Il Dinghy 12' del Cantiere Bonaldo

Il Dinghy 12' del Cantiere Bonaldo

Cantiere Bonaldo: la passione per il Dinghy 12 piedi

Barca a vela

Da Bonaldo
13/10/2017 - 21:09

Dinghy 12 piedi – Bonaldo

 

Nel 1913 l’inglese George Cockshott partecipò e vinse il concorso indetto dall’ I.Y.R.U. per la progettazione di una deriva che unificasse i vari modelli di “tender” con i quali gli armatori dei grandi Yachts si sfidavano in appassionanti regate nei porti e nelle rade del Nord Europa.

Nell’Inghilterra di fine Ottocento queste imbarcazioni si assomigliavano tutte: fasciame sovrapposto (detto a clinker), due panche per vogare, poppa a specchio, bordo libero e albero con vela al terzo.

Cockshott non poteva certo immaginare quale successo avrebbe avuto la sua creatura! Economico, maneggevole, adatto al diporto nautico, il Dinghy 12’ non tardò a diffondersi.

Sotto vela, infatti, il Dinghy si rivelò imbarcazione molto tecnica e raffinata e, divenuto nel 1919 la prima “International Class”, fu scelto nel 1920 e nel 1928 alle Olimpiadi quale classe “en solitarie”.

Le prime imbarcazioni in legno furono costruite nel 1929 e nel 1931si tenne il primo Campionato Italiano; da quel momento e per oltre trent’ anni il Dinghy 12’ reciterà un ruolo determinante nello sport velico nazionale.

Negli anni sessanta questa splendida imbarcazione va un po’ in crisi soprattutto per il prezzo sempre più esoso a causa della sua costruzione in legno. Da qui l’idea della allora Associazione Italiana Classe Dinghy 12’ di permettere la costruzione di questo meraviglioso oggetto in vetroresina per abbatterne i costi di produzione.

Fu così che Danilo Bonaldo fece uscire la sua prima imbarcazione in vetroresina e legno dal suo cantiere di Chioggia-Venezia, incoraggiato dagli amici che frequentava presso il Circolo Nautico Chioggia.

Essendo lui un conoscitore della resinatura su stampo il passo fu breve e, preso un vecchio dinghy in legno ma di enorme pregio per le sue linee d’acqua, ne creò il calco e fatto lo stampo uscì con la sua prima creatura ITA 1599 che chiamò Mara in onore della sua primogenita. Era il 1977 e da quella volta ne uscirono  tante altre fino a pochi anni fa quando, per ragioni di età, chiuse la sua produzione con quasi 50 esemplari stampati e naviganti.

Il glorioso Dinghy 12 Bonaldo rinasce nel 2015 grazie all'iniziativa di un velista veneto guidato dalla passione, Enrico Zaffalon, imprenditore che è stato anche un dirigente sportivo (presidente della XII Zona per la FIV) e, soprattutto, “devoto” al Dinghy 12’.

“Al cuore non si comanda! Non c'è raziocinio o piano d’impresa che tengano, la passione vince sempre su tutto” ci dice Zaffalon mentre racconta la sua storia col Dinghy, quella di un amore che è diventato scommessa e realtà al tempo stesso.

“Il Nuovo Dinghy Bonaldo è curato nei minimi particolari sia nel suo aspetto, e quindi nelle rifiniture, che nella scelta dei materiali e attrezzature – racconta Zaffalon - le resine utilizzate sono poliestere isoftalmiche e i legni in massello di mogano, acero , rovere o abete, a scelta del cliente.

Sempre a scelta del cliente è la colorazione dello scafo che può vantare numerose possibilità su un’ampia cartella di colori pastello.

L’attrezzatura è delle migliori marche così come la vela e il cordame, comunque personalizzabili a seconda di preferenze o necessità del cliente.

Lo stampaggio e le finiture in vetroresina sono curati da un noto cantiere ravvenate – aggiunge Zaffalon - che ha esperienza pluriennale nella costruzione d’imbarcazioni sia a vela che a motore, mentre la lavorazione dei legni viene effettuata da un falegname artigiano, maestro d’ascia e amante del legno.”

Quello del Dinghy 12 Bonaldo è, insomma, un sogno divenuto realtà, un’icona dello yachting che la passione destinato a consolidarsi nel tempo.

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