Il Master 996 di Sergio Davì, specificamente modificato e allestito per l'Ocean Rib Experience, la rotta da Palermo a Recife, in Brasile

Il Master 996 di Sergio Davì, specificamente modificato e allestito per l'Ocean Rib Experience, la rotta da Palermo a Recife, in Brasile

Gommoni e RIB: inaffondabili, per l’avventura, fino all’Orgasmo

Didattica e tecnica

19/01/2019 - 11:17

Negli anni 80 (del secolo scorso sigh!) andavo a morosa (corteggiavo una ragazza) a Parigi, ma quando ero lì soffrivo di grande nostalgia per il mare e le barche. Così di tanto in tanto mi recavo al Musée national de la Marine dove, nella sezione moderna, ci si occupava anche di nautica. In particolare mi colpì un libro di quegli anni che si chiamava “les Bateaux de l’ Aventure” di Amiet. È un libro tecnico che ritrova, nelle forme e nell'equipaggiamento delle barche dei primi avventurieri per diporto, le ragioni dei loro successi e delle loro sconfitte. Ho tentato poi, come progettista, di rispettare lo spirito severo del libro cercando nelle barche a motore e a vela il loro spirito d'avventura.

Questo spirito si sposta da un tipo di barca ad un altro, ma tra le caratteristiche tecniche che lo sostengono vi è sempre la galleggiabilità. Ricordo a proposito i minitransat con il polistirolo che spargeva pallini dappertutto o gli Etap inaffondabili, per non parlare dei BostonWhaler.

In questo attributo, “inaffondabile”, che era anche del Titanic prima della tragica fine, risiede il successo del gommone o dell’odierno RIB, cioè la barca mezza in vetroresina e mezza in gomma gonfiabile. Associare in un mezzo nautico il fuoribordo, la carena a “V” e i tubolari gonfiabili ha fatto diventare il RIB l'imbarcazione di salvataggio per eccellenza. Non a caso ora le navi ne sono dotate per legge ed è diventato il simbolo di chi opera il salvataggio in mare.

D'altra parte i raid in gommone sono diventati le manifestazioni di motonautica più vicine al pubblico. Debbo dire che le imprese di questi “gommonauti” sono incredibili, la traversata atlantica da Capo Verde a Ferdinando di Noronha di Sergio Davì, o la bellissima impresa di Pietro Auci, da Palermo alla Bretagna, sono in grado di trascinare il pubblico perché pionieristiche, ma compiute da uomini e non da irraggiungibili eroi (come sono oggi tanti velisti di professione).

La velocità media del RIB in mare aperto durante la traversata atlantica è stata di circa dieci nodi - si tratta di uno scafo di nove di 9 metri - mentre il consumo attorno a un litro al miglio (da verificare). Per valutare questi dati ricordo che i concorsi di design, per una barca a motore pratica ed economica da famiglia, richiedono, a una velocità di dieci nodi, un consumo massimo di 7,5 litri/ora, soglia al di sopra della quale la barca negli USA è vista come meno popolare, il che mi fa pensare che un gommone da raid ”tutto sommato” ci si avvicini.

In conclusione, come al solito, auguro un lungo avvenire e diffusione all’avventura mentre sono un poco più critico rispetto all’edonismo travolgente che ha già attaccato anche un settore rude come quello del RIB. A tal proposito sottolineo l'ottimo Orgasmo 34’ - RIB di qualche stagione fa, uno dei capostipite del nuovo modo d'interpretare il battello pneumatico - che, cito, “è adatto a piacevoli gite di coppia, spinto da due motori da 425 HP ognuno alla ragguardevole velocità di 58 nodi”.

Michele Ansaloni

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