hai un’escursione di cabrata di 1,5 metri su una imbarcazione di 7 è logico che chi è seduto a prua faccia dei salti che sembra di essere a Gardaland! Grazie alle caratteristiche delle carene Frauscher, con una progressione in planata che non mette mai la prua in cielo, si sono potuti creare dei centre console con una prua davvero abitabile. Si naviga senza traumi alla schiena, la barca è molto stabile, sempre bella in acqua, molto bagnata in linea di galleggiamento, con un passo sicuramente migliore soprattutto nel mosso.

Come vede la nautica oggi?

Con un certo rammarico ho idea che dal 2008 non si tornerà più indietro. Ho l’impressione che venga a mancare quella grossa fetta della nautica che ha fatto la fortuna della nautica italiana, cioè quella della “barca per tutti”: per motivi di tempo, bene oggi rarissimo, e finanziari questo concetto non esiste più.

E la tecnologia in questo senso non può venire in aiuto?

Potrebbe, ma è bloccata dai materiali di costruzione. Ci sono importanti esperimenti sul PVC, sulle materie plastiche innovative riciclabili, ma finché si usa la vetroresina, ci sono dei limiti grossi perché ci sono degli stampi da utilizzare e quindi ci vuole una grande produzione, se si usa l’alluminio allora è molto costoso. Quindi la barca economica ha un po’ fatto il suo tempo.

Frauscher in questo contesto verso dove si muove?

Verso un mercato più di nicchia, più di élite. Seguire quel sogno della Dolce Vita degli anni ‘50/’60, quando il motoscafo piccolo era il sogno della maggior parte delle persone e l’obiettivo di pochi è un po’ la nuova frontiera da raggiungere e noi siamo sulla strada giusta. Frauscher sta esattamente ricostruendo quello che con maggior fortuna e in periodi diversi fece Carlo Riva… è un paragone che in Italia non puoi non fare. Non puoi parlare di nautica senza parlare di Carlo Riva, che ha avuto delle intuizioni incredibili e ha messo le persone più importanti al mondo su barche piccole, come i Riva. Poi è passato di moda e sembrava solo che la dimostrazione di potenza e di “virilità” fosse solo il megayacht, ma oggi con Frauscher stiamo riuscendo nuovamente ad affermare che anche una barca da 8/9 metri può essere un ottimo status symbol. Costruita come fosse un superyacht, con ottimi materiali, curata nel design, ricercata e ovviamente con investimenti importanti. Però è una grande soddisfazione vedere che chi se lo può permettere arriva all’acquisto di queste barche con l’animo sollevato e consapevole di aver realizzato un sogno.

Chiara Freni

PREVIOS POST
ATENA La Spezia: Workshop "Nave elettrica"
NEXT POST
Traversata atlantica in solitaria in barca a vela “Una Star in oceano” La Canottieri Lecco è con Dario Noseda